La bufala del richiamo ministeriale sulla passata Mutti
16/11/2017 di Stefania Carboni
Il Ministero della Salute emette regolarmente richiami verso alcune aziende per prodotti alimentari che andrebbero levati dal mercato perché non salubri e pericolosi. Qualcuno però in rete ha creato un fotomontaggio ad hoc mettendo tra i richiami anche la passata di pomodoro Mutti. Si tratta di una fake news in piena regola. Non è satira ma una bufala che rischia di danneggiare una azienda italiana.
Come ben spiega il sito Butac nella foto ci sono alcune anomalie che svelano il clamoroso fake. Fake che, per la miriade di boccaloni sul web, rischia anche di creare un danno di immagine a una realtà italiana.
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In alcuni campi compilati dal funzionario del Ministero della Salute l’inchiostro figura in due diverse tonalità: una nera e l’altra tendente al grigio chiaro. In pratica hanno modificato uno dei tanti pdf in rete. Non solo. Basta andare su “Avvisi di Sicurezza del sito del Ministero della Salute” e cercare nella sezione dei richiami di prodotti alimentari per capire come non esista la Passata Mutti. Nessun richiamo, nessun ritiro. Non c’è nulla nemmeno nel sito dell’Unione europea dedicato alle allerte (RASFF).
Arsenico nella polpa di pomodoro? Nulla di più falso. Il documento fake riporta il numero di identificazione dello stabilimento, che in questo caso è MA AGR 1898. La Mutti – come spiega Butac – è una società italiana, con stabilimenti in Italia, per cui il numero di identificazione dello stabilimento dovrebbe cominciare con IT. Il numero di riconoscimento dello stabilimento viene assegnato ai sensi del Reg. CE 853/2004 per la produzione di alimenti di origine animale, la Mutti che produce passata di pomodoro non può aver ottenuto questo numero. Il numero in questione indicato nella immagine, spiega il sito di debunking, appartiene a uno stabilimento in Marocco. Quale? Ma quello dei filetti di acciughe (realmente ritirati dal mercato quindi non entrate nel panico per favore) distribuiti da una nota catena di discount.
Questo tipo di bufale, oltre a creare assurdi allarmismi alimentari, rischia di danneggiare seriamente l’immagine di una azienda che produce in Italia. Anche la Mutti è intervenuta sulla vicenda.