Chiude la storica sede dell’Archivio meteorologico storico italiano. A rischio i dati di un secolo e mezzo
13/08/2015 di Stefania Carboni
Ha custodito oltre 40 milioni di dati meteorologici. L’archivio meteorologico storico italiano presente a Roma, chiude i battenti. A deciderlo il ministero delle Politiche agricole con un decreto del 23 giugno. Troppo alti i costi dell’immobile. L’Unità di Ricerca per la Climatologia e la Meteorologia applicate all’Agricoltura (Cma) lo ospita in cima a Torre Calandrelli. L’archivio con dati plurisecolari ha contribuito per diverse ricerche anche internazionali sul clima e sui cambiamenti climatici. L’Unità verrà trasferita al Centro di ricerca per lo studio delle relazioni fra pianta e suolo, in via della Navicella ma i nuovi spazi risultano troppo stretti.
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L’ARCHIVIO METEREOLOGICO ITALIANO CHIUDE: IL SUO TESORO –
Il Cma acquisì il materiale del Regio Ufficio Centrale di Meteorologia istituito nel 1876, quale primo servizio meteorologico centrale in Italia. Dal 1866 una ventina di stazioni meteo costiere, coadiuvate anche da uffici centrali francesi e britannici, trasmettevano i propri dati a Genova, Livorno, Napoli, Palermo, Messina e Ancona. Presenti all’interno strumenti sismici e meteorologici, 450 pezzi, molti dei quali costruiti e conservati nell’officina dell’Ufficio. La Biblioteca storica custodisce circa 40mila volumi e l’archivio raccoglie 850 serie di dati stazione. Gran parte di quel materiale è ancora da digitalizzare ma il personale, precario, non c’è più. «Abbiamo già visitato i nuovi locali – ha raccontato a Repubblica Maria Carmen Beltrano, ricercatrice – verificando che è impossibile trasferire tutto il patrimonio presente negli archivi senza rischiare una notevole perdita di dati e un’impossibilità del reperimento immediato da parte nostra durante i lavori ordinari. Per non parlare della perdita dell’immagine del Crea di quella dell’identità storica del Cma, da sempre presenti nel Collegio Romano».
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— Enzo Boschi (@enzo_boschi) 13 Agosto 2015
L’ARCHIVIO METEREOLOGICO ITALIANO CHIUDE. BELTRANO, «SCELTA SENZA SENSO» –
«Non ha senso abbandonare una sede così prestigiosa per il Crea, al centro di Roma a due passi dal Pantheon, per di più in uso gratuito. L’eventuale risparmio economico che ci sarà in seguito al trasferimento non potrà mai essere paragonato all’immensa perdita storica e culturale che verrà causata dalla chiusura della sede nel Collegio Romano», ha sottolineato Beltrano. «Ci hanno comunicato che la sede di via della Navicella sarà pronta entro fine dicembre, quindi il trasferimento inizierà da gennaio 2016. Il problema è che durante i mesi di trasferimento non potremo lavorare bene. I dati saranno divisi tra le due sedi e sarà impossibile reperirli in breve tempo. Non ci hanno garantito nulla, se non che “l’integrità dei dati sarà assicurata”, senza specificare come».
(In copertina 8 novembre 1966. Alluvione di Firenze. Photo credit STF/AFP/Getty Images)