Uno scontro tra filosofie, quello tra Bayern Monaco e Atletico Madrid, il Guardiolismo e il Cholismo, il tiqui taca contro il gioco all’italiana (il maestro di Pep è Johann Crujff, quello di Diego Gigi Simoni). Lo scontro tra Pep Guardiola, il re incontrastato del nuovo millennio e, forse, il suo successore, Diego Simeone. Due figli tattici anche della provincia italiana (uno ha giocato nel Brescia di Carletto Mazzone, l’altro ha allenato il Catania). Un match di un’intensità incredibile e con emozioni continue: 33 tiri per i tedeschi, solo 7 per gli spagnoli. 11 tiri in porta a 4. 17 occasioni in area contro 4, 23 cross a 2. Il Bayern gioca, l’Atletico passa in finale. Con decisioni difficili per l’arbitro (a lungo si è pensato che Griezmann fosse in fuorigioco, il rigore poi sbagliato da Torres era almeno mezzo metro fuori dall’area) e miracoli dei portieri: Neuer e Oblak parano un rigore ciascuno e seminano miracoli per tutta la partita.
Guardiola per la terza volta, con i tedeschi, eliminato in semifinale da una spagnola. Simeone sogna la rivincita contro il Real, dopo la beffa di Sergio Ramos nel recupero della finalissima di due anni fa.
Un tiro brutto, sporco e cattivo. Su punizione. L’unico modo per sbloccare un match come questo.
Un’occasione unica per piegare il Cholo e i suoi. Ma Oblak fa un miracolo.
E’ lui l’uomo Champions. Due gol nel ritorno con il Barcellona, uno contro il Bayern all’Allianz Arena. Contropiede da manuale, su filtrante di Torres.
Il polacco non può sbagliare a porta vuota. Partita e qualificazione riaperta. Sarà assedio.
Fallaccio di Javi Martinez su Fernando Torres. Ma fuori area. Penalty inesistente.
Guardate cosa combina Simeone alla fine.