La bufala della Coca-Cola contaminata da HIV

14/09/2017 di Gianmichele Laino

Ma davvero pensavate che l’HIV (e quindi l’AIDS) potesse trasmettersi attraverso una lattina di Coca-Cola?  Pare che tantissima gente ci sia cascata e abbia condiviso in maniera compulsiva attraverso WhatsApp un messaggio che contiene questo testo approssimativo e sgrammaticato:

C’è una notizia della polizia. È un messaggio urgente per tutti. Per i prossimi giorni non bevi nessun prodotto della Coca Cola, come la coda nera, il fioravanti di succhi, lo sprite ecc. Un lavoratore aziendale ha aggiunto il suo sangue contaminato da AIDS. Vedi MDTV. Si prega di inviare questo messaggio a tutti gli utenti della tua lista. REPETIR: Messaggio importante dalla polizia metropolitana a tutti i cittadini. Per le prossime settimane, non bevi alcun prodotto Coca Cola in quanto un lavoratore della società ha aggiunto il suo sangue contaminato da HIV (AIDS). È stato mostrato ieri in Sky News. Invia questo messaggio alle persone che ti interessano.

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BUFALA COCA-COLA AIDS, L’ORIGINE DELLA FAKE NEWS

Abbiamo riportato il messaggio nella sua versione originale, senza correggere gli errori, proprio per dimostrare che la sua fonte è palesemente inattendibile. Inoltre, presenta degli elementi piuttosto dubbi a cui è veramente molto difficile credere: avete mai sentito parlare di una bevanda della catena Coca-Cola chiamata «coda nera» o «fioravanti di succhi»?

Si tratta, con ogni probabilità, di un messaggio direttamente copiato e incollato da Google Traslate. Il sito di debunking Butac ha individuato una sua possibile origine in un vecchio post del 2014 che circolava su Facebook e che riguardava – questa volta – la Pepsi. Questo post, che ha raggiunto le 13mila condivisioni, parlava della polizia di Nuova Delhi in India (ecco il probabile luogo di partenza della bufala) e continuava a far leva sull’ipotesi di un contagio da HIV direttamente dalla lattina della nota bevanda.

BUFALA COCA-COLA AIDS, ECCO COSA CAMBIA NELLA VERSIONE ITALIANA

La versione italiana dello scherzo di pessimo gusto, oltre a cambiare la marca della bibita, aggiunge anche in coda al messaggio un invito («invia questo messaggio alle persone che ti interessano») che fa assumere alla bufala la classica formula delle catene di Sant’Antonio. Un modo piuttosto strano per dimostrare il proprio affetto nei confronti di un nostro contatto WhatsApp, no?

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