Cara maglia, quanto ci costi?

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Come fa una casacca della nostra squadra preferita a costare otto euro appena uscita dalla fabbrica per poi essere venduta ad un prezzo dieci volte maggiore? Viaggio nello strano mondo della realizzazione e della commercializzazione delle divise che amiamo

Sabato 25 inizierà il campionato di calcio. Dopo un’estate a base di europei, calciomercato stantìo, abbandoni eccellenti ed arrivo di ottimi rincalzi il tifoso medio è pronto a ripartire per un’altra stagione fatta di sfottò, pianti, urla di gioia.



L’IMPORTANZA DEL RITO – Importantissimo in questo caso l’abbigliamento. Come tutti i veri supporter sanno, questo è uno degli elementi cardine del rito del pallone, della religione del tifo. Se la vita ha trasformato il fan in un personaggio abbastanza sedentario che non ricorda più l’ultima volta che è stato in gradinata è possibile godersi il proprio spettacolo preferito in casa o al bar. Solita posizione sul divano o seggiolino preferito, oggetti al solito posto o sempre la solita ordinazione per esorcizzare la scrivania, telefonino a portata di mano per messaggini più o meno provocatori ad amici dalla fede diversa. Se invece si è ancora leoni da stadio basta una bandiera, un simbolo del proprio gruppo organizzato, una bottiglietta il cui tappo verrà consegnato ai tornelli ed eventualmente una boccetta di caffé Borghetti comprata dall’abusivo fuori dallo stadio, ma questa solo per la stagione invernale.



75 EURO – Tutto perfetto, manca solo una cosa, la maglia della propria squadra. Esistono persone che non si accontantano della bandierina o della sciarpa ma che vogliono indossare, com’è giusto che sia, i colori della propria squadra. Siano queste Inter, Milan, Palermo, Chievo, Tritium. Però. Come si fa ad acquistare sereni una maglietta quando nei negozi ti si sparano cifre improbabili? L’esempio più lampante: la maglietta dell’Ac Milan di questa stagione da Decathlon sta a 75 euro. 75. Quanto una camicia di Armani se non di più. Perché?



PREZZI – Magari è un caso isolato. Andiamo a vedere nello store ufficiale del Milan.  82 euro. Avrei risparmiato da Decathlon. Passiamo dall’altra parte del naviglio. Inter: 80 euro. Juventus: 80 euro. Scendiamo di qualche chilometro. Sampdoria: 80 euro. Roma. La proprietà americana fa si che le magliette vengono vendute in dollari. Il prezzo però è di 100,80 dollari, pari a 81,5 euro. Scendiamo tra le squadre cosiddette di seconda fascia: Palermo: 82 euro. Bologna, incredibile dictu, 69 euro.

FALSO E’ REATO – Cosa si può dire? Niente. Una maglietta di calcio originale ha un prezzo per molti tifosi a dir poco inaccessibile. Ed abbiamo anche una serie di marche come Adidas, Nike, Kappa, Puma, Macron. Anzi, il Bologna è la squadra che garantisce il risparmio più alto. Si, volendo si può acquistare la maglietta della stagione precedente. In questo caso tutte le squadre se la cavano con una media di 50 euro. Che poi è vero, le maglie tendono a cambiare ogni anno, specie quelle delle squadre principali, ma i colori restano sempre uguali. Anche in caso di acquisto di maglie contraffatte. Tutti i tifosi sanno che una maglietta da una bancarella va dai 10 ai 15 euro. Magari la qualità sarà opinabile, ma l’effetto è sempre quello.

SENSIBILIZZIAMO I CONSUMATORI – Il Bologna però mi mette sull’attenti. Acquistare un prodotto falso è un reato. Come spiega Mdc esiste una campagna, “io non voglio il falso”, voluta nel 2010 dal Dipartimento per l’impresa e l’internazionalizzazione – Direzione generale per la lotta alla contraffazione – Ufficio italiano Brevetti e Marchi del Ministero dello Sviluppo Economico, in collaborazione con le Associazioni Acu, Adiconsum, Adoc, Assoutenti, Codici, Federconsumatori, Movimento Consumatori e Movimento Difesa del Cittadino. La campagna ha lo scopo di sensibilizzare i consumatori sull’illegalità della contraffazione e quindi dell’acquisto di prodotti contraffatti e della eventuale pericolosità derivante dall’acquisto di tali beni.

 

PERCHE’ DEVO PAGARE TANTO? – Ok, devo sostenere il commercio legale e se indosso una maglietta contraffatta passo per ladro. E paghiamo questa cifra per avere la mia maglietta del Milan. A questo punto però mi resta una semplice domanda: per quale motivo devo pagare così tanto un indumento fatto in poliestere o in dry fit, comunque in materiali plastici. Passione maglie, portale generalmente ben informato su quanto riguarda le magliette di calcio, ha provato a porre una serie di domande ai principali produttori di maglie, per intenderci a tutte le marche che forniscono materiale sportivo per le squadre di Serie A.

INFORMAZIONI QUASI SEGRETE – Ai produttori vennero fatte tre domande. Soffermiamoci sulla prima la quale s’interessava del prezzo del prodotto uscito dalla fabbrica e come si arriva al prezzo finale che come abbiamo visto varia da 60 a 80 euro. Le aziende che hanno risposto a questa domanda sono state Adidas, Givova, Kappa, Joma, Legea, Lotto, Macron. Tutte le aziende non hanno voluto rivelare quello che è il prezzo d’uscita dalla fabbrica. Ognuna di loro ha fornito però delle motivazioni particolari che sottintendono il prezzo finale. Givova, che fornisce Chievo e Catania, ha specificato che molto dipende dal blasone della squadra, che incide sul 30/35 per cento sul prezzo proposto al pubblico.

IL RUOLO DELLE ROYALTIES – Adidas si difende con l’aumento delle materie prime. Joma, che fornisce la Fiorentina, mette in chiaro che tutto dipende dal luogo di produzione, dalla ricerca dei materiali e dai dettagli tecnici -aggiungiamo noi, toppe e scritte- che incidono sul prezzo finale. In questo caso si specificano anche le royalties da riconoscere alla società. Legea conferma che il suo prezzo massimo è di 60 euro dai quali vengono ricavate le royalties. Il tutto viene reso ammortizzabile da un’efficace lotta alla contraffazione ed a una brillante strategia di marketing.

IL COSTO DI UNA MAGLIETTA DELLA SAMPDORIA – Nel dicembre 2011 un articolo del Secolo XIX ci spiegava invece come si arriva al prezzo finale di 80 euro per quanto riguarda una maglietta di calcio della Sampdoria, griffata Kappa, marchio torinese del gruppo BasicNet. La maglia è prodotta in Asia ed il suo costo all’uscita della fabbrica varia da sette a otto euro. Con le spese di trasporto verso l’Italia ed il ciclo produttivo, il prodotto arriva a costare 13-14 euro. A quel punto l’azienda torinese la vende ai negozi di articoli sportivi a 30 per rientrare del costo della sponsorizzazione, che si aggira sugli 1,7 milioni di euro a stagione. Il ricarico del negoziante è del 100 per cento, quindi si arriva a 60 euro. Aggiungiamoci anche l’Iva al 21 per cento ed eccoci qua, euro più euro meno.

ITALIA E FRANCIA LE PIU’ CARE D’EUROPA – Ora avete capito perché una maglia di calcio costa così tanto. Ora è necessario capire: siamo soli in questo mondo? Una ricerca di Sport und Markt del febbraio 2012 ha preso in esame 27 marche di abbigliamento sportivo fornitrici delle squadre più importanti del Vecchio Continente nella stagione 2011/2012. In Europa una maglietta replica senza personalizzazioni costa una media di 65 euro mentre il range va da 42 a 81 euro, con le variazioni di prezzo più importanti riscontrate in Spagna ed in Italia. Il paese più economico per le maglie di calcio sembra l’Inghilterra, con un prezzo medio di 41 sterline, pari a circa 50 euro, mentre i paesi più costosi sono Francia ed Italia con una media di 71 euro seguiti a 70 dalla Germania. In Spagna la media è di 65 euro, ma due squadre del campionato (indovinate chi) hanno prezzi di 81 euro.

IL PARADISO INGLESE – In Inghilterra quindi le maglie costano meno. Basta fare un giro su internet sui vari forum specializzati per capire che molti appassionati quando viaggiano oltremanica mettono in conto l’acquisto di una maglietta della propria squadra perché questa costa meno che a casa  nostra. Ma perché avviene tutto questo? Semplice, perché non esiste il mercato della contraffazione. Niente sommerso, tutto originale e di conseguenza il prezzo scende per tutti. Questo vale sia per le magliette della Premier League sia per quelle delle leghe minori. I volumi di vendita permettono di rientrare dei costi anche con un margine inferiore.

CULTURA DELL’ORIGINALE – Con una politica del genere però si apre un secondo problema. Quanti acquisterebbero una maglietta da calcio a 55 euro anche contando sul prezzo limitato garantito dal falso? L’unico modo per contrastare la piaga del sommerso e del falso è quello di agire contro coloro che alimentano questo mercato. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha comunicato lo scorso otto maggio il sequestro di maglie da calcio contraffatte, un reato che, “oltre ad alterare il normale funzionamento del libero mercato, rappresenta un danno economico per produttori e commercianti ed un pericolo per la salute dei consumatori”.

VALE ANCHE PER LA NAZIONALE – Quotidiano Piemontese ci riferisce poi del sequesto avvenuto a Cuneo di 80 capi tra t-shirt e maglie da gioco, identiche a quelle ufficiali, sulle quali compariva il logo della Figc e il nome di alcuni celebri calciatori. I due rivenditori, ambulanti con regolare licenza, esponevano il materiale in bella mostra. hanno esposto, in bella mostra, materiale con il logo della nazionale di calcio italiana. I due sono stati denunciati per i reati di ricettazione e vendita di prodotti con segni falsi. Il reato in questo caso sta nella produzione e nella diffusione di un simbolo registrato, il logo della Federazione Italiana Gioco Calcio, che soltanto pochi operatori in Italia possono produrre e distribuire.

RITO LAICO – Il calcio è un aggregatore sociale. I tifosi di ogni età sognano di emulare i loro beniamini. Da chi è cresciuto con il sogno di segnare in una finale mondiale per trovarsi poi al centro commerciale con la moglie mentre la sua squadra sta giocando l’anticipo del sabato al bambino che desidera con tutta la forza che ha in corpo la maglietta griffata del proprio beniamino, tutti vogliono indossare i colori della propria città, della propria squadra. Una devozione quasi religiosa che nons i esaudisce in un santino né in una preghiera. La maglia è il simbolo di quella devozione laica che volente o nolente invade ogni tifoso.

AIUTIAMO I TIFOSI – Per questo è abbastanza scioccante scoprire che una maglietta fatta di plastica costi così tanto. Il caso della maglietta della Sampdoria è emblematico. Una maglia fatta in materiale elastico anche abbastanza elaborata come quella blucerchiata costa all’uscita dalla fabbrica 8 euro. Se ne potrebbero comperare dieci. Poi giustamente il produttore vuole rientrare delle spese sostenute per realizzare il disegno e per la sponsorizzazione della squadra. Passi anche per l’Iva massima essendo una maglia da calcio un bene non necessario ed equiparabile a qualsiasi abbigliamento. A lasciare perplessi è il ricarico del negoziante, il 100 per cento. Forse in questo caso le squadre potrebbero mettersi d’accordo per ridurre questo margine così da facilitare la distribuzione del prodotto originale ma quando sono loro stesse a proporre poi nei siti ufficiali prezzi del tutto simili a quelli di un negozio allora poi non possiamo lamentarci che qualcuno foraggi il crimine acquistando i propri colori a un prezzo minore. Per dirne una, due anni fa al Serravalle Outlet la Asics vendeva le maglie del Torino della stagione precedente a cinque euro l’una. Andavano a ruba. Non diciamo cinque euro ma un prezzo ragionevole si, perché un uomo è rossonero, giallorosso, nerazzurro, bianconero prima ancora che un simbolo di un’azienda. (Photocredit Lapresse)