Una bambina tornava a casa e cominciava a picchiare la sua bambola. È da questo strano comportamento di un’allieva di seconda elementare di soli 7 anni che sono partiti i sospetti sulle maestre di Partinico, comune del Palermitano, finite agli arresti domiciliari con l’accusa di maltrattamenti e violenze. «Zitta, finiscila o ti prendo a botte», «idiota», «scema», diceva la piccola rivolgendosi al giocattolo. Dunque, dai comportamenti inconsueti nascevano gli interrogativi dei genitori. Fino alla rivelazione di giocare a «fare la maestra», a rifare quello che vedeva in classe.
Le maestre arrestate ieri hanno un’età compresa tra i 45 e i 61 anni. Le prove a loro carico sono nelle immagini registrate dalle telecamere piazzate nell’aula di seconda elementare dagli investigatori della Guardia di Finanza, alla quale si erano rivolti i genitori della bimba. Scrive Alessandra Ziniti su Repubblica:
In quella seconda elementare di un istituto comprensivo di Partinico, grosso centro del Palermitano, le tre maestre sembra che non andassero troppo per il sottile per tenere a bada i loro alunni e per rimproverarli quando un compito non era fatto a dovere. Insulti, strattonamenti, schiaffoni erano la quotidianità ma più d’una volta le tre maestre, tutte con una certa esperienza sulle spalle, avrebbero colpito gli alunni con calci e colpi alla nuca.
Anche chi, come un bambino con una grave disabilità obbligato sulla sedia a rotelle, non era in grado di muoversi da solo. Piuttosto che aiutarlo, l’insegnante di sostegno gli riservava un trattamento che «infliggeva sofferenze fisiche e morali intollerabili», come ha scritto il gip Maria Cristina Sala nelle 56 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare con cui, accogliendo la richiesta dell’aggiunto Salvo De Luca e del pm Ilaria Di Somma, ha disposto gli arresti domiciliari per le tre maestre.
La telecamera ha ripreso una delle maestre mentre trascinava il bambino disabile dalla sedia a rotelle tirandolo giù per il cappuccio della felpa, mentre lo abbandona a terra per 7 minuti, mentre con il tacco della scarpa gli calpesta prima il piede, poi il ginocchio, mentre lo prende a calci e lo schiaffeggia o gli stringe la pelle con pizzicotti. Il bambino tornva a casa con dei lividi. «Quando chiedevo spiegazioni, la maestra mi diceva che cadeva e siccome lui non cammina bene, le credevo», ha raccontato la mamma.
(Foto di copertina: fermo immagine da video della Guardia di Finanza di Palermo)