La bufala della preghiera dell’alpino vietata

18/08/2015 di Redazione

Il sito Bufale un tanto al chilo rivela che l’indignazione di tanti «cristiani» e politici che si sono levati a difesa degli alpini, fonda in realtà su una menzogna.

Lago Maggiore, il monumento agli alpini caduti
Lago Maggiore, il monumento agli alpini caduti (Via Wikipedia – pubblico dominio)

LA VERA STORIA DELLA PREGHIERA DELL’ALPINO –

La «Preghiera dell’alpino», che ieri molti hanno detto censurata dalla diocesi di Vittorio Veneto, levando alte le grida contro un vescovo «nemico della patria» è in realtà stata riscritta più di 40 anni fa ed è da più 40 anni che la versione che si dice censurata non è pronunciata in chiesa, se non nelle cerimonie -riservate- all’associazione degli alpini e quando questi ne facciano richiesta:

Ops, la millenaria civiltà cristiana è sparito, e siamo nel 1972, più di quarant’anni fa: un prete, un monsignore, quindi non l’ultimo degli atei, aveva già pensato che la frase che oggi lamentiamo esser stata censurata fosse anacronistica e troppo pesante per venire inclusa nella preghiera. Ma la storia non finisce qui, nel 1985 il testo di mons. Parisio diventa ufficiale, ed è l’unico riconosciuto come testo della preghiera dell’alpino. Ma non è finita, almeno non del tutto, il presidente dell’ANA Caprioli decide negli anni novanta di fare richiesta che la preghiera riprenda la sua forma del 1949 nelle cerimonie in presenza dei soli iscritti all’ANA, e usare invece il testo del 1985 in tutte le altre occasioni.

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LA BUFALA CHE PIACE AI POLITICI DI DESTRA –

Così spiega BUTAC dettagliando la storia della preghiera, che in origine inneggiava anche al duce e al re e che nel 1972 ha perso il riferimento alle armi, la censura del quale ha tanto indignato i sedicenti patrioti, spingendo politici come Salvini e Meloni a insorgere in difesa di non si sa bene quali valori traditi. Nessuna offesa agli alpini quindi, ma, come spesso accade, solo una banale offesa all’intelligenza da parte dei soliti mestatori che s’atteggiano a difensori di «valori» che poi mostrano di non conoscere e comprendere, finendo persino ad insegnare ai vescovi come si dice la messa, facendo scontate figuracce.

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