Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco. Sono parole di Confucio e sono anche alla base del metodo messo in atto a Bologna per proporre un percorso scolastico che cerchi di contrastare il fenomeno dell’abbandono dello studio che colpisce i ragazzi tra i 14 e i 18 anni. Si tratta della replica di un esperimento di Artademia, un progetto che propone modelli didattici alternativi, nato a Milano e che adesso verrà riproposto anche ai ragazzi emiliani.
«Ci rivolgiamo a ragazzi che hanno il bisogno di riscoprire i propri talenti e le proprie vocazioni – ha detto Daniele Quattrocchi, responsabile del progetto -: entreranno in contatto con il mondo del lavoro e con le professioni legate al web, all’agricoltura biologica e all’artigianato».
A Bologna, sono circa 800 i ragazzi che ogni anno interrompono i percorsi scolastici. Proprio tra questi verranno individuati gli alunni animeranno le lezioni, tutti i giorni dal lunedì al venerdì. Non avranno compiti a casa e non staranno seduti in classe, ma il loro approccio alle nuove discipline sarà di tipo pratico.
«Nel modello educativo che proponiamo non ci sono insegnanti che spiegano e alunni che ascoltano ma laboratori pratici che si svolgono anche fuori dalle aule tradizionali – spiega Quattrocchi – Le lezioni sono interattive, si basano sul dialogo e si sviluppano grazie alla collaborazione tra docenti e alunni». Ad esempio, per imparare la lingua inglese non si studierà la grammatica, ma ci si immedesimerà in situazioni tipo come l’acquisto di un oggetto al supermercato.
In più, ci saranno frequenti uscite didattiche tra mostre, musei, teatri e periodi di esperienze in campagna o nelle aziende accanto a professionisti. Un modo diverso, insomma, di concepire un’istituzione, la scuola, sempre più distante dai reali bisogni dei ragazzi.
(FOTO: Pagina Facebook Artademia)