Quanto gliene frega al Parlamento della Siria?

28/08/2013 di Donato De Sena

Gli Stati Uniti sono pronti a pubblicare prove dall’uso di armi chimiche da parte del regime di Bashar al Assad. L’Italia fa sapere di non essere intenzionata a partecipare ad alcun intervento militare, anche se autorizzato da risoluzione delle Nazioni Unite. L’Onu stima che dal 2011 ad oggi lo scontro tra forze governative e ribelli ha causato oltre 80mila vittime e un milione e 600mila rifugiati.

 

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LA SIRIA? QUESTIONE PER MINISTRI – La guerra civile in Siria tiene con il fiato sospeso l’intera comunità internazionale, in attesa della formalizzazione di una strategia comune per (almeno) provare a porre fine al conflitto armato. Eppure nel nostro Paese, il Parlamento non si è mostrato estremamente allarmato dalle tensioni e dai drammi mediorientali. Eccezion fatta per il governo e i ministeri, su cui grava la grande responsabilità di indirizzare la politica estera, da inizio legislatura ad oggi deputati e senatori italiani non si sono sforzati troppo nella produzione di atti parlamentari relativi a quanto accadeva a meno di 3mila km da casa. Sono i segnali di una maggiore attitudine e capacità dei partiti a parlare di Imu, Iva, riforma fiscale e altre più e meno rilevanti questioni rispetto a ciò che invece, molto o poco grave, avviene nelle altri parti del pianeta. E’ il motore di ricerca della banca dati online della Camera a fornire le statistiche, numeri che lasciano poco adito a dubbi sull’interesse degli eletti alle svariate vicende che il Palazzo si trova di volta in volta ad affrontare. Sono oltre 6mila le mozioni, interpellanze, interrogazioni, risoluzioni e ordini del giorno che i rappresentanti del popolo italiano hanno firmato e depositato negli uffici di Montecitorio e Palazzo Madama da inizio legislatura (15 marzo) ad oggi, ma solamente 7 i documenti che rispondono alle parole Siria e Assad. Cosa chiedono o hanno chiesto, dunque, i parlamentari italiani sulla Siria e sulla violenza perpretata dal regime sanguinario di Bashar al Assad?

I DEPUTATI CHE SCRIVONO ALLA BONINO – L’interesse qualche deputato o senatore verso la guerra di Damasco si è intensificato alla vigilia della conferenza internazionale di pace sulla crisi siriana, denominata Ginevra 2, in un primo momento programmata a fine giugno, poi rinviata e, ad oggi, non ancora aperta. Ad inizio giugno in commissione Affari Esteri, attraverso un’interrogazione indirizzata al ministro Emma Bonino, gli onorevoli di Sel Arturo Scotto e Claudio Fava hanno chiesto chiarimenti sulle iniziative che l’esecutivo avrebbe assunto “per far fronte alla drammatica situazione umanitaria”. Mentre il deputato di Scelta Civica Mario Marazziti sottolineava la necessità di “escludere perentoriamente la possibilità di invio di armamenti ai ribelli siriani da parte italiana”. Prima di loro l’onorevole leghista Gianluca Pini aveva presentato una risoluzione per impegnare il governo a “favorire, in ogni possibile sede competente ed altresì anche nell’ambito della futura conferenza internazionale”, “l’avvio di un negoziato che conduca in Siria un’autentica riconciliazione nazionale”.

IL M5S: “NO ALLE ARMI DALL’EUROPA” – Negli stessi giorni, intanto, i grillini si facevano vivi con mozioni alla Camera e al Senato. Precisamente undici senatori del Movimento 5 Stelle ad inizio giugno hanno presentato un documento (prima firmataria Maria Mussini) per impegnare il governo “a non sostenere e ad ostacolare proposte volte alla riapertura della fornitura di armi e materiale bellico alla Siria” ed impedire poi “il transito di armi e materiale bellico verso la Siria in porti, aeroporti, stazioni ferroviarie, acque territoriali e spazio aereo italiano, da qualsiasi parte dell’Europa provengano”. Si tratta della stessa linea politica tracciata alla Camera, dove una mozione depositata a fine giugno da 70 deputati del partito di Beppe Grillo, oltre a prendere le distanze da ogni sorta di intervento armato, ha chiesto ancora al governo di “promuovere un’operazione di mediazione sovranazionale” con l’obiettivo di impedire ai paesi europei di fornire di armi il paese in guerra (dopo lo stop all’embargo, approvato in sede europea per aiutare i ribelli a difendersi). Precisamente il Movimento 5 Stelle ha chiesto all’esecutivo di “proporre di rivedere la decisione presa in sede europea di lasciare libertà ai singoli Paesi membri sull’embargo di armi in territorio siriano, affinché la diffusione di queste ultime sia, se non proprio ridotta, almeno non incentivata da parte dei paesi dell’Unione”.

IL GOVERNO RISPONDE – E’ toccato al sottosegretario Francesco Giro, ex deputato di Forza Italia e Pdl, esporre il parere del governo rispondendo in commissione alle interrogazioni di Scotto e Marazziti. Giro ha ribadito quanto già espresso dal ministro Bonino nella sua audizione programmatica. “L’unica soluzione reale e sostenibile” – ha spiegato il sottosegretario in commissione – è “di carattere politico”. E ancora: “Il governo mantiene un dialogo costante con i nostri partner del Gruppo Amici della Siria, con i Paesi confinanti con la Siria minacciati in maniera crescente dagli effetti destabilizzanti del conflitto, e con la Russia”. Inoltre: “Siamo consapevoli delle difficoltà del terreno”. Poi: “Occorrerà mantenere alta la pressione su Assad, affinché accetti l’idea che il negoziato dovrà condurre ad una vera transizione politica nel Paese”. Infine: “L’Italia rimane fortemente impegnata anche sul fronte umanitario. Il nostro Paese è intervenuto fornendo immediato sostegno in Siria e nei Paesi confinanti (Giordania, Libano e Turchia)”. Tante soluzioni finora inefficaci o inapplicabili.

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