La notizia di un accordo tra AdBlock e giganti quali Google, Microsoft e altri, provoca stupore, disorientamento e anche accuse decisamente pesanti.
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FILTRAMI QUESTO – A seconda dei punti di vista è una pratica che ha evocato accuse che vanno dalla corruzione all’estorsione. Il filtro è uno strumento messo a disposizione di alcuni utenti: chi lo utilizza se lo prende con tutte le correzioni dei suoi meccanismi interni decisi da chi l’ha sviluppato. Niente di penalmente rilevante invece, AdBlock è fornito gratuitamente e chi lo installa sottoscrive precisi termini di servizio, che ovviamente non escludono la pratica.
CHI PAGA E CHI NO – La società tedesca sostiene di aver creato già da anni una «Acceptable Ads whitelist», ossia un elenco di piccole società e siti che, producendo un volume di pubblicità molto limitato e poco invadente, non vengono assoggettati alla mannaia del filtro. Un’esenzione per loro gratuita, mentre i grandi operatori del web pagano per ottenere il «salvacondotto». E pensare che in Germania alcuni editori (la rete televisiva RTL e ProSieben-Sat.1) che si dicono danneggiati dai filtri hanno fatto causa a Eyeo e le chiedono i danni. Probabilmente sarebbe stato più economico e sicuro per loro pagare AdBlock.