Lo scontro tra Chiara Appendino e Maria Elena Boschi
03/04/2017 di Redazione
Chiara Appendino e Maria Elena Boschi sono protagoniste di una polemica istituzionale tra una delle amministrazioni comunali più importanti del Paese, Torino, terza città per popolazione in Italia, e il Governo Gentiloni. Uno scontro partito dal blog di Beppe Grillo, l’organo di comunicazione ufficiale del M5S, su cui nei giorni giorni scorsi è apparso un post di Chiara Appendino in cui si chiedevano 61 milioni di euro a nome dell’amministrazione comunale. Maria Elena Boschi ha annunciato in modo fermo la contrarietà dell’esecutivo alla richiesta del sindaco di Torino: il Governo Gentiloni non darà i 61 milioni di euro richiesti da Appendino. Una posizione ferma, che però già oggi è stata parzialmente corretta dal ministro Graziano Delrio, presidente dell’Anci, l’associazione dei Comuni italiani, che fece ricorso contro la riduzione eccessiva del gettito Imu operata da un precedente Governo, quello Monti. Lo scontro tra Appendino e Boschi si basa infatti sul mancato gettito subito da Torino, secondo il suo sindaco, ai tempi della modifica della tassazione sulla prima casa introdotta dal Salva Italia. Con il nuovo calcolo Imu rispetto all’Ici i Comuni avrebbero subito perdite, giudicate eccessive anche da sentenze della magistratura amministrativa. Un aspetto curioso della vicenda è che Piero Fassino, sindaco di Torino prima di Appendino e noto sostenitore di Matteo Renzi all’interno del PD, difenda sul punto la richiesta dell’esponente M5S. Ecco cosa scriveva su Facebook Fassino pochi giorni fa.
Piero Fassino 26 marzo alle ore 16:36 · 61 MILIONI IN PIÙ GRAZIE ALLA GIUNTA FASSINO La Sindaca Appendino annuncia di voler agire nei confronti del Governo per la restituzione dell’ Ici 2012 e dei tagli conseguenti subiti dal Comune di Torino nel 2013, 2014, 2015 per una cifra stimata dagli uffici dell’Amministrazione Comunale in 61 milioni. Peccato che si sia dimenticata di riconoscere che l’attuale amministrazione può oggi rivendicare quella cifra grazie all’azione intentata in sede di giustizia amministrativa dalla Giunta Fassino e vinta con sentenze favorevoli prima del TAR e poi, a fine 2015, del Consiglio di Stato. Con il che cade anche definitivamente la campagna propagandistica, e non vera, su presunti buchi di bilancio ereditati dal passato. Non solo l’attuale Giunta non ha ereditato buchi, ma potrà disporre di 61 milioni in più di quelli che ha potuto avere la Amministrazione precedente. Con quei milioni l’attuale Giunta pensa cosi di coprire i pesanti tagli, previsti dal nuovo bilancio, alle scuole dell’infanzia Fism, alle agevolazioni sulla Tari per le famiglie indigenti, alla cultura, ai servizi informatici. Vedremo se sarà così. Intanto una cosa è certa: la Giunta Fassino, pur avendo 61 milioni in meno, non ha tagliato i servizi, non ha ridotto le agevolazioni per le famiglie indigenti, non ha tagliato le risorse per la cultura. Insomma, ha scelto di non penalizzare i cittadini. Un comportamento ben diverso da quello dell’attuale Giunta che, invece, presenta un bilancio con tagli ai servizi, aumento di tariffe e utilizzo di tutti gli oneri di urbanizzazione per la spesa corrente, privando così la città della possibilità di utilizzare quelle risorse per gli investimenti.
Il Governo Gentiloni contesta a Torino il diritto a rivendicare nuovi finanziamenti, visto che dopo la sentenza del Consiglio di stato sono stati erogati fondi ai comuni riconosciuti come penalizzati. Tra di loro però non c’è Torino, e secondo alcuni esponenti vicini all’esecutivo l’amministrazione del capoluogo piemontese non ne avrebbe diritto. La vicenda, tecnica, ha assunto un elevato valore politico come mostrato dalla risposta di Maria Elena Boschi. Chiara Appendino, al di là delle continue indiscrezioni sulla sua possibile candidatura alla presidenza del Consiglio, è il volto di governo di maggior successo del Movimento 5 Stelle. Torino è una città in gravi difficoltà finanziarie da molto tempo, e senza i 61 milioni di euro richiesti al governo centrale si può prevedere come Appendino potrebbe subire un calo di popolarità causato da tagli di bilancio pressoché inevitabili. Foto copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MEO