Ballarò e le scadenze del governo Renzi con Francesca Donato

BALLARÒ, L’EURO PROTAGONISTA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE – Francesca Donato parlando di Spending Review dice che basterebbe uscire dall’Euro per risparmiare 25 miliardi di euro per pagare il Mes, il patto di stabilità europeo che serve ad aiutare i paesi in crisi con Grecia e Spagna sovvenzionati con soldi di questo sistema versato dai paesi come l’Italia senza che non abbia potuto usare questo denaro. Poi c’è il tema di Maastricht e del tre per cento è superato dal Fiscal Compact con l’obbligo del pareggio di bilancio in Costituzione con uno sforamento massimo dello 0,5 per cento. Infine sul discorso della svalutazione chiede degli argomenti economici e non demagogici. Sul sito di progetto Eurexit c’è un articolo del Corriere della Sera in cui si magnificava la crescita grazie alla svalutazione. Lara Comi dal canto suo spiega che l’Europa è un bene se vuole obbligare l’Italia a rispettare i pagamenti a 30 e 60 giorni. Inoltre sempre la Comi si chiede come mai Marine LePen si sia scoperta oggi anti-europeista nonostante sia a Bruxelles da 10 anni. E prima della pubblicità Alberto Contu, direttore de l’Ansa, riconosce che l’Euro sarà protagonista della campagna elettorale in Italia ribadendo che per lui l’uscita dalla moneta unica rappresenta un errore ed un modo facile per acchiappare consensi. Ed a proposito di elezioni, Giovanni Floris ci ricorda che da oggi entra in vigore il regime di par condicio in previsione delle Europee.

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BALLARÒ, SI TAGLIA LA CARTA IGIENICA? – Simona Bonafè parla dei tagli che dovrebbero essere prodotti dal governo Renzi immaginando una riduzione delle attuali 34.000 centrali d’acquisto ma al momento, come ricorda Massimo Giannini, al momento ci sono solo 600 milioni provenienti dai provvedimenti dei governi Monti e Letta. Mario Giordano risponde chiedendosi cosa c’entri con la spending review la riforma della legge elettorale riprendendo una battuta di Simona Bonafè girandola contro di lei, ovvero che non è pratica con i numeri. Massimo Giannini scatena l’ilarità nello studio dicendo che a furia di smentite sui tagli previsti da Cottarelli i cinque miliardi per coprire il taglio dell’Irpef verranno direttamente dal taglio della carta igienica. Maurizio Lupi dal canto suo riprende le parole di Simona Bonafè che aveva parlato di tagli ed razionalizzazione delle aziende dello Stato portando degli esempi che riguardano il taglio delle aziende di trasporto pubblico locale, una ogni cinque comuni. E tocca ad ogni ministero tagliando spese ritenute esagerate come questa dei mezzi. E così come il ministero delle Infrastrutture anche gli altri dicasteri contribuirà con numeri diversi con l’obiettivo di lavorare come in un impresa, con un risparmio di due miliardi in tre anni, limitatamente al ministero delle Infrastrutture. Ma appare evidente che il taglio dell’Irpef e della spesa pubblica rappresenterà il tema delle prossime Europee. Baudo, Arbore e Montezemolo escludono la possibilità di una candidatura alle europee. In casa Forza Italia si pensa al Berlusconi che prenda il posto di Berlusconi. Il Movimento Cinque Stelle con Vincenzo Caso dice che non è stato deciso il metodo per le candidature ma che sarà simile alle parlamentarie. E per quanto riguarda il tour di Grillo, continua Caso, quello è un suo spettacolo e non c’entra nulla la politica. E di soldi sono suoi e non è un comizio a pagamento. Quindi basterà un clic ma, conclude Caso, ci saranno le preferenze. Si va poi a Berlusconi che parla di fantasie dei giornali con Ignazio Abrignani che pensa che il nome del Presidente possa essere sul sito. Matteo Ricci dice che il nome di Alfano comparirà in Ncd e si pensa di mettere il nome di Renzi convincendosi che con questo stratagemma si sarebbero presi più voti. 

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BALLARÒ, IL RAPPORTO CON L’EUROPA – Maurizio Lupi spiega che il primo passo vero da parte della politica italiana è quello di cambiarla dal profondo evitando d’incolpare l’Europa per i nostri problemi. L’Italia deve usare l’Europa a suo vantaggio e non per risolvere i suoi conflitti politici. E per essere un paese credibile bisogna abbassare la pressione fiscale e dare il via alle riforme, allora Roma può avere la forza per chiedere a Bruxelles di cambiare magari puntando ad un’apertura concreta del mercato magari investendo sull’imprenditoria privata. E se l’Italia va in Europa e garantisce di rispettare i trattati impegnando i soldi a disposizione nelle infrastrutture e nel rilancio economico allora avrà margine di manovra. Aurelio Regina spiega che Angela Merkel, nel corso dell’incontro con Matteo Renzi, ha chiesto all’Italia di rispettare i parametri economici attraverso le riforme. Il dibattito sull’Euro poi appare irrealistico e comparare Inghilterra ed Italia non ha senso. L’Italia è un paese di trasformazione, Londra no. Roma ha un alto debito, l’Inghilterra si. Negli anni dell’Euro le nostre esportazioni sono cambiate notevolmente. Nel 1996 il 76 per cento dell’esportazione riguardava prodotti tradizionali mentre oggi la stessa quota è riservata a prodotti industriali, manufatti ed energia che vengono pagati a caro prezzo. E se si uscisse dall’Europa non saremo più in grado di soddisfare i conti. Da notare come Aurelio Regina si sia rivolto a Mario Giordano e non a Francesca Donato. Simona Bonafè viene chiamata a rispondere delle scadenze imposte da Renzi parlando di soldi e di spending review a partire da un servizio in cui si parla della possibilità espressa da Cottarelli di tagliare le pensioni per invalidi di guerra, le reversibilità e le persone d’accompagnamento. Matteo Renzi ha detto che le pensioni non verranno tagliati. Allora resta la ricerca sui falsi invalidi, un settore che vale 300 milioni di euro. Solo che la caccia è costata nell’ultimo anno 30 milioni di euro per 1.500 falsi invalidi, di cui molti ipovedenti che rischiano di vincere in appello. E lo Stato perde alti soldi.

 

 

 

 

 

 

 

 

BALLARÒ, EURO SI O EURO NO? – E dopo un servizio in cui si parla della possibilità di stampare una nuova banconota che prenda il posto dell’Euro immaginando che questo possa avvenire di venerdì sera con la decisione del governo o dopo un referendum popolare. Il lunedì dopo bisognerebbe bloccare il trasferimento dei capitali ed il cambio della moneta con un prodotto con maggior valore. La nuova Lira varrebbe come un euro ma ci sarebbe la svalutazione imperante. Ma per i No Euro si potrebbero superare i vincoli di spesa. Ma i pro-Euro si chiedono cosa potrebbe accadere con le importazioni, con il costo delle materie prime, con il rapporto con i detentori del debito. Francesca Donato spiega perché secondo lei conviene uscire dall’Euro, con il presidente di Eurexit che spiega che la sovranità monetaria è una delle caratteristiche fondamentali dello Stato perché consente allo Stato di essere solvibile senza trovare soldi da tagli e tasse. Il Regno Unito ha tagliato le tasse in maniera drastica, ha tagliato la spesa pubblica ma ha lanciato un piano di grandi opere di 300 milioni di sterline. E se uscissimo dall’Euro non rispetteremmo i vincoli come fa Londra che ha un rapporto deficit/Pil dell’8 per cento e quindi gestisce come spendere i soldi. Alberto Quadro Curzio risponde che l’Euro ha prodotto vantaggi e svantaggi. Non si tratta di uscire dall’Euro per risolvere i problemi ma modificare i regolamenti per far funzionare l’unione monetaria. L’uscita dall’Euro porterebbe ad una valuta incosistente nei mercati internazionali, come accaduto nel 1994-1995, quando si pagava il 14 per cento sui titoli decennali mentre oggi si paga il 3 per cento. Ed a colpi di 14 per cento bisognerebbe passare al consolidamento del debito pubblico. Mario Giordano dice che con l’Euro l’Italia non potrà mai uscire dalla crisi con la Germania che da sette anni realizza occupazione a danno delle nostre famiglie. E la scelta di creare l’Europa è una scelta sbagliata che ha schiacciato l’Italia. Quadro Curzio ricorda che la crescita dell’Italia negli anni ’90 era dell’1,5 per cento ed era la metà dell’area Euro con la crescita vera che risale agli anni ’50 e ’60. E per far crescere Italia ed Europa bisogna usare bene i fondi strutturali europei che non sappiamo usare, 18 miliardi usati male e 12 miliardi di co-finanziamento. Mario Giordano dice che i fondi strutturali non sono usati bene ma che questi sono un problema per l’Europa e non è un vizio italiano e che dal 2000 ad oggi il reddito degli italiani è caduto del 7 per cento. Massimo Giannini dice che l’Euro è il meraviglioso capro espiatorio pre-elezioni. Ed in questo momento dare tutta la colpa all’Euro è una semplificazione assurda perché l’Italia non ha memoria. Quando c’era la liretta c’era l’inflazione al 25 per cento e veniva emesso debito pubblico con i quali venivano finanziati operazioni in debito. Ed all’epoca il mutuo ti costava il 20 per cento e non come oggi. E si chiede se è colpa dell’Euro ha 200 miliardi l’anno di evasione o 60 miliardi di sprechi, se la politica spreca i soldi, se è aumentato il costo del lavoro. Il ragionamento è quello di recuperare sovranità monetaria per pagare tutto stampando moneta ma non è questo il modo di generare competitività. E queste parole scatenano Francesca Donato e Mario Giordano che cercano di rispondere ma Floris taglia lo studio per un servizio in cui si chiede a Natalia Aspesi, Paolo Del Debbio, Elisa Isoardi, Oscar Farinetti, lo scrittore Giancarlo De Cataldo, chiamato da Giovanni Floris Massimo, e l’economista Carlotta De Franceschi di commentare il loro rapporto con l’Euro. Ed è interessante capire che sono tutti d’accordo con l’Euro con Del Debbio che spiega che bisognerebbe fare come negli Usa in cui esiste sia una guida economica sia una guida politica del dollaro.

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BALLARÒ, IL VALORE DELLA STABILITÀ – Secondo Alberto Contu, direttore dell’Ansa, bisogna avere stabilità di governo evitando nuovi cambi del Presidente del Consiglio accettando le polemiche tra le parti così come accaduto in passato con Confindustria e Cgil. Lara Comi parla di gioco delle tre carte con il taglio dell’Irpef coperto da altre tasse, parlando pure di azioni compiute al passato (scatenando ilarità nei presenti a causa di una dimenticanza di un Presidente del Consiglio che fu) spiegando che l’Europa è freddina a causa di tagli su previsioni con la tassazione sulle rendite finanziarie che causa la fuga di capitali all’estero. Simona Bonafè ricorda che l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie è al livello della media europea e che la Tasi è la risposta all’abolizione dell’Imu. E dopo una clip in cui si mostra il carattere di Marine Le Pen che ha zittito la portavoce di François Hollande nel corso di un dibattito tv. Ed intervistata dalla Rai, la Le Pen esprime la sua soddisfazione per l’entrata della Lega nell’area No Euro e che è meglio che Grillo non vuole saperne del Front National. E per quanto riguarda gli slogan di Renzi, sono sempre slogan.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BALLARÒ, TAGLI, RIPRESA ED AFFARI – Dopo la scheda di Maurizio Crozza si parla d’Inghilterra e di come nell’isola (o sullo scoglio, come lo chiama Jeremy Clarkson) grazie ai tagli e ad una razionalizzazione della spesa è possibile lanciare la ripresa. La privatizzazione delle Poste si è rivelata un affare così come investire nel lusso, grazie anche ad un regime fiscale agevolato. Ma il pubblico sembra interessato dall’anziana 92enne che parlava in italiano con accento londinese che spiega di essere fiduciosa in Matteo Renzi. Aurelio Regina, chiamato a commentare le riforme inglesi paragonandole a quelle di Matteo Renzi ed il giudizio del Presidente del Consiglio che ha definito Confindustria una palude come i sindacati, non vuole parlare di polemiche che durano lo spazio di un giorno spiegando che il Paese ha bisogno di risposte imponendosi un’energia ed una volontà fuori dal comune, segno di una volontà di cambiamento. E per questo ci si aspetta uno sforzo pari alla volontà. Tuttavia si è in attesa dei progetti concreti, un testo scritto che non sia quello sul lavoro, già condiviso e sottoscritto, di un qualcosa che confermi e certifichi l’impegno. Il problema vero poi è rappresentato dal debito pubblico e bisogna chiedersi quale sia il piano del governo e quale sia l’impianto di visione. Confindustria si definisce dispiaciuta per essere stata considerata una forza di conservazione quando è per il cambiamento. Ma per questo si vuole chiarezza. Maurizio Lupi parte dalle parole di Maurizio Crozza sulla staticità con il governo che ha risposto con delle date e degli impegni concreti. Si rilanciano gli 80 euro al mese per 10 milioni di lavoratori e che se non si riesce la classe politica non è più credibile. Questi soldi vengono o dalla tassazione o dalla diminuzione della spesa pubblica. E qui entra in gioco la spending review, l’abbassamento degli interessi, il calo del debito. E dal secondo anno in poi la copertura verrà dalla spending review. Massimo Giannini spiega che Matteo Renzi è la promessa di cambiamento. Ma se la promessa è massima, il cambiamento è minimo. Nel primo mese di governo abbiamo visto il documento sul mercato del lavoro mentre quello dell’emergenza abitativa viene dal vecchio esecutivo. Questo non serve per dire che Renzi sta deludendo o fallendo. Il rischio più grande è che si metta troppa carne a fuoco con tante aspettative salvo rendersi conto che fare ciò che è stato annunciato diventa quasi proibitivo. Il punto nodale della comunicazione renziana è rappresentato dal taglio del cuneo fiscale per il 27 maggio. Ma siamo già in clamoroso ritardo perché le biste paga devono essere pronte nella seconda metà di aprile perché altrimenti non si fa in tempo a stamparle. Allora serve un decreto nelle prossime ore. Questo è il primo esempio e sembra qualificante. Poi bisogna fare attenzione a tradire la promessa fatta agli italiani che aspettano. Il secondo aspetto riguarda il rilancio della crescita. E da questo punto di vista di provvedimenti nn se ne sono visti. E questi sono problemi decisivi come quello del debito pubblico. E la sensazione è che Renzi voglia far vedere di fare riforme prima delle europee. Mario Giordano spiega che non si può impedire agli italiani di essere dubbiosi con i provvedimenti che vengono discussi tra l’aumento delle tasse locali e quello della Tasi. Ed intanto la spending review di Cottarelli rischia di mettere in pericolo le pensioni da 2000 euro (aggiungiamo noi, lordi). Renzi dice che non si prenderanno soldi dalle pensioni ma c’è il rischio che con una mano si tolga ed una si prenda. Simona Bonafè dice che è vero che la promessa è massima ma che ci vuole anche tempo e che gli italiani possono aspettare due mesi dopo vent’anni in cui si attendono le riforme. Giannini risponde ribadendo il tema dei tempi sulle buste paga ma che il nodo centrale è quello della crescita dopo 15 anni di stagnazione. E per questo si fa fatica a vedere il disegno, così come si farà fatica a vedere se e come si vorrà attuare il piano Cottarelli.

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BALLARÒ, LA SCHEDA DI MAURIZIO CROZZA – Maurizio Crozza nella sua scheda si chiede se si è in Eurovisione e se li guardano anche in Veneto, regione che vuole andare via dall’Italia come Mestre da Venezia, la Crimea dall’Ucraina, la Francia dall’Europa mentre Lupi è l’unico a voler restare, segnatamente a Ballarò, dove ha uno stipetto e conferma il suo essere statico, un punto fermo nella confusione della politica. La mania secessionista, continua Crozza, sembra abbia preso la mano al punto che Salvini vuole un referendum indipendentista per la Lombardia. E se se ne andasse crollerebbe il numero degli indagati. E con gli arrestati ad Expo 2015 nel padiglione Italia esponiamo San Vittore. E magari con l’indipendenza, continua Crozza, Formigoni è più contento in quanto potrebbe ribadire la sua indipendenza. E dopo un’imitazione di Formigoni si rivolge all’ex Presidente della Lombardia dicendo che è tutto inventato, processo a parte. E se Salvini si sta trasformando da rappresentante di felpe a politico prossimo a laurearsi a Tirana. E Crozza si chiede come mai la Lega si senta contenta della vittoria del Front National in Francia perchè non gli risulta che dall’altra parte delle Alpi ci sia un Roberto Cota locale che si compra le mutande con i rimborsi. E Salvini esultando sulla vittoria del Front National ricorda il calciatore panchinaro che esulta al novantesimo dopo una vittoria. Rimanendo in Francia, si parla di Hollande che ha la stessa espressione del perdente di sinistra dopo la disfatta alle locali. E parla improvvisamente come un Bersani preoccupato dal jaguaron. E se la Lega vince bisogna far tornare la Kyenge così si ricordano di lei e smettono di parlare di Euro. E via dall’Euro è il nuovo slogan dell’Europa. Peccato per gli italiani però che in tutto questo tempo non ne hanno visto uno. A parte Mauro Moretti che prende 800.000 euro l’anno e che si lamenta e che potrebbe andarsene all’estero se li tagliano lo stipendio. E Crozza risponde a Moretti piangendo e chiedendogli di non andare via per non correre il rischio di trovare uno che per 200.000 euro gli mette a posto le ferrovie. Ma Crozza fa un errore, perché parla di pendolari che hanno letto delle parole di Moretti sul regionale Otranto-Lecce per solidarietà si sono lanciati in un minuto di silenzio per evitare bestemmie. Ma la linea Otranto-Lecce non è di Ferrovie dello Stato ma di Ferrovie del Sud-Est, concessionaria dell’ultimo tratto della Ferrovia Adriatica dal 1933.

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BALLARÒ, LA PRESENTAZIONE – Questa sera a Ballarò, il programma di approfondimento socio politico condotto da Giovanni Floris in onda su Raitre a partire dalle 21.05 si parlerà del ruolo dell’Italia in Europa e delle riforme promesse dal governo di Matteo Renzi chiedendosi se il Presidente del Consiglio sarà in grado di mantenere le promesse che potrebbero costargli la carriera politica. Massimo Giannini ne approfitta per presentare il nuovo Repubblica, così come farà l’Ansa domani con il suo nuovo portale con reportage ed informazione senza opinioni, mentre Mario Giordano ne approfitta per parlare del suo libro «non vale una Lira», sul tema delle difficoltà della moneta unica.

 

 

 

 

 

 

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BALLARÒ, GLI OSPITI – Gli ospiti di Giovanni Floris sono il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi del NCD, Simona Bonafè del Partito Democratico, l’eurodeputata Lara Comi di Forza Italia, il vicepresidente di Confindustria Aurelio Regina, l’economista Alberto Quadrio Curzio, la fondatrice del Progetto Eurexit Francesca Donato, il direttore del TG4 Mario Giordano, il direttore dell’agenzia Ansa Luigi Contu, il vicedirettore di Repubblica Massimo Giannini, il presidente della Ipsos Nando Pagnoncelli. In apertura prevista la consueta copertina di Maurizio Crozza.

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