Beppe Grillo e la diffida “di massa” natalizia per uso improprio del logo 5 Stelle

Dopo il meet up 878 continuano a fioccare le diffide sull’uso improprio del logo del Movimento 5 Stelle. Ultima in ordine cronologico riguarda Maria Cristina Saija, attivista messinese, ex candidata sindaco del M5S. Senza preavviso alcuno la ragazza ha visto disattivato il suo profilo sul portale. Oltre a lei anche i 14 organizer del gruppo meetup “Messina in Movimento” hanno ricevuto via e-mail una diffida sull’utilizzo del simbolo. A darne notizia è l’attivista stessa.

diffida logo m5s

CARI SEDICENTI ATTIVISTI – Nella mail rivolta al Mu siculo lo studio legale si rivolge ai «sedicenti portavoce degli attivisti del Movimento 5 stelle a Messina». «Vi invito – riporta la missiva – a voler immediatamente cessare l’uso o il riferimento diretto, indiretto o anche solo per allusione al nome o ai marchi di proprietà del sig. Grillo». Come ricordiamo anche qui non sempre è cosa facile certificare gruppi di attivisti e liste elettorali in vista di elezioni. Beppe Grillo è garante del logo e solo lui può cedere il suo utilizzo a terzi. Così, davanti a possibili mancanze di certificazione, anche attivisti di vecchia data rischiano di uscire dal M5S. «In considerazione del nostro onesto e trasparente lavoro – spiega sui social Saija – di gruppo meet-up in linea con le azioni del Movimento e riconosciuto da tutti come tale sul territorio per la propria attività di banchetti settimanali (ogni sabato presenti a Piazza Cairoli per 7 mesi in un anno), organizzazione Agorà con portavoce eletti e collaborazione con tutti i meetup siciliani per vari eventi; in questi giorni abbiamo chiesto ufficialmente una celere e pubblica rettifica da parte dei garanti del M5S per non ledere ulteriormente l’immagine del gruppo e dei singoli attivisti». Al momento però, onde evitare di peggiorare la situazione, a Messina è stato annullato l’appuntamento con la deputata ARS 5 stelle  Valentina Zafarana.

GIORNALINI NO – Ma Messina e Roma non sono casi isolati. Sui social in diversi stanno condividendo la stessa lettera. Medesima questione contestata. Cambia solo il nome del destinatario che spesso ha alle spalle una iscrizione al portale e attività svolte per alcuni candidati  durante le ultime elezioni europee. Ad aggiungersi alla black list ci sono anche gli attivisti lombardi del Movimento che a novembre diede vita al numero zero del periodico “Il Grillo parlante“. La diffida è arrivata dall’ufficio legale del leader in riferimento «alle attività di informazione e propaganda politica e sociale» svolte con la creazione del periodico «che si propone di accreditarsi come punto di riferimento giornalistico del meet up del M5s e dei militanti di quest’ultimo». Eppure al Circo Massimo fioccavano stand e gazebi con tante riviste autofinanziate dai militanti. Ma non basta. Per esser 5 stelle e fare attività sul territorio ci vuole il benestare dell’ok del leader del Movimento. Persona che, come ricordò a Parma la deputata Giulia Sarti, è presidente dell’Associazione Movimento 5 Stelle. «Spettano quindi al signor Giuseppe Grillo titolarità, gestione e tutela del contrassegno, così come sua è la titolarità, gestione della pagina del blog». Carta canta. O meglio l’atto costitutivo del Movimento.

(In copertina Foto Roberto Monaldo / LaPresse)

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