All’asilo nido lavora una ragazza down, una mamma ritira la figlia

Ritirare la figlia dall’asilo nido perché nella struttura lavora una ragazza down. È l’assurda decisione assunta da una donna di Ferrara raccontata dal quotidiano La Nuova Ferrara, e ripresa oggi dalla Stampa. Nell’asilo nido, in cui la piccola di dieci mesi stava facendo inserimento, la ragazza disabile non ha compiti educativi, ma presta servizio come ausiliaria, si occupa ad esempio della pulizia dei locali e assiste le tre educatrici quando bisogna cambiare i bambini. A nulla sembrano essere servite le spiegazioni fornite alla mamma dai responsabili della scuola. Racconta Franco Giubilei sulla Stampa:

Quella ragazza» ha 37 anni, è la sorella della direttrice, e da sei è assunta come ausiliaria dall’asilo dopo aver lavorato per otto anni in una scuola materna paritaria della stessa città, dove aveva fatto la bidella. Quattordici anni in cui nessuno ha mai segnalato problemi di sorta e in cui la giovane, avviata al lavoro e poi seguita dalla fondazione Cepim di Genova, che si occupa di assistenza e inserimento di persone con sindrome di Down, è sempre risultata idonea alle funzioni richieste dal suo contratto. Nella madre della bambina invece il semplice fatto che l’ausiliaria avesse quella malattia l’ha spinta a riportarsi la figlia a casa.

L’esperienza della bambina all’asilo è durata poche ore:

Tutto è cominciato lunedì, quando è iniziato il periodo di inserimento della piccola: la mamma ha trascorso un’ora e mezza con lei all’asilo, a contatto con le educatrici, per aiutarla a prendere confidenza col nuovo ambiente, poi è tornata martedì, per due ore. Mercoledì mattina, invece di ripresentarsi, ha telefonato alla responsabile: «Mi ha chiesto con tono piuttosto alterato perché non le avevo comunicato che nel nido lavorava “quella ragazza lì”, cosa di cui invece era al corrente», racconta la signora C., che precisa i compiti dell’assistente: pulizia dei locali e assistenza alle educatrici quando si tratta di cambiare i piccoli ospiti, di età da zero a tre anni.

Ogni tentativo di convincere la mamma è fallito. Alla titolare dell’asilo la donna ha ribadito il suo concetto anche di persona. Ora la famiglia della disabile sta valutando l’opportunità di avanzare un’azione legale per i danni morali. Anche l’asilo forse si rivolgerà ad un avvocato.

(Foto di copertina: un asilo. Fonte: archivio Ansa)

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