All’inferno c’è l’acqua

Un piccolo diamante brasiliano ha portato agli scienziati la conferma della presenza dell’acqua a profondità estreme.

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OCEANI SOTTERRANEI –  C’è una teoria sulla composizione del nostro pianeta che vuole che al di sotto della crosta terrestre si conservi molta acqua, un oceano o poco più. È infatti abbastanza intuitivo che i movimenti tettonici nei millenni possano avere aperto vie attraverso le quali l’acqua si è potuto infilare sempre più a fondo, ma oggi l’intuizione sembra premiata dai risultati di una scoperta pubblicata sulla rivista Nature.

IL RITROVAMENTO – L’oggetto dello studio è una piccola pietra acquistata in Brasile per una decina di euro, un piccolo diamante con una significativa inclusione di ringwoodite, un minerale che a sua volta conserva un’abbondante inclusione d’acqua. La Ringwoodite proviene dalla zona di transizione del mantello terrestre, da una profondità comresa tra i 410 e i 660 chilometri (la maggior parte dei diamanti si forma tra i 150 e i 200 chilometri) e il fatto che una briciola di ringwoodite lugna 40 micrometri si trovi inclusa nella piccola pietra (appena un decimo di grammo per tre millimetri di lunghezza) e che quella bRiciola contenga l’1% del suo peso in acqua, significa che quel piccolo diamante è diventato il postino di un campione d’estrema importanza per gli scienziati.

L’ACQUA NELLA ROCCIA – Il che moltiplicato per la quantità di ringwoodite che c’è nel mantello significherebbe che a quelle profondità ci potrebbe essere quasi tanta acqua quanta ce n’è in superficie, pur se intrappolata in uno strato roccioso spesso 200 chilometri. Ovviamente non è facile inferire da un campione così piccolo che quella sia la presenza media di acqua in tutta la rigwoodite, ma già il fatto che in questo piccolo campione ce ne sia una percentuale significativa vuol dire che a quelle profondità l’acqua è arrivata.

 

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