Nata in uno scantinato negli anni ’80, la pistola è diventata in due decenni una delle armi preferite dal cinema, dagli sceneggiatori di telefilm e da chi si sveglia una mattina per compiere massacri
DALL’AUSTRA COI POLIMERI – Quell’anno la Glock conquistò il 7% del mercato americano delle armi da fuoco con ben 2 milioni di vendite – un enorme successo, per un marchio che appena 15 anni prima era praticamente sconosciuto. Progettata da Gaston Glock all’inizio negli anni ’80 nel suo seminterraneo di Deutsch-Wagram, a 15 km da Vienna, la Glock è infatti diventata in poco tempo una delle pistole più apprezzate da forza di polizia, eserciti, gangster, John McLane e squilibrati grazie alla sua proverbiale leggerezza (è fatta di polimeri sintetici) e affidabilità, unita all’elevata potenza di fuoco e al particolare sistema di sicura. Nel 2007 Seung-Hui Cho usò una Glock 19 semiautomatica per uccidere 33 persone (incluso sé stesso) nel massacro al Virginia Tech Institute. Ed è esattamente lo stesso modello usato da Jared Lee Loughner (con caricatore esteso a 33 colpi) nella recentissima sparatoria di Tucson, Arizona. Nei giorni susseguenti alla strage che ha ridotto in fin vita la deputata democratica Gabrielle Giffords, il dibattito pubblico degli Stati Uniti è stato immediatamente segnato dalla frenetica ricerca di responsabilità morali del gesto, dalla psicologia inversa applicata in base alle oscillazioni dello spettro politico e dalla chirurgica dissezione della personalità dell’assassino in base ai racconti di ex professori e alle sue tracce lasciate online.
NEL NOME DELLA GLOCK – Le Glock sbarcano per la prima volta sugli schermi televisivi americani nel 1982, in una puntata di Miami Vice. Nel 1989 è invece il turno del cinema, e ad impugnarle è Mickey Rourke in “Johnny il bello”. Ma il mito delle Glock (e le leggende metropolitane che da lì in poi cominceranno a circolare per molti anni) si consolida soprattutto con Die Hard 2 (1990). In una scena il protagonista John McLane, interpretato da Bruce Willis, parla della “Glock 7” (cioè Glock 17, il primo e più famoso modello), una “pistola tedesca fatta di porcellana” che “i metal detector degli aeroporti non rilevano” e che “costa più di quanto prendi in mese”. Durante tutti gli anni ’90 la Glock rinforza notevolmente il suo product placement nell’industria cinematografica USA. In “US Marshals – caccia senza tregua” (1998), Tommy Lee Jones dice a Robert Downey Junior di “procurarsi una Glock”, dato che questa può addirittura sparare sott’acqua (ovviamente non è vero); più tardi nel film Downey mostra orgoglioso a Jones la sua nuova pistola: “Sì, è una Glock calibro 40, proprio come la tua”. Negli anni 2000, la Glock continua ad essere presente (anche se meno massicciamente che nel decennio precedente) in molti film e serie tv: la usa Patrick Bateman in “American Psycho”, Angelina Jolie in “Mr. e Mrs. Smith”, c’è nei “Sopranos”, in “Breaking Bad”, “The Wire” e così via. Nel poster di “Poliziotti fuori” (2010, ancora con Bruce Willis) si legge sotto il titolo: “Rock out with your Glock out”. Un testimonial d’eccezione per il marchio austriaco è Ronald Lee Ermey, il leggendario sergente Hartman di “Full Metal Jacket”, che fa parte del promozionale “Team Glock“. Le Glock appaiono anche negli anime (“Ghost in the shell”, “Evangelion”) e nei videogiochi (“Half-life”, “Duke Nukem 3D”, “Resident Evil”, etc.)
E L’ARMA S’IMPENNA – Un articolo di Bloomberg, citando dati dell’FBI, riporta che il 10 gennaio 2011 ha registrato un impressionante 60% in più nelle vendite di armi da fuoco rispetto allo stesso giorno del 2010 (263 contro 164). Ma il trend è stato costante anche in altri stati: 65% in più nell’Ohio; 16% in California; 38% in Illinois; 33% a New York. A livello nazionale l’incremento è stato complessivamente del 5%, con 7,906 armi vendute in un giorno. Tuttavia, sono dati che non stupiscono più di tanto. L’incertezza per il futuro, i cambi di amministrazione, le minacce (vere o presunte) di leggi potenzialmente limitative e gli eventi crudi & choccanti avvenuti nel proprio territorio sono tutti fattori che spingono i cittadini a fare incetta di armi nella convinzione di proteggere sé stessi e la propria famiglia.
PAURA & NRA – In realtà, finché esisterà una lobby così sguaiatamente potente ed influente come la NRA (National Rifle Association), è praticamente impossibile che il Congresso affronti seriamente la questione. Ad ogni massacro che è finito sulla cronaca nazionale e internazionale l’NRA ha regolarmente pompato una marea di soldi in più nelle campagne elettorali successive alle sparatorie. Secondo i dati di OpenSecrets.org, nelle elezioni post Columbine (1999) la lobby dei fucili ha raddoppiato i propri finanziamenti, arrivando a 16,8 milioni di dollari; nel 2004, anno della scadenza del divieto imposto sulle armi d’assalto dall’amministrazione Clinton, l’apposito comitato politico ha speso 12,8 milioni, il 17% in più della precedente tornata elettorale del 2002; nel 2008, dopo la carneficina del Virginia Tech, sono stati spesi 15,6 milioni, circa il 40% in più di quanto speso nel 2006.
GET YOUR GLOCK ON – E mentre l’intera società americana, sempre più risucchiata nel gorgo della violenza socioeconomica, si interroga sull’interminabile scia di sangue e vite interrotte che vanno a macchiare indelebilmente le strade, le scuole, i posti di lavoro e la coscienza collettiva, il bilancio dell’enorme e frammentato mercato delle armi è costantemente e inflessibilmente sul segno “+”. La sola Glock GmbH nel primo quadrimestre del 2010 ha registrato un incremento nelle vendite del 71%. Tra la fede e la Glock 9mm, forse anche il prossimo everyman-traformatosi-in-sanguinario-assassino non avrà dubbi, come in “Giorni contati”. Sceglierà la sua Glock.