Aung San Suu Kyi ha i numeri per governare il Myanmar

Risolto più dell’80% delle contestazioni sulle assegnazioni dei seggi, il partito di Aung San Suu Kyi ha raggiunto la certezza di aver ottenuto più dei 2/3 dei seggi, sufficienti a governare in solitudine e a dare al Myanmar il primo governo non eterodiretto dai militari da decenni.

 

 

IL MYANMAR HA VOTATO CONTRO I MILITARI –

Un quarto dei seggi nel parlamento del Myanmar (già Birmania – Burma) è riservato ai militari, che non solo per questo rimarranno molto influenti, ma conquistando più dei due terzi dei seggi il partito di Aung San Suu Kyi, la Lega Nazionale per la Democrazia, ha i numeri per governare in solitudine e anche per dare corpo alle riforme necessarie per fare in modo che il paese passi da una storia di dittature militari a forme più democratiche di governo.

 I MILITARI NON SPARIRANNO TANTO IN FRETTA –

Una transizione che continuerà ad essere gestita dai militari, «indispensabili» per tenere a bada i diversi movimenti variamente separatisti e comunque detentori delle chiavi del potere economico, visto che nei decenni trascorsi al potere l’esercito si è allargato fino a diventare uno dei principali, se non il principale attore economico del paese.

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UN PRIMO MINISTRO DONNA PER IL MYANMAR? –

Aung San Suu Kyi è ora attesa alla creazione di un governo della quale potrebbe essere primo ministro, poiché la presidenza le è preclusa dalla costituzione per aver sposato uno straniero e quindi a prendere la guida di un paese che ha visto le ultime elezioni libere 25 anni fa e che non ha molta dimestichezza con la democrazia, con il rispetto dei diritti umani e delle minoranze. Possibilmente senza urtare la sensibilità dei militari, che sarebbe sbagliato pensare disposti a rinunciare ai privilegi maturati in un quarto di secolo al potere.

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