Adriatica: la Tav del futuro

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Il Senato ha approvato una mozione bipartisan per la programmazione delle risorse Ue nel periodo 2014-2020. L'ammodernamento porterà l'aumento della velocità commerciale media a 180 chilometri orari

In un’Italia che si oppone fermamente allo sviluppo dell’Alta Velocità, esiste una parte del Belpaese che anela l’arrivo del Frecciarossa per rilanciare l’appeal turistico dell’area generando ricchezza. Parliamo della linea ferroviaria Adriatica, che nelle intenzioni del governo dovrebbe diventare anche lei ad alta velocità. Non ci sarà però un tratto ex novo ma un semplice ammodernamento che innalzerà la velocità media sul percorso da 120 a 180 chilometri orari, di poco inferiore a quella tra Milano Centrale e Bologna Centrale, di 195 km/h, il tutto al costo di un miliardo di euro.



IL SENATO HA DETTO SI – Le preghiere degli enti locali sono quindi state ascoltate. Primonumero ci spiega che il Senato ha approvato la mozione bipartisan per allungare l’alta velocità sulla tratta adriatica, da Ancona e Lecce. Il senatore Pd di Campobasso, Roberto Ruta ha spiegato che la lotta era tra la sponda est del Paese e quella ovest, la tirrenica. Con la decisione il governo s’impegna a programmare risorse per il raddoppio e l’ammodernamento dei binari. Il piano prevede la  presentazione in sede europea del prolungamento del corridoio baltico adriatico. Come ci spiega Ferpress la mozione è stata presentata dai gruppi Pd, Pdl e Gal e prevede, in prospettiva dell’approvazione della macroregione adriatico-ionica, l’ammodernamento della dorsale Milano – Lecce, in considerazione della programmazione delle risorse dell’Unione europea per il periodo 2014-2020 nel quadro delle grandi reti transeuropee.



PRESSIONE SULL’UNIONE EUROPEA – Cio’ significa che il governo si dovrà impegnare sia per prolungare il corridoio 1 verso Bari o Brindisi sia per organizzare il corridoio cinque, includendolo nella programmazione delle risorse per gli anni 2014-2020. Il Senato, con la sola opposizione di Lega Nord e MoVimento Cinque Stelle, contrario ad un progetto definito “faraonico” che colpisce le tasche dei cittadini, ha quindi deciso che s’investirà sull’Adriatico con l’obiettivo di realizzare collegamenti commerciali e merci con il Baltico fino ad arrivare all’area del Danubio. Il Senatore Pdl Luigi d’Ambrosio Lettieri, ripreso da Quotidiano Italiano, tra i firmatari della proposta, ha spiegato che si tratta di un atto importante e un segnale forte per il Sud”.



UNA SPINTA PER IL SUD – Continua Lettieri: “Come può il Sud entrare nel circuito virtuoso della competitività se non si dota di tutti gli strumenti necessari a consentire a questa area di diventare zona di attrazione per investimenti e per lo sviluppo? Si pensi al turismo in primis. Lo Stato ha il dovere di porre in essere tutte le condizioni e credo che questa sia un’opportunità. Il potenziamento della rete ferroviaria e l’adeguamento tecnologico sono elementi irrinunciabili per sostenere il processo di crescita e sviluppo”. A quanto pare quindi la politica si è mossa in maniera unanime per un progetto che dovrebbe incentivare il commercio ed il turismo in un’area al momento “dimenticata” del Paese.

LE OPINIONI DI NTV E TRENITALIA – Prima di vedere nel dettaglio cosa sia necessario fare ed aver scoperto come la politica sia felice alla sola idea di veder sfrecciare un Frecciarossa al fianco della Strada Statale 16, cerchiamo di capire insieme che cos’è la ferrovia dorsale Adriatica e quali sono i suoi punti di criticità. La linea va da Ancona a Lecce per una lunghezza complessiva di 591 chilometri e rappresenta la continuazione della Bologna – Ancona. Come spiega il Corriere del Mezzogiorno, nel corso di un convegno svoltosi a Bari il 24 maggio 2013, la linea è al momento molto particolare. La velocità massima è di 200 chilometri orari ma al momento il percorso Alta velocità non è ipotizzabile, contrariamente a quanto si puo’ sostenere per l’Alta Capacità.

IL COLLO DI BOTTIGLIA TRA TERMOLI E LESINA – Il convegno, organizzato dalla Gazzetta del Mezzogiorno sul futuro dei trasporti adriatici, con ospiti Giuseppe Sciarrone e Mauro Moretti, amministratori delegati rispettivamente di Nuovo Trasporto Viaggiatori e Trenitalia, ha dimostrato come in realtà manchino i numeri per giustificare un servizio di due concorrenti. Non solo. Secondo i convenuti sarebbe necessario spendere un miliardo di euro per sistemare la linea risolvendo la “grana” Termoli – Lesina, l’unico tratto ferroviario a binario singolo tra Londra e Brindisi. Per Sciarrone l’Adriatica ha delle potenzialità, a dimostrarlo il suo impegno quando era alle Fs: “14 anni fa misi gli Etr su questa linea. Adesso, con Ntv, abbiamo deciso di arrivare fino ad Ancona con i treni di nuova generazione”.

UNA GARA PUBBLICA – Ma perché solo fino ad Ancona? Perché la disponibilità e le potenzialità dei convogli Alstom – Agv posseduti da Ntv consentono di arrivare solo ad Ancona, perché fino a Bari mancano i numeri che puo’ garantire l’Av tra Milano e Roma. Come operatore Ntv non chiude la porta ad alcuna ipotesi ma gli studi di fattibilità devono essere compiute dalle Regioni che dovrebbero dimostrare che sull’Adriatica vi sia un volume passeggeri simile alla direttrice tra Napoli e Milano, con una forbice di 25-30 milioni di “clienti” l’anno. Quindi la concorrenza non sarebbe proponibile. Per questo motivo Ntv si dichiara disponibile a partecipare ad una gara pubblica per capire chi potrà garantire il servizio sull’Adriatica.

UN MILIARDO PER I LAVORI – Ad una condizione, però, continua Sciarrone: “nel frattempo portiamo a standard europei la linea Adriatica che, si badi, per alcune tratte è inserita nel core network europeo: da Rimini a Ravenna, da Bologna ad Ancona, da Foggia a Bari”. Torniamo quindi al miliardo di euro necessario per mandare i treni a 200 all’ora su tutta la linea. Mauro Moretti ha aggiunto che lo scorso anno ha voluto visitare personalmente la linea a binario unico confermando che nei 30 metri che la separano dalla statale 16 ci sono spazi e immondizia. “Allora dico agli ambientalisti -ha continuato l’Ad di Ferrovie dello Stato- ai quali ricordo anche che laddove c’è la ferrovia vicino al mare non sono arrivate le case fino in spiaggia: facciamolo lì questo secondo binario, in sede”.

LA POLITICA LOCALE LI VUOLE – Moretti ha poi ricordato che gli Etr 500 -chiamati oggi “Frecciarossa”- non sono remunerativi su una linea dove la velocità massima va ben al di sotto delle capaictà dei mezzi “Il Frecciarossa conviene per tragitti entro le 4 ore: se lo mettessimo da Bari a Milano si passerebbe da poco più di 7 ore a poco più di 6, non conviene. E se non rende, non lo faccio. Neanche uno. Amen. I politici dell’area vogliono una linea nuova perché ritengono che questa possa migliorare i territori in cui essa è inserita, come ha spiegato il governatore dell’Abruzzo Giovanni Chiodi. Altri invece ricordano le faide locali come il molisano Paolo di Laura Frattura che ricorda come il sindaco di Campomarino -secondo lui a ragione- si opponga al viadotto a ridosso della litoranea perché la ritiene un’opera “impattante”.

I NO DEL 2011 – Nichi Vendola ha cercato di vedere il bicchiere mezzo pieno: “L’urgenza immediata è passare a una velocità di 200 chilometri e un miliardo per l’Alta capacità adriatica è una cosa fattibile, anche per i tempi di realizzazione non trentennale. Ma oggi, a questo tavolo, manca il governo”. Ora il governo ha detto si. Ed a quanto pare qualcosa dev’essere cambiato davvero perché, come ci ricorda sempre il Corriere del Mezzogiorno, nel 2011 Moretti chiuse la porta a qualsiasi investimento. Per lui sarebbero stato necessari sei anni per realizzare la parte extragallerie mentre il tunnel dell’appennino avrebbe richiesto altri 10 anni. Probabilmente c’era un altro clima politico, visto che nella presentazione del piano industriale di Ferrovie, avvenuto a Roma, il ministro Matteoli parlo’ di “priorità al nord”. che a sua volta rispose alle accuse sostenendo che a risposta ad alcune domande, disse che gli interventi prioritari riguardavano il Terzo Valico, l’Av Torino – Lione e la Milano Venezia. Tre interventi al nord.

UNA NUOVA LINEA TAV COSTEREBBE 50 MILIARDI – E per il Sud? C’è la Napoli – Bari. Per il raddoppiamento del tratto Termoli-Lesina, invece, c’erano la progettazione ed i soldi ma mancano -si disse all’epoca- le autorizzazioni locali e del ministero dell’Ambiente. Ma se ci sono le autorizzazioni perché Moretti ha parlato del raddoppio in sede su un terreno pieno d’immondizia? In attesa di risposte, è evidente che il problema vero è rappresentato dai 30 chilometri che dividono le due località al confine tra Molise e Puglia. Ma al di là di questo, secondo Nichi Vendola, si puo’ arrivare ad un ammodernamento che porti la velocità di esercizio anche a 250 chilometri orari. Di fatto però non si potrebbe parlare di Tav vera e propria, il cui costo per la dorsale adriatica potrebbe andare dai 30 ai 50 miliardi di euro.

UNA LINEA CHE SERVE – La “velocizzazione”, così è stata definita da Marsica Live, avrebbe però l’effetto di migliorare la distribuzione delle merci e di velocizzare, e non poco, i collegamenti tra l’Abruzzo e Milano, con Pescara lontana solo quattro ore di treno. Però per rendere possibile il prodigio, ovvero la “velocizzazione” della linea serve un miliardo di euro. E qui rientra in gioco la mozione approvata al Senato. Vivere Senigallia ha ripreso le parole del senatore Pd Silvana Amati che ha sottolineato come: “in un momento di grande difficoltà della nostra economia come quello che stiamo vivendo, cogliere in modo produttivo le opportunità fornite dall’Europa per l’efficienza delle infrastrutture darebbe nuova forza e nuova competitività ai nostri territori e al Paese, mettendoli in condizione di sfruttare pienamente la propria posizione per i commerci verso il Mediterraneo”.

UN MILIONE A CHILOMETRO – In sostanza ci si prepara per passare alla cassa con un progetto che permette un sensibile miglioramento nei tempi di percorrenza e nei collegamenti tra regioni adriatiche e Nord. I lavori sono però tanti. Quindici Molfetta ci ricorda che la velocità massima che si raggiunge nella tratta, comprendendo la ferrovia Bologna – Ancona, è di 180 chilometri orari tra Bologna e Rimini e Foggia e Barletta. Nel 2010 l’ex direttore generale di Rfi Pasquale Borelli aveva detto che l’innalzamento della velocità media da 120 a 180 chilometri orari sulla linea sarebbe costato un milione a chilometro. Questo significa che nel 2010 si stimava una spesa di 500 milioni per arrivare ad un picco massimo di 220 chilometri orari.

IL SUCCESSO DEI FRECCIAROSSA AD ANCONA – L’Adriatica -ha continuato Borelli- avrebbe avuto bisogno di interventi migliorativi come “segnali adeguati per quella velocità, correzioni di alcune curve, eliminazione di rallentamenti dovuti a problemi attualmente esistenti sulla sede ferroviaria. In sostanza se il progetto venisse presentato in questi termini, in pochi anni potremmo avere un operatore unico sulla rete con contratto di servizio (niente mercato, quindi) che collegherebbe l’Adriatico con Bologna e Milano. Al momento gli operatori puntano sull’Adriatica con Trenitalia che ha previsto un Frecciarossa impegnato a collegare Ancona con Milano in 3 ore e 10, portando con sé le polemiche per l’abolizione delle fermate rivierasche previste a due giorni dall’inizio del servizio, sostituite da una fermata unica a Forlì ma facendosi forza della totalità dei posti venduti anche giorni prima dei viaggi.

QUANDO LA POLITICA FUNZIONA – Nuovo Trasporto Viaggiatori invece è in attesa di risolvere i suoi problemi con le banchine a Rimini ma continuerà a servire Ancona. Il problema riguarda il sud. La volontà c’è. I soldi sembra pure. Grazie alla politica sarà quindi possibile garantire un servizio anelato da anni e richiesto anche su Facebook da gruppi che vogliono l’Alta Velocità e l’Alta Capacità anche nelle Marche, in Abruzzo, in Molise ed in Puglia, nella speranza di limitare l’isolamento di alcune aree del Paese. E dire che due anni fa sembrava si stesse parlando di un viaggio su Marte. Segno che quando la politica si muove per cercare una soluzione, questa arriva da sola. Chissà, magari parliamo di un laboratorio di decisioni condivise per il bene del Paese. (Photocredit Lapresse / Wikipedia)