Ucraina, guerra di propaganda

04/06/2014 di Redazione

Continuano i combattimenti tra separatisti e forze ucraine con alterne fortune e poca trasparenza sull’esito delle battaglie delle ultime ore.

 

Battaglia a Lugansk nella notte (Foto SERGEY GAPON/AFP/Getty Images)
Battaglia a Luhansk nella notte (Foto SERGEY GAPON/AFP/Getty Images)

 

LA GUERRA DELLA PROPAGANDA – All’accusa da parte russa di aver bombardato aree abitate gli ucraini hanno risposto con le immagini di Luhansk, nelle quali si vedono le artiglierie dei ribelli che sparano dall’abitato legittimando la risposta ucraina. Secondo un portavoce della «operazione anti-terrorismo», le forze ucraine avrebbero inflitto gravi perdite ai ribelli nei pressi di Slaviansk, 300 morti e 500 feriti, poi smentiti dai ribelli che dicono a Interfax, per bocca dell’autoproclamato primo ministro Aleksander Boroday, di aver ucciso più soldati ucraini di quanti ne abbiano persi.

 

 

CAOS NELLE CIFRE – Le perdite ucraine in questo caso sono state dichiarate in due morti e 42 feriti, ma sicuramente peggio è andato a Lugansk, dove un pesante bombardamento ha costretto le guardie di frontiera ad abbandonare i suoi quartieri in città ai ribelli. Le forze ucraine sono intervenute in tutti i casi con artiglieria, aerei ed elicotteri ed è improbabile che il numero delle vittime sia ridotto a qualche unità, così come appare improbabile una carneficina di dimensioni superiori a quella subita dai ribelli a Donetsk, durante il disastroso tentativo di prendere il controllo dell’aeroporto della città.

COMBATTIMENTI ANCORA CIRCOSCRITTI – Si parla tuttavia di vittime civili dei bombardamenti e non è facile trovare riscontri schivando la propaganda incrociata, quello che è confermato dalle due parti è che gli ucraini hanno lasciato la caserma di Luhansk e si sono ritirati dopo una battaglia durata 10 ore, perché hanno finito le munizioni. Almeno questa è la versione ucraina che parla di una base distrutta dai combattimenti e delle guardie di frontiera spostate altrove, ma le foto distribuite dai filo-russi paiono confermare la loro versione, che parla di un abbandono della caserma senza combattere da parte degli ucraini. Pare comunque funzionare con una discreta efficacia l’evacuazione preventiva delle zone coinvolte dai combattimenti, per ora non si sono registrate stragi di civili nonostante numerosi scontri molto violenti in ambiente urbano.

ARRIVA OBAMA – Nel frattempo continua il balletto della diplomazia, oggi è il turno di Obama che ha incontrato il nuovo presidente ucraino Poroshenko esprimendogli vicinanza e promettendo aiuti, pur escludendo la fornitura di armi. Il presidente americano, a Varsavia in visita di stato in occasione del venticinquesimo anniversario dalla caduta del comunismo nel paese, ha condannato «l’aggressione» russa all’Ucraina, alla quale ha promesso protezione americana, una protezione estesa ai tutti i paesi dell’Est Europa, ai quali Obama ha assicurato che gli Stati Uniti non lasceranno nessuno indifeso, sottinteso dall’invadenza della Russia e dalle sue «tattiche oscure» degne del ventesimo secolo e non del ventunesimo. Dopo aver elogiato in Poroshenko una «saggia scelta» del popolo ucraino, Obama ha aggiunto 5 milioni di dollari in assistenza militare a Kiev, ma materiale assolutamente non-letale, protezioni per il corpo e visori notturni che si andranno ad aggiungere alla fornitura di cibo, vestiti, radio e altri equipaggiamenti promessi pubblicamente nel marzo scorso.

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