26 anni di carcere per Schettino? La sua città risponde: «E gli altri?»
28/01/2015 di Donato De Sena
Gli abitanti di Meta, il piccolo centro della penisola sorrentina dove vive Francesco Schettino, non hanno affatto voglia di parlare della condanna a 26 anni e 3 mesi di carcere richiesta per il comandante nel processo di Grosseto sul disastro della Costa Concordia. Molte persone fermate in strada o avvicinati ai tavolini di un bar dicono di non conoscere la vicenda in maniera adeguata, o semplicemente di voler restare in silenzio. Tanti altri si esprimono solo a videocamera spenta. Pochissimi accettano la registrazione. Ma è evidente un’opinione quasi unanime. Tutti coloro che rispondono forniscono grossomodo lo stesso giudizio sulla vicenda giudiziaria che vede come unico imputato il comandante. «Non è giusto che paghi solo lui per tutti», ripetono come un mantra i metesi. «Ha sbagliato. È giusto che paghi. Ma gli altri?», è il loro interrogativo frequente. I concittadini di Schettino, insomma, non giustificano il suo errore, né vogliono minimizzare sulle sue responsabilità. Ma si chiedono come mai né la compagnia né altri ufficiali siano stati coinvolti.
SCHETTINO, META SI CHIEDE: «E GLI ALTRI?» – «A Meta è un paese di marittimi, dove vivono diversi comandanti – ci dice un ragazzo che non vuole essere ripreso -, lo sanno tutti che gli inchini erano una consuetudine, li fanno anche da queste parti navi più piccole della Concordia, davanti alla Madonna del Lauro». Quindi, ancora interrogativi: «La Guardia Costiera che controlla tutto e subito richiama, non sapeva nulla?». Nessuna domanda invece sulla volontà di Schettino di voler rispettare le sentenze. «Basta conoscere la sua famiglia. Non scapparebbe mai per evitare il carcere», dice qualcuno poco distante da Piazza Casale. È nella piazzetta lungo Corso Italia, davanti ad un circolo ricreativo e ad un centroscommesse, infine, che arriva un giudizio molto netto: «Noi siamo pro-Schettino». Ora non resta che attendere il verdetto di inizio febbraio. Con una certezza: «È un uomo distrutto».
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SCHETTINO A PORTA A PORTA: «ASPETTO LA SENTENZA CON SERENITÀ» – Ieri sera Schettino è intervenuto telefonicamente nel corso della trasmissione di Raiuno Porta a Porta per ribadire la sua fiducia nel lavoro della magistratura e sottolineare di essersi sempre mostrato disponibile nei confronti dei giudici «A dicembre mi sono sottoposto a 40 ore di interrogatorio e l’ho fatto perché convinto della magistratura. Sono certo che verrà accertata la mia buona fede», ha detto il comandante. «Ho cercato di far capire in tutti i modi – ha continuato – la mia disponibilità, quattro giorni dopo l’incidente mi sono sottoposto ad un interrogatorio di garanzia. Sono fiducioso e aspetto con serenità la sentenza perché convinto dell’operato della magistratura». «Si tratta – ha aggiunto – di una vicenda complessa e per questo nella mia deposizione ho cercato di essere più dettagliato possibile, di rendere comprensibile ciò che è successo». Infine, alla domanda di Bruno Vespa «C’è qualcosa che non rifarebbe?» Schettino ha preferito non rispondere. «Dottor Vespa, la ringrazio, le ho dato la mia disponibilità perché la stimo, vedo il suo programma con interesse. Ma preferirei – ha detto il comandante – limitare il mio intervento a ciò che ci siamo detti».
(Foto di Vincenzo Livieri da archivio LaPresse)