Jesse Bering dalle colonne di Scientific American si chiede se è realmente possibile per una persona normale e sana sviluppare una vera e propria preferenza sessuale per delle specie non umane e se questo amore debba essere considerato legale.
Una analisi piuttosto interessante sulla zoofilia – termine preferito dagli aficionados – viene fuori dalle pagine di Bering in mind dove lo psicologo e ricercatore della Queen’s University di
NAUSEA – Se alcuni esseri umani sono, infatti, sessualmente orientati verso i cavalli, cani o altri animali non-umani (come puntualizza Bering visto che anche gli uomini sono considerati una specie animale), dovrebbe essere loro consentito di portare a termine i loro desideri? Bering ammette un qualche tipo di disgusto su questo punto, ma è aperto anche al punto di vista degli zoofili. E scrive: “Se alcuni di essi senza scrupoli attirano il mio amato cane, Uma, con una striscia di pancetta nel retro del loro furgone, bene, l’inferno non si scatenerà se la fanno tornare scodinzolando. Ma questo è per lo più solo un riflesso moralizzatore che c’è in me. Parole come “pervertito” e “innaturali” hanno tutta la profondità teorica di un ditale. Razionalmente, è giusto mettere in discussione la nostra avversione viscerale per il sesso
COME PEDOFILI? – Questa ultima parte, però, è fondamentale. Disgusto non è un buon motivo per vietare una pratica sessuale (la filosofa Martha Nussbaum di recente ha sostenuto che il disgusto irragionevole è alla radice dell’omofobia), ma la mancanza di consenso potrebbe rappresentarlo. E l’argomento che gli zoofili portano avanti, quando affermano che gli animali sono disponibili è un po’ come la scusa di un pedofilo che dice che le sue vittime lo amano davvero. Non necessariamente ha senso paragonare gli animali ai bambini – e descrizioni del tipo “intelligente come un bambino di quattro anni” ignorano le differenze complesse tra i cervelli di diverse specie – ma in entrambi i casi, è nell’interesse dell’aggressore sessuale quello di interpretare tutti i tipi di comportamento come consenso quando è chiaro che non può esserci nessuna intesa. E poiché gli animali non umani non parlano linguaggi umani, è piuttosto impossibile determinare le loro intenzioni reali. Come attesta l’attivista degli orsi Timothy Treadwell ( e come riportato in Grizzly Man di Werner Herzog), gli esseri umani che affermano di capire i processi mentali degli animali soffrono spesso di grande arroganza. E mentre la maggior parte degli zoofili accusano di “specismo” tutti coloro che vogliono negargli il loro piacere sessuale, forse si stanno impegnando nel massimo dell’ eccezionalismo umano, ritenendo che, nella loro infinita saggezza, già sanno che cosa vogliono gli altri animali.