La rabbia dei carabinieri di Firenze per la presunta violenza sessuale che infanga l’Arma

11/09/2017 di Redazione

Tra i carabinieri di Firenze c’è amarezza, sconcerto e anche rabbia per i presunti stupri commessi dai loro colleghi nei confronti di due giovani ragazze americane. Nessuno per il momento prende parola in forma pubblica, ma dietro anonimato si possono leggere diversi sfoghi rabbiosi in un articolo pubblicato da La Stampa di oggi. «In dieci minuti di follia, sono riusciti a bruciare due secoli di storia dell’Arma», è la frase che Maria Vittoria Giannotti sceglie per identificare il sentimento prevalente tra i carabinieri di Firenze.

L’AMAREZZA DEI CARABINIERI DI FIRENZE PER LE ACCUSE DI STUPRO CONTRO I LORO COLLEGHI

L’amarezza tra i militari che lavorano nella città toscana è diffusa in modo forte, e serpeggia tanto tra chi ricopre ruoli di responsabilità come tra i giovani che svolgono i loro primi incarichi nell’Arma. In forma anonima le dichiarazioni evidenziano la forte tensione che alberga tra i carabinieri di Firenze. «Da qualche giorno viviamo in un clima surreale e il disagio che proviamo è tangibile anche nel rapportarsi tra noi colleghi. Se le accuse delle due studentesse dovessero essere confermate, dovranno essere puniti in modo adeguato».

 

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Tra tutti i carabinieri sentiti da Maria Vittoria Giannotti nel pezzo della Stampa emerge la convinzione della necessità di una punizione esemplare nel caso di conferma del quadro accusatorio nei loro confronti. «Non so se questi ragazzi si rendano conto di quale danno ci abbiano procurato. Ci vorranno anni per sanare questa ferita», rimarca un militare vicino alla pensione, mentre un carabiniere con incarichi di responsabilità evidenzia come «tutta l’Arma è sconvolta e arrabbiata e siamo i primi a voler far emergere la verità. Ma essere nell’occhio del ciclone per un fatto così grave, quando tanti di noi hanno sacrificato la vita e gli affetti familiari per questo lavoro, fa male. Mi resta l’amarezza per chi, ogni giorno, fa il suo lavoro per bene».

Foto copertina: ANSA/MAURIZIO DEGL INNOCENTI

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