Lo stilista belga accusato di evasione è riconosciuto innocente. E dichiara il nostro fisco “indegno di un paese civile”
IN ODORE DI FRODE FISCALE – Innanzitutto, c’è la Iff (International Fashion Factors) sarl, quella che vende in tutto il mondo, che ha domicilio in Lussemburgo. Poi, la 22srl, la ditta che produce la linea d’abbigliamento: è di proprietà olandese, con domicilio a San Martino del Piano, frazione di Fossombrone. Il suo amministratore unico è cittadino belga e la quota di maggioranza è detenuta da un’azienda olandese, la Cobalt BV. L’indagine della Guardia di Finanza è cominciata proprio da qui, dalla 22srl, di cui ha preso in esame gli utili, confrontando entrate e spese. Il dato che ha insospettito gli inquirenti, inizialmente, è stato lo scarso guadagno della 22srl, dovuto al fatto che il solo cliente era la Iff lussemburghese (nome che tra l’altro definisce l’intero incartamento anche presso la Commissione Tributaria regionale di Ancona: chiedendo del fascicolo Bikkembergs nessuno sa rispondere). E qui si traccia la prima tappa del percorso, la direttrice Fossombrone-Lussemburgo.
STABILE ORGANIZZAZIONE – Infatti, è la Iff (che distribuisce) a ricevere i guadagni che mancano nelle casse della ditta produttrice, e su di essi paga le tasse del paese di domicilio, molto inferiori a quelle italiane. Secondo le Fiamme Gialle, però, questo processo qualifica la Iff sarl come una “stabile organizzazione” operante in Italia attraverso la “22 srl”. Quindi, considerata un paravento fiscale per evadere le tasse nostrane. Inoltre i ricavi, già sottoposti a una tassazione inferiore, venivano ulteriormente diminuiti del costo relativo alle royalties corrisposte per l’utilizzo del marchio.
PENALE DA CAPOGIRO – Nonostante tutti, tre anni dopo, a luglio 2010, il presunto debito della maison Bikkembergs con il fisco ammontava a 111 milioni di euro, con tutti i 14 ricorsi del gruppo respinti, e altrettante sentenze favorevoli alle conclusioni dell’Agenzia delle Entrate. Gli avvocati dello stilista avevano fatto opposizione sostenendo che la Iff è una società straniera a tutti gli effetti, senza alcuna stabile organizzazione in Italia, e che la 22 srl è esclusivamente società di produzione. Ma la Commissione Tributaria riconobbe la correttezza dell’operato dell’Agenzia delle Entrate e, oltre a respingere tutti i ricorsi presentati dalle due società, le condannò a rifondere le spese di lite, di 44 mila euro. L’avvocato Francesco Giuliani, dello studio di Augusto Fantozzi (ex ministro delle finanze del governo Dini) definì la sentenza “paradossale, giuridicamente sbagliata, che equipara i ricavi ai redditi e contro la quale stiamo preparando ricorso in appello”.
RISCHIO LIQUIDAZIONE – Dopo il ritiro dei primi avvisi di accertamento trasmessi dalle Entrate alla società in Lussemburgo, sostenne poi, “la presunta evasione si è ridotta a 50 milioni di euro, più sanzioni e interessi per circa 40-50 milioni. Non tengono conto della realtà dell’azienda, e non prendono in considerazione i bilanci del gruppo, certificati dalla società lussemburghese Gefco, che provano come i costi sostenuti abbiano quasi azzerato i redditi”. L’avvocato fu tra l’altro il primo a parlare di “effetto domino” nell’ambito di questo caso: se la richiesta di sospensione della sentenza non fosse stata accolta, la 22 srl e la società di trading Iff sarl avrebbero rischiato la liquidazione, con conseguenti 50 posti di lavoro italiani persi. Attraverso i suoi portavoce, lo stesso Bikkembergs fece sapere di essere “Molto amareggiato e deluso. Mentre ci sono imprenditori italiani che spostano le loro società all’estero per non pagare le tasse, chi viene a produrre qui, perché crede nel valore aggiunto del made in Italy, è penalizzato. Ma se una giustizia c’é, salterà fuori”.
LA SVOLTA: LO STILISTA E’ INNOCENTE – E in effetti, sembra proprio che questa giustizia sia emersa, dato che in secondo grado la sentenza contro Bikkembergs (unificata in un unico procedimento mentre in primo grado venne trattata come una serie di procedimenti separati) si è ridotta a 1 milione e 800mila euro di mancate provvigioni. “Un importo che rimane comunque rilevante – fa sapere l’Agenzia Erariale delle Marche, che sta valutando l’ipotesi di ricorrere in Cassazione – e non annulla affatto la pretesa erariale ma la riduce parzialmente”. Dante Leopardi, responsabile amministrativo della Segreteria della Commissione Tributaria Provinciale di Pesaro, spiega che “entrambi i procedimenti di appello sono stati regolari, semplicemente si è trattato della diversa interpretazione di alcune norme. Il processo in sé non ha nulla di particolare, casi del genere sono molto comuni. Chiaramente, ciò che ha attirato l’attenzione erano le grosse cifre in ballo”. E le grosse cifre non solo hanno calamitato timori e malumori del comparto manifatturiero pesarese, ma hanno provocato un vero e proprio terremoto nell’economia locale.
LA CESSIONE A ZEIS EXCELSA – Se i piccoli calciatori si sono svegliati dal sogno senza troppi rimpianti, ben più preoccupati erano i 50 lavoratori della 22srl (in tutta Italia circa 70) legata al gruppo Bikkembergs, che è stato ceduto al gruppo Zeis Excelsa. “L’operazione che è stata fatta – spiega Gallone – si chiama in linguaggio tecnico ‘affitto di ramo d’azienda’, e il risultato è un cambio ai vertici ma senza particolari scossoni per i dipendenti. Certo, in fase di ristrutturazione c’è stata una lunga trattativa con i sindacati, e una decina di persone hanno perso il posto in seguito alla riorganizzazione interna, ma questo non è da attribuirsi direttamente al cambio di gestione”.
PRIMA LA LEGALITA’ – Se è un bene che le conseguenze economiche siano state mitigate, è pure vero che queste non dovrebbero in ogni caso influenzare il corso delle indagini. Dante Leopardi ci tiene a specificarlo: “Ritengo innanzi tutto che le sentenze non devono tener conto delle eventuali ricadute sull’economia locale ma devono occuparsi della corretta applicazione delle norme. Certo, il fisco influisce sull’economia in modo sempre più marcato ma proprio per questo tutti sono soggetti alle norme che disciplinano la materia e devono contribuire secondo la propria capacità contributiva. E’ ovvio che la scoperta di un ipotetico grosso evasore potrebbe alterare gli equilibri economici sia locali che nazionali ma ciò non toglie che comunque l’evasione deve essere combattuta con ogni mezzo legale”.
…E ANCHE IL MADE IN ITALY – Anche nella sentenza d’appello che “assolve” lo stilista si legge infatti che il sistema tributario nazionale deve essere ”equo”, altrimenti si rischia di ”far fuggire gli investimenti esteri”. In realtà, nonostante l’abbandono delle lande marchigiane, Bikkembergs non sembra voler lasciare l’Italia, che resta comunque una vetrina d’eccellenza. Secondo Fashion Magazine, infatti, lo stilista ha in serbo per il 2012 una nuova collezione primaverile womenswear. Il progetto della linea donna è stato fortemente voluto dal neoproprietario Maurizio Pizzuti di Zeis Excelsa, che dopo quasi un anno ha da quando ha preso il controllo della Bikkembergs, ha trovato un nuovo equilibrio “mente corpo” con il designer belga. Il fondatore del marchio continuerà ad essere l’anima creativa del gruppo, mentre l’imprenditore marchigiano gestirà la produzione sul territorio.