Bono attacca la musica diventata troppo da femmine
29/12/2017 di Redazione
Bono Vox, il cantante degli U2, ha rilasciato una lunga intervista all’edizione americana di Rolling Stone. Molti media si stanno concentrando su una delle rivelazioni fatte dall’artista, ovvero di aver avuto diversi gravi problemi di salute che l’hanno spinto vicino alla morte.
Bono attacca la musica diventata troppo da femmine
Nel mondo musicalele sta però suscitando un dibattito più acceso un’affermazione piuttosto controversa fatta da Bono, che rimane una delle rockstar più note al mondo, una celebrità globale da ormai tre decenni. Bono ha infatti rimarcato di non trovare interessante la musica di oggi, diventata troppo femminile: la rabbia adolescenziale di un ragazzo ora troverebbe spazio solo nell’hip-hop. «Penso che la musica sia diventata molto femminile (girly, in originale). E ci sono aspetti positivi in questa trasformazione, ma l’hip-hop è al momento l’unico spazio per la rabbia maschile dei giovani, e non va bene. Quando avevo sedici anni ero molto rabbioso. C’è bisogno di uno spazio per la rabbia, e per le chitarre, che siano accompagnate da batterie elettroniche o meno non mi importa… Cosa è il rock& roll in fondo? La rabbia è al cuore di questa musica. Tanto buon rock&roll tende ad avere questo aspetto, il motivo per cui The Who sono stati un grande gruppo. O i Pearl Jam. Eddie (Vedder, Nda), ha quella rabbia».
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Il cantante degli U2 ha poi rimarcato di condividere l’idea di suo figlio Eli che ci sarà una rivoluzione che riporterà il rock rabbioso al centro della musica. Le parole di Bono a Rolling Stone sono state giudicate sessiste da molti commentatori online. Testate come The Independent, The Huffington Post oppure Observer hanno ripreso i commenti negativi twittati dai fan degli U2 oppure dagli appassionati di musica. La frase appare piuttosto infelice, visto che utilizza uno stereotipo di genere per descrivere una presunta debolezza contemporanea in realtà associabile anche a quanto prodotto dallo stesso Bono con gli U2. Che hanno abbandonato le chitarre rabbiose da un bel po’.
ANSA / STEFANO PORTA
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