I cartelli della droga stanno uccidendo il calcio colombiano

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Quattro club indagati da quando il Congresso sta affrontando il problema del riciclaggio di denaro. Una situazione che minaccia di far sparire questo sport amatissimo.



Per una squadra di calcio impantanata nei debiti e con una lunga serie di sconfitte, una sacca piena di 7 milioni di dollari è una manna dal cielo. E questo era solo un piccolo assaggio, scrive il Guardian.

LA MANNA DAL CIELO – I tempi erano duri per l’ Independiente Santa Fé di Bogotà. L’ultima volta che aveva vinto il titolo nel campionato colombiano era stato nel 1975, il club stava accumulando debiti e spesso i giocatori non venivano pagati in tempo. Poi, secondo gli investigatori, sono cominciati ad arrivare sacchi pieni di contanti intorno al 2002, e la fortuna faceva svoltare il club verso il meglio. La squadra ha attirato giocatori argentini tra le sue fila e da quest’anno sta assaporando la possibilità di vincere un titolo colombiano nella prima divisione del campionato per la prima volta dopo 35 anni.



IL CALCIO COME FACCIATA – Ma i fondi che hanno trasformato le fortune del club non sono arrivati da un gentile benefattore. Il denaro si dice sia arrivato da Julio Alberto Lozano, uno zar fra i signori della droga, che hanno acquistato quote nel club attraverso amici e parenti. Così come ha costruito quello che la polizia afferma essere oggi il più potente cartello della droga colombiano, Lozano ha usato il Santa Fé come facciata. Gli investigatori americani affermano che Lozano abbia spedito 960 tonnellate di cocaina verso gli Stati Uniti e l’ Europa negli ultimi cinque anni. L’organizzazione, il cartello denominato El Dorado, avrebbe riciclato una parte dei suoi profitti, parliamo di 1,5 miliardi di dollari attraverso il club.

IL GIOCATTOLO DI PABLO ESCOBAR – Purtroppo per il calcio colombiano, la storia del Santa Fé, non è un caso isolato. Per anni lo sport è stato contaminato dalla associazione con i baroni della droga e i criminali e altri tre dei 18 club di prima divisione sono sotto inchiesta per riciclaggio di denaro. Legami tra i cartelli della droga e il calcio sono esistiti per più di tre decenni, dal momento che già nel periodo d’oro dei cartelli negli anni 1980 e nei primi anni ’90, i signori della droga acquistatavano squadre come fossero giocattoli. Pablo Escobar era proprietario dell’ Atlético Nacional, il Millionarios apparteneva al rivale narcotrafficante Gonzalo Rodríguez Gacha, e i fratelli Rodríguez Orejuela, del cartello di Cali, si dividevano le quote di proprietà del club América de Cali. I capoccia pompavano le squadre con soldi per comprare i migliori giocatori internazionali e aumentare gli stipendi a livello locale. Ma le ultime rivelazioni sul riciclaggio di denaro hanno costretto il governo colombiano ad agire. Il Presidente Juan Manuel Santos, benché tifoso sfegatato del Santa Fé, ha annunciato una “tolleranza zero” sulla politica dei narco nel calcio, che ha denunciato come “ripugnante“. In un recente discorso ha detto di voler porre fine al “macabro rapporto tra criminali e calcio“.



BORSONI ZEPPI DI CONTANTI – I legami tra il Santa Fe e il cartello di El Dorado sono cominciati ad emergere la scorsa primavera nelle relazioni tra informatori e agenti di polizia sotto copertura. Nel mese di giugno i pubblici ministeri hanno annunciato che era in corso una indagine penale sui proprietari di diversi team e uno di loro è stato poi arrestato a Buenos Aires con un passaporto guatemalteco falso. Un testimone ha raccontato agli inquirenti di aver visto personalmente il borsone imbottito di soldi in contanti consegnato consegnato direttamente ai dirigenti del Santa Fé. Nel mese di ottobre la polizia ha sequestrato 103 milioni di dollari e ancora altri 17 milioni in contanti trovati in diversi veicoli in sosta in tutta Bogotá. Il denaro, hanno detto i pubblici ministeri, doveva essere riciclato attraverso il club di Santa Fé.

GLI SPONSOR ABBANDONANO – Il giorno successivo, la birra Aguila il più grande sponsor della squadra, ha ritirato i suoi finanziamenti. Venne anche fuori che il revisore dei conti del club, che è stato ucciso a luglio dopo essere stato interrogato dai pubblici ministeri, era stato anche revisore dei conti per l’ex capo paramilitare Salvatore Mancuso, un partner di Escobar nel 1980. Organi di informazione hanno riferito che nel mese di novembre Julio Alberto Lozano, si sarebbe  consegnato alle autorità statunitensi a Miami, ma gli investigatori colombiani hanno detto che dopo quasi un mese non hanno ancora ricevuto la conferma della sua custodia. César Pastrana, il presidente del club, ha dichiarato “porte aperte” agli inquirenti, ma ha sottolineato che “nessuno è colpevole fino a prova contraria“. Il club ha avuto un passato travagliato. Uno dei suoi presidenti è stato ucciso a Bogotà nel 2002. Eduardo Luis Méndez, un avvocato penalista, ha rilevato la società nel 2003 e ha guidato il club fino al 2007 quando è stato estradato negli Stati Uniti per ostruzione della giustizia in un caso in cui egli ha agito come avvocato della difesa di un trafficante di droga.

O SI CAMBIA, O E’ FINITA – Il Congresso colombiano è a un passo dalla approvazione di un disegno di legge che renderebbe il finanziamento di squadre di calcio più trasparente, la creazione di incentivi per i club di calcio per diventare aziende private e che impone un obbligo per ogni club di segnalare le operazioni ad una unità speciale del ministero delle Finanze che indaga su reati finanziari e sul riciclaggio di denaro.”O si cambia il calcio o sarà tutto finito per noi“, ha detto Santos. “Non ho intenzione di permettere la scomparsa del calcio colombiano“.”Il calcio ha un sacco di finestre attraverso cui il denaro illegale può entrare“, ha detto l’avvocato generale Guillermo Mendoza. Un modo per riciclare il denaro attraverso il calcio è un club che compra un giocatore per, diciamo, 100.000 dollari, ma lo mette sui libri contabili a 1.000.000 di dollari. Si possono anche gonfiare gli stipendi e le vendite dei biglietti.

ADDIO AL TITOLO – Insomma, il governo è alla ricerca di una “salvezza” per il calcio colombiano. Ma per il Santa Fé il futuro resta incerto. Le attività di indagine stanno di nuovo mettendo a dura prova la squadra. “Tutto questo parlare di soldi della mafia nel club deve avere colpito i giocatori: è scoraggiante, e ha colpito i tifosi“, ha detto Climaco García, un negoziante vestito con una maglia di colore rosso vivo con i simboli della sua squadra, mentre lasciava lo stadio dopo un recente incontro del Santa Fé. “Ci sono state voci da anni, ma noi non volevamo crederci“. Il presidente del club dimessosi il mese scorso dopo un’altra sconfitta, sta progettando di vendere i suoi tre giocatori stranieri, tra cui il centrocampista argentino Omar Pérez. Senza sponsor e senza i soldi della droga per salvare il loro club, i tifosi delusi del Santa Fe devono rassegnarsi alla realtà che la possibilità di vincere un titolo del campionato colombiano sembra più lontana che mai.