Le BR aiutate dal Nicaragua, i cable di Wikileaks di cui nessuno parla in Italia

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Dai cablogrammi emerge una vera e propria connection tra Ortega e diversi terroristi rossi in fuga dal nostro paese



Riguardo al nostro Paese, finora, dai cablogrammi “trafugati” da Wikileaks si è fatto un gran parlare per vicende spesso già conosciute, riguardanti per lo più segnalazioni sui molti vizi e le poche virtù del premier Silvio Berlusconi. Questo perché si è acceso tutta l’attenzione sui “cables” provenienti dall’Ambasciata americana a Roma che, per lo più, descrivevano lo scenario del nostro mondo politico ed i tanti retroscena che spesso affondano nel gossip. Tuttavia, poco si è parlato di altri importanti  files inviati dall’estero da funzionari americani al Dipartimento di Stato, dove pure intricate vicende riguardanti casa nostra sono state osservate e soprattutto segnalate con molta attenzione.

A LEAK FROM MANAGUA – Una di questa, che per la verità finora è stata poco o niente ripresa dalla nostra stampa, è quella riguardante i cables che provengono da Managua, la capitale dello Stato centroamericano del Nicaragua, paese da sempre al centro degli interessi e soprattutto delle preoccupazioni della geopolitica degli Stati Uniti, a via delle suoi risvolti politici interni. Da questi cables emerge, un relitto storico-politico che a che fare con il nostro paese e con il nostro passato,  quello degli “anni di piombo”, che molti hanno – magari volutamente – dimenticato. Ci riferiamo alla connection internazionale che ha permesso la fuga di molti terroristi “rossi”, in massima parte provenienti proprio dalla Brigate Rosse, nel paese centroamericano appena dopo l’avvento della  rivoluzione Sandinista. A fornire man forte e copertura, sarebbe stato – secondo le segnalazioni dei funzionari americani – lo stesso presidente Daniel Ortega il quale, peraltro, in passato aveva già ammesso di aver protetto “compagni” in fuga, offrendogli la cittadinanza del suo paese e la sua copertura politica. Una sorta d’immunità per questi terroristi, nessuno dei quali si è mai pentito della lotta armata, e che è continuata anche dopo il cambio di regime nel paese. Oggi, Ortega è tornato al “suo” posto di presidente dello Stato. Dopo esserlo già stato dal 10 gennaio 1985 al 25 aprile 1990, durante il governo sandinista. È rientrato in carica il 10 gennaio 2007.



GLI IRRIDUCIBILI IN FUGA – Sarebbero una decina, tutti cosiddetti “irriducibili“, i compagni rivoluzionari che in fuga dal nostro paese avrebbero poi trovato riparo nel Centro America. All’epoca, il regime sandinista accettò di buon grado di offrirgli l’asilo per “meriti ideologici” e gli consegnò un passaporto pienamente legale. Il Nigaragua, ancora oggi, è un paese senza trattato di estradizione con l’ Italia, la cui Costituzione peraltro, vieta di consegnare i propri cittadini ad autorità straniere. Da quelle parti, è certo, hanno soggiornato personaggi come  l’ex Br Alessio Casimirri condannato all’ ergastolo per aver partecipato al rapimento e all’ uccisione di Aldo Moro nel 1978.  così come Guglielmo Guglielmi Tommasi, naturalizzato cittadino nicaraguense nel 1989. Ha fatto il medico con tanto di studio a pochi metri dall’ambasciata italiana, alla quale naturalmente “non risultava” la sua presenza. In Italia si faceva chiamare Comancho e guidava le Unita’ combattenti comuniste (Ucc). Così come Almachiara D’Angelo Pasqua, che però preferiva farsi chiamare col più comune Margherita Colombi, diventata anch’essa cittadina nicaraguense e poi dipendente di un ente di cooperazione umanitaria. Così come Manlio Grillo, condannato a 18 anni di carcere per il rogo di Primavalle, nel quale rimasero uccisi tra le fiamme due bambini. Eppure, una volta sbarcati in Nicaragua, tutti sono diventati irreprensibili ccittadini modello.



I CABLES DEL NICARAGUA – I documenti sono davvero scottanti sul paese e, in particolare, sul conto del presidente  Daniel Ortega. Contengono o quasi, tutta la storia della sua ascesa al potere, i suoi presunti affari torbidi e persino il suo presunto coinvolgimento in assassini di matrice politica. In uno dei cablogrammi si legge per esempio che:

Nell’ottobre 1990, le guardie di sicurezza che lavorano per Humberto Ortega, fratello di Daniel, ed l’ex comandante dell’esercito del FSLN, hanno fatto uso di armi automatiche per uccidere Jean-Paul Genie (16 anni). Il FSLN ha usato il suo controllo del potere giudiziario e della polizia per coprire il delitto, e nessuno è stato mai ritenuto responsabile per l’omicidio di Genie”. Fonti: “i resoconti dei media del 1990 e testimonianze personali di Raymond Genie (il padre di Jean Paul)  e documenti legali depositati da parte della famiglia. Inoltre, “In Nicaragua,  la Commissione interamericana sui Diritti Umani (CIDH) ha denunciato torture, uccisioni, e omicidi di massa”. E ancora. “Daniel e Humberto Ortega hanno ordinato tramite il FSLN  l’arresto e la  tortura di migliaia di persone in prigioni e campi di prigionia in tutto il Nicaragua. Il più grande campo di tortura per i prigionieri politici era in quello che oggi è la zona di libero scambio nei pressi di Managua […] In Nicaragua è avvenuto il sistematico internamento di migliaia di persone in campi di concentramento tra 1981 e il 1982“.

LA GUERRA FREDDA AD UN PASSO DAI CARAIBI – Uno scenario che ben descrive quanto sangue sia corso proprio a cavallo di quegli anni, appena prima dell’arrivo dei “rifugiati” provenienti dall’Italia, che hanno ricevuto l’aiuto ed il sostegno del governo di Managua. Del resto contro Ortega e compagni c’erano i famigerati e sanguinari Contras, questi finanziati dagli Usa ed addestrati dalla Cia. Il mondo era diviso ancora in blocchi, alla Casa Bianca c’era ancora Ronald Reagan, ed i sandinisti dicevano esplicitamente di ispirarsi alla Cuba di Fidel Castro. Meccaniche imperialiste e rivoluzionarie che si intrecciavano e che hanno lasciato sul terreno migliaia di morti, spesso innocenti.

BR CONNECTION – Scorrendo i lunghi file con le segnalazioni fatte dai funzionari americani, si ha chiara la percezione di quanto sia stata terribile la vita in quegli anni in Nicaragua, e quanto parte di quel mito, giunto persino nel nostro paese, sia macchiato del sangue  innocente di tanta gente. Tra l’altro nei cables si legge anche dell’accordo trovato col celebre capo trafficante di droga colombiano, Pablo Escobar del cartello di Medellin, che sarebbe stato ospitato dallo stesso Ortega. Non vogliamo dilungarci in giudizi politici di sorta, ma è evidente che tra mito e realtà la differenza è sensibile ed è tutta a discapito del primo. Veniamo alle parti che più direttamente ci interessano. Al capitolo 18 del cablogramma si legge:

Daniel Ortega ha avuto stretti rapporti con numerosi gruppi terroristici internazionali per decenni. Durante il 1980, invitò i terroristi internazionali provenienti da Italia, Libano, Libia, i territori palestinesi, e la Spagna a venire in Nicaragua per trovare rifugio sicuro e la base per progettare  future operazioni terroristiche. Molte di queste persone sono diventate cittadini nicaraguensi. Dal momento che ha perso il potere nel 1990, Ortega ha continuato a mantenere i suoi legami terroristici, ed ha pubblicamente ammesso che riceveva soldi dal governo della Libia e altre fonti dubbie per la sua successiva campagna presidenziale“.

E ancora. al punto 21:

Ortega ha ammesso pubblicamente molti suoi legami con il terrorismo, compreso il fatto che egli ha ricevuto denaro per la sua elezione da parte del governo della Libia. Dal 1980 molti terroristi vivono ancora in Nicaragua e hanno acquisito cittadinanza nicaraguense (di cui almeno uno membro di primo piano dell’Associazione Italiana delle BRIGATE ROSSE), Ortega ha fornito copertura a molti di questi individui in Nicaragua a cominciare da quell’anno“.

MA C’E’ ANCORA ALTRO – Dal Nicaragua dei sandinisti sono passati in tanti: da Barbara Balzerani a Cesare Battisti, ex esponente del gruppo Proletari armati per il comunismo e coinvolto nell’ omicidio dell’ orefice milanese Torregiani insieme a Guglielmo Guglielmi. Da Tommaso Gino Liverani, che faceva parte della colonna marchigiana delle Brigate rosse ma che morì guarda caso proprio a Managua nel 1985, fino a Fabrizio Panzieri, ex brigatista con un passato da “guerrigliero” in Angola. Al caldo del paese centramericano è venuta svernare pure Daniela Dolce, anch’essa con un passato nelle UCC. Cittadino del Nicaragua è diventato pure Enrico Maria Castaldo, ex dirigente di Lotta armata per il comunismo, uno che la “Lotta” la conduceva a colpi di rapine. Secondo la Gaceta Oficial del Nicaragua hanno ricevuto la cittadinanza nicaraguense anche Maurizio Amaturgo, Leonelli Petazzoni, Ernesto Maidotti (alias Radames Alberton), Lorenzo Romeo Barbera, Salvatore Napoli e Giovanni Luchessi. Tutti “compagni” col mito del Sol dell’Avennire, che però poi si sono adeguati a quello più tangibile di Managua e dintorni. Infine, c’è persino il caso “diplomatico”: quello di Marinella Strola, un’ italiana che ha sposato in Nicaragua un vecchio esponente del governo. Terroristi secondo l’Italia, “militanti degni d’encomio” per il regime sandinista e, come nel caso di Casimirri, per un’associazione dei diritti umani un “perseguitato politico”. Una vicenda che in tanti in Italia hanno trascurato o, più o meno, esplicitamente voluto dimenticare. Ma che questi cables di Wikileaks riportano nuovamente alla luce.

– Si ringrazia per la segnalazione Red Stripe

– Fonti: Archivio storico del Corriere della Sera.