Casaforte, il Monte dei Paschi di Siena e i “risparmiatori traditi”

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Per analisti finanziari e media fu un'operazione che lascia ancora perplessi, tra rischi alti e bassi profitti. Per l'azienda nessun pericolo per i correntisti, mentre l'Adusbef di Elio Lannutti ha citato in giudizio il terzo polo bancario e gli organi di vigilanza

“Buongiorno, sono un piccolo risparmiatore che si sente tradito dalla sua banca”. Chi ci scrive è un pensionato, che quasi tre anni fa decise di investire “una parte consistente delle sue disponibilità” in un’obbligazione promossa dal Monte dei Paschi di Siena, il terzo polo bancario italiano, prima che venisse alla luce lo scandalo legato all’acquisto di Antonveneta e alle operazioni di ristrutturazione dei derivati Alexandria e Santorini da parte dell’istituto allora presieduto da Giuseppe Mussari. Se le vicende di questi strumenti finanziari sono abbastanza note, con perdite per un totale di 730 milioni di euro, negli ultimi mesi i magistrati senesi hanno sottoposto al vaglio delle analisi anche altri titoli, concentrando inoltre un filone dell’inchiesta sulla cosiddetta “banda del 5 per cento”. In pratica, quel gruppo di dirigenti – con in primis l’ex capo dell’area finanza Gianluca Baldassarri – che per i pm era in grado di “fare la cresta” su alcune operazioni della banca, inserendo commissioni non dovute e dividendosi la percentuale incassata.



LA QUESTIONE CASAFORTE – Nella mischia delle speculazioni del management i media hanno inserito negli scorsi mesi anche il titolo “Casaforte Classe A”. “Lo avevo scelto perché mi era stato presentato come un prodotto dal rischio contenuto: non avevo alcun interesse se non la conferma dei miei capitali e il loro adattamento all’aumento del costo della vita”, ci spiega un pensionato che aveva sottoscritto l’obbligazione quasi tre anni fa. Poi, dopo i primi articoli di denuncia, arrivarono anche alcune interrogazioni parlamentari: si ricordano quelle del presidente dell’Adusbef, Elio Lannutti, ex senatore dell’Italia dei valori, che tuonò contro quella che definì “un’operazione di finanza spericolata appioppata ai risparmiatori ignari”. Fino a quella dell’ex parlamentare della Lega Nord Gianni Fava. L’attuale assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia, dopo aver criticato il piano di riorganizzazione interna del gruppo – con tanto di annunciate esternalizzazioni, che colpivano anche i dipendenti mantovani, ndr – denunciò i presunti rischi connessi a Casaforte, in un’interrogazione alla Commissione Finanze nel quale concludeva come “l’operazione di ingegneria finanziaria fosse la stessa che ha innescato l’ultima grande crisi finanziaria”. Accuse rigettate dall’ad di Mps Fabrizio Viola che lo incontrò e come riporta un’intervista concessa al Corriere di Siena gli consigliò di “evitare, anche nel suo interesse, affermazioni forti su attività e prodotti”. Come dimenticare, poi, l’inchiesta di Paolo Mondani su Report, in occasione della quale Milena Gabanelli definì Casaforte un’operazione finanziaria volta a “spremere i correntisti a loro insaputa“. Non senza svelare, attraverso le confessioni nel servizio di alcuni dirigenti coperti dall’anonimato, le presunte pressioni ricevute per vendere a ogni costo le obbligazioni ai clienti. Di fronte allo scandalo che si infittiva, anche il “pensionato tradito”, temendo che l’intero sistema crollasse, scelse di disfarsi dei suoi investimenti, “con una perdita di poche migliaia di euro, ancora accettabile”, ci spiega. “Chissà se chi ha acquistato è a conoscenza di cosa si ritrova tra le mani”, aggiunge. Eppure, per Mps non c’era alcun rischio per i risparmiatori: lo stesso Viola parlò di “un buon livello di remunerazione, con un profilo di rischio attenuato da garanzie immobiliari”, cercando di rassicurare tutti. Ma per comprendere meglio la questione serve fare un passo indietro, al tempo dell’operazione di cartolarizzazione che sta alla base dell’emissione dei titoli Casaforte.



UN PASSO INDIETRO – Tutto risale al 2009, quando MPS ha bisogno di recuperare fondi per pagare l’operazione Antonveneta, acquistata per 9 miliardi e 300 milioni di euro (poi lievitati a 10,3) da Emilio Botin, presidente di Banco Santander, che l’aveva comprata due mesi prima per 6,3 miliardi. Una questione poi finita nello scandalo che ha sconvolto il terzo polo bancario italiano, insieme alle questione dei derivati Alexandria e Santorini. Fu in quell’anno, così, che il Gruppo MPS e il presidente Giuseppe Mussari decisero di portare avanti quella che fu definita un’ “operazione di valorizzazione di parte del patrimonio immobiliare strumentale del gruppo”. In pratica, il “Progetto Chianti”, poi diventato noto al grande pubblico come operazione Casaforte, dal nome della società italiana che avrebbe emesso l’omonima obbligazione. Mps vendette a un consorzio costituito da Mediobanca, AXA e per l’8 per cento dalla stessa Bmps, gli immobili delle 683 filiali di proprietà. La società che compra le filiali è l’azienda veicolo Perimetro Gestione Immobiliare. Siccome questa non ha i soldi per poter acquistare i palazzi, si fa finanziare dalla stessa banca, attraverso un mutuo. In modo da non comparire nell’operazione come creditore, però, Mps finanzia una sorta di fondazione olandese, che a sua volta fonda la Casaforte Srl, che rileva il credito che Bmps ha nei confronti del consorzio. Un giro strano, una ragnatela di società che ha lasciato perplessi diversi analisti. E che permette però, attraverso la Casaforte Srl, di emettere e proporre ai clienti le obbligazioni Abs Casaforte 2040. Titoli che erogano una cedola – l’interesse collegato alla stessa obbligazione e corrisposto periodicamente, ndr – distribuita semestralmente, del 3 per cento annuo fino al 30 giugno 2012. Prima di passare a un regime variabile: le cedole successive semestrali sono quindi indicizzate all’Euribor 6 mesi, più un 1,05% lordo. Di queste obbligazioni, quindi, Mps non risulta l’emittente, ma semplicemente il promotore. Per questo, se l’operazione andasse male e il titolo non pagasse le cedole o non rimborsasse il capitale, a rimetterci non sarebbe direttamente la banca. Questo perché chi si impegna nei confronti del sottoscrittore era la Casaforte Srl.

I RISCHI DENUNCIATI ON LINE – Già al momento dell’emissione dei titoli Casaforte e del prospetto informativo, approvato dalla Consob, diversi analisti finanziari e associazioni di categoria avevano subito denunciato l’acquisto di queste obbligazioni come non conveniente. Questo spiegava l’Aduc: “Obbligazione Casaforte proposta da MPS: se non è un ‘pacco’ è un ‘mattone’?”, scriveva Alessandro Pedone dell’associazione che si occupa di consulenza e informazione finanziaria. Oggi ricorda: “Il punto di fondo è che i rendimenti erano minimali rispetto al rischio del prodotto: questo ha fatto sì che nel tempo poi il prezzo dell’obbligazione fosse crollato”, sottolineando come il titolo fosse stato venduto in maniera massiccia ai risparmiatori. Basta poi fare altre ricerche su Internet e tra i forum finanziari per trovare commenti che scoraggiano all’acquisto del titolo, quando questo fu proposto, come su finanzaonline.it . Su lamiafinanza.it si spiegano invece ulteriori dettagli:



“Casaforte Classe A è un titolo costoso: sul prezzo iniziale (pari a 100) grava il 3,25% di costi ( 3% di collocamento e 0,25 di garanzia); per questo motivo è meglio non venderlo immediatamente. L’orizzonte temporale è quindi di medio-lungo perché così è possibile recuperare i costi elevati e avere un rendimento minimo reale. Occorre tenere presente inoltre che sarà negoziato sul Sis, il sistema di internalizzazione sistematica di Mps capital services e quindi, come capita molte volte su questi “mercati”, il circolante sarà limitato”.

Critiche arrivarono nel 2011 anche da Alessandro Penati su Repubblica, che scrisse così dell’obbligazione:

“Chi mai vorrebbe comperarla? I risparmiatori clienti di Mps, naturalmente. Chissà se hanno capito che l’ emittente non è la banca. O che la banca sta scaricando su di loro il rischio di una transazione immobiliare fatta solo per riportare una plusvalenza contabile a fine anno? Ma non è finita. Dal 2020 Mps ha il diritto di riscattare tutte le azioni degli altri soci del Consorzio; e nella stessa data Casaforte può rimborsare anticipatamente tutto il debito. Insomma, fra 10 anni Mps può smontare tutto, riprendersi gli immobili a prezzo di perizia, e lasciare gli investitori con un pugno di mosche. Ma la contabilizzazione dell’ agognata plusvalenza è assicurata. Ai risparmiatori clienti di Mps, un sentito grazie”

TITOLI COLLOCATI – Nonostante le perplessità evidenziate dagli analisti, nel 2010 così agli investitori della banca sono collocate ben 1,536 miliardi di obbligazioni Casaforte, più 133 milioni presso gli investitori istituzionali. Nel prospetto informativo, lo stesso emittente stimava come il bond fosse “illiquido e rischioso”. Ma non solo: nell’89 per cento dei casi avrebbe reso, alla scadenza finale, prevista per il 2040, quanto un titolo liquido e privo di rischio come BTP emessi dal Tesoro italiano. Per giunta, sottolineò il presidente dell’Adusbef Elio Lannutti – autore di diverse interrogazioni parlamentari in merito, ndr –  “Mps poteva riacquisire gli immobili a valore di perizia, lasciando così gli investitori con un pugno di mosche in mano”. Lannutti ricorda come l’Adusbef fu la prima associazione ad occuparsi della questione, non appena venne reso noto il prospetto informativo dell’obbligazione Casaforte: “Lo studiammo e ci accorgemmo delle tante perplessità legate a quella cartolarizzazione degli affitti dei locali del Monte dei Paschi, attraverso sofisticate ingegnerie finanziarie”, spiega. Intervistato da Giornalettismo, sottolinea come secondo lui l’operazione non poteva reggere: “Il titolo fu collocato alla maggior parte della clientela della  banca, ma le sue caratteristiche si sarebbero rivelate a svantaggio degli ignari correntisti che lo avevano sottoscritto”, ricorda. L’operazione assicurò 430 milioni di euro di plusvalenza alla Mps con tanto di divisione degli utili tra gli azionisti del gruppo toscano. Gli ultimi tempi di vacche grasse. Per i correntisti invece, “la fregatura era dietro l’angolo”, dato che lo scorso dicembre i clienti MPS che avevano sottoscritto il bond scoprirono come la cedola semestrale in scadenza rendesse meno del 2 per cento. Con prospettive future peggiori, pari all’1,4%, considerati i tassi dell’Euribor.

RENDIMENTI BASSI E RISCHI ALTI – “Sia come rendimenti che come sicurezza del proprio investimento, erano obbligazioni che lasciavano a desiderare”, spiega Lannutti. Non senza criticare la Consob, la società che avrebbe dovuto vigilare sulla questione e che approvò il prospetto informativo del titolo. Ma anche Banca d’Italia finisce sotto l’accusa di Lannutti: “Quella di Mario Draghi, in quel periodo, non volle vedere, magari per non frustrare le ambizioni del suo presidente di andare alla Bce”, ma anche dell’ex capo della Vigilanza Anna Maria Tarantola, designata alla presidenza Rai, attacca. Per l’ex senatore  l’operazione Casaforte era pericolosa quanto quelle dei derivati Alexandria e Santorini, poi finite nel mirino dei magistrati senesi. “Operazioni che hanno prodotto un dissesto di quattro miliardi di euro , quanto l’importo Imu prima casa, ricoperto dai Monti Bond pubblici”, ricorda. Ma come è possibile difendere i risparmiatori e chi si è sentito tradito dall’investimento e dallo scandalo Mps, compresi i correntisti che si sono disfatti del titolo Casaforte, a volte con perdite? “Noi come Adusbef abbiamo citato in giudizio Bankitalia, Consob e Monte dei Paschi al Tribunale delle imprese di Firenze, per un’azione risarcitoria dei danni provocati a piccoli azionisti e risparmiatori e per l’omessa vigilanza sul grave dissesto finanziario della banca attiva dal 1472”, spiega. Una class action che prevede l’udienza fissata al 15 novembre prossimo e nella quale l’associazione chiede che si risponda anche della vicenda Casaforte. “Noi cerchiamo così di tutelare i correntisti, perché non esiste altro modo”, spiega. Attacca la Banca d’Italia: “Mps compra Antonveneta senza avere capitali propri, reperendoli sul mercato. Ma la Banca d’Italia non ha fatto nulla e ha dato il suo nulla osta”, sottolinea. Allo stesso modo ritiene responsabile la Consob: “Ha enormi colpe sulla vicenda: ha approvato senza battere ciglio i prospetti informativi e gli aumenti di capitale basati su bilanci che reputiamo falsi”, aggiunge. A confermarlo, spiega Lannutti, sarebbero le perizie del presidente dei commercialisti campani: “Vedremo di provare nel processo queste accuse”, sottolinea, attaccando anche i media che non avrebbero evidenziato le presunte responsabilità dell’ente di controllo. Secondo l’Aduc la Consob non avrebbe invece i poteri per impedire oggi che venga venduto un prodotto del genere, ma potrebbe controllare sul fatto che nei prospetti informativi ci fossero una serie di informazioni utili. “In occasione della vicenda Casaforte queste c’erano, ma i consumatori spesso non leggono i prospetti informativi”, afferma Alessandro Pedone, secondo cui senza una riforma dell’ente di vigilanza non è possibile che venga impedito il collocamento nel mercato di determinati prodotti. “Certamente Consob potrebbe esercitare meglio i poteri di cui già dispone, emettendo note e critiche puntuali. Operazioni di moral suasion, che normalmente non fa”, aggiunge, sottolineando però di non ritenere l’ente colpevole di errori nell’operazione Casaforte. Il gran fracasso delle ultime settimane, aumenta il rischio di una vendita massiccia.

LA DIFESA DI BANCA D’ITALIA E CONSOB – La Banca d’Italia ha sempre negato con decisione le accuse sui presunti mancati controlli, denunciando a sua volta come fossero stati nascosti dai vecchi vertici di Bmps i documenti sulle operazioni in derivati. “La vera natura di alcune di queste è emersa soltanto di recente, dopo che la nuova dirigenza ha rivenuto alcune carte rimaste occultate. Fu Massimo Giannini a spiegare come “sul tavolo del pm senese Antonino Nastasi ci fossero documenti pesanti, trasmessi dalla Consob”. Due relazioni con le quali veniva spiegato come fosse configurabile l’illecito di manipolazione del mercato. Un tentativo di ripulire la propria immagine da parte dei controllori, messi in dubbio sulla correttezza dei loro atteggiamenti. Tanto che il 26 settembre partirà il processo che vede imputati l’ex presidente Giuseppe Mussari, l’ex direttore generale Antonio Vigni e l’ed direttore generale dell’area finanza, Gianluca Baldassarri, per il “reato di ostacolo alle funzioni dell’autorità di vigilanza in concorso”, con Bankitalia parte offesa. Banca d’Italia ha ricordato di “aver agito sempre nella “trasparenza e correttezza degli intermediari”. Eppure, come denunciò l’Adusbef, i documenti con cui si sarebbe difesa Consob sarebbero stati postumi.

REPORT E LE PRESSIONI DEI DIRIGENTI – Tutte le interrogazioni fatte in Parlamento da Lannutti in tema Mps non hanno ricevuto risposta, compresa quella su Casaforte. Critica anche Alessandro Profumo, neo presidente di Mps, che il presidente dell’Adusbef ritiene come “l’uomo che ha introdotto in Italia i prodotti derivati, la causa dell’ultima crisi finanziaria, dei dissesti degli enti istituzionali e dei fallimenti di alcune aziende”. Per Lannutti sono stati decine di migliaia i correntisti che hanno acquistato i bond Casaforte: “Soprattutto il piccolo risparmio, come i pensionati, dato che i grandi risparmiatori quei titoli non li avrebbero mai acquistati”. Sottolinea poi come “tutti gli sportelli del Monte dei Paschi di Siena avessero il compito di piazzare Casaforte, non si sa se con sistemi incentivanti o meno”. Anche Paolo Mondani di Report svelò in che modo il titolo veniva piazzato ai correntisti ignari, attraverso le confessioni anonime di alcuni dirigenti: “Erano presenti due tipi di schede: quella che andava al cliente e quella che restava a noi. Nella prima venivano celate alcune parti, quelle dove si evincevano i costi dell’operazione”, denuncia il dirigente. “Il cliente – furono 43 mila i correntisti che acquistarono il titolo, ndr – paga un po’ di più del 3 per cento, considerate le spese dello 0,25%, più lo spread applicato pari a 2,5%”, si ascolta nel servizio. Mondani chiede anche se veniva spiegato come fossero titoli a rimborso trentennale: “Dove era possibile si cercava di ometterlo: dai vertici di Mps ci veniva chiesto di vendere a tutti, il più possibile”, svelò un altro dirigente. Ma qual era la tecnica utilizzata dai superiori per convincere i dirigenti ad essere così decisi nel voler piazzare le obbligazioni Casaforte? “Mi dicevano di ricordarmi chi mi pagava lo stipendio. Era la banca, anche se alla fine è il cliente che paga a tutti”, conclude il dirigente anonimo nel servizio.

LA DIFESA DI MONTE DEI PASCHI – Per Bmps non ci sono invece motivi di preoccupazione: l’istituto di credito rispedisce al mittente le voci di possibili perdite attraverso Casaforte, in passato ipotizzate da Panorama. “L’operazione che sottosta all’emissione dei titoli Casaforte è stata una normale cartolarizzazione, illustrata alle autorità di vigilanza nel 2009, e supportata da un prospetto informativo approvato da Consob”. Esclude che il titolo Casaforte abbia qualcosa a che vedere con le operazioni di finanza speculativa: “I titoli sono protetti, in via principale, da un’ipoteca di primo grado su un patrimonio immobiliare (683 tra uffici e filiali, tutti in locazione al Gruppo Montepaschi). Mps aggiunge poi come “il prezzo del titolo sul mercato secondario è stabile poiché costantemente valorizzato allo stesso spread fissato al momento dell’emissione e non è, quindi, influenzato al rialzo o al ribasso dal merito creditizio dell’emittente o di BMPS”. Ma non solo: “Non ci risulta che diversi risparmiatori abbiano perso parti consistenti dei propri risparmi acquistando il titolo Casaforte”, ribadisce l’istituto di credito. “Allora, subito dopo il collocamento, il titolo quotava con valori compresi tra 96% e 97% del valore iniziale per effetto delle commissioni di collocamento”. Ci scrive Bmps: “Poiché il prezzo in secondario è mantenuto stabile grazie al riacquisto allo stesso spread di emissione, tali valori sono rimasti pressoché invariati fino ad oggi la cui quotazione è pari a 96%. Peraltro, i clienti fino ad oggi hanno incassato circa 5.7% dal profilo cedolare del titolo per cui hanno già realizzato un guadagno sull’operazione senza aver sofferto le “montagne russe” che le quotazioni di tutti i titoli (compresi gli stessi BTP) hanno dovuto sopportare in questi ultimi anni per le forti oscillazioni dei rischi creditizi”. Peccato però che gli stessi clienti dovessero pagare le quote del 3%, più altre commissioni, come aveva svelato Report: “Il numero dei reclami arrivato in un anno è quasi irrisorio”, si difendono da Mps. Quanti correntisti e risparmiatori hanno acquistato l’obbligazione Casaforte? “Al momento attuale sono molto meno dell’1% del totale dei clienti”. Ma non solo, rispetto a quanto riportato  da alcuni media, che parlano del rischio di perdite future, Mps ha precisato: “Il titolo fino ad oggi non ha avuto perdite e non ci sono rischi di perdite future, nemmeno straordinarie”.

LA CHIUSURA DELLE FILIALI – C’è poi la vicenda della chiusura delle filiali, per il processo di contenimento delle spese: c’è chi sottolinea come, considerato il piano di chiusura di 400 filiali entro settembre (già 212 sono state chiuse negli ultimi 12 mesi, ha spiegato l’ad Fabrizio Viola, ndr), queste non potranno contribuire con il proprio affitto a pagare il mutuo cartolarizzato a Casaforte e quindi remunerare i sottoscrittori delle obbligazioni. Eppure per Bmps non ci sono rischi: “Banca Mps ha chiuso filiali fuori dal perimetro o comunque coperte dalle regole di tolleranza della cartolarizzazione, che includeva la possibilità di sostituire un certo numero di immobili durante la vita della stessa”, si è difesa Monte dei Paschi.

LA DENUNCIA DI BRUNO VALENTINI – Intanto ieri il neo sindaco di Siena Bruno Valentini ha spiegato come ci siano delle forti responsabilità da parte nella Fondazione e nei controlli sullo scandalo del polo bancario:  “Sull’attuale dirigenza della Fondazione Mps gravano evidenti responsabilità legate all’indebitamento eccessivo e alla concentrazione del patrimonio in un solo bene, le azioni di Banca Mps”, ha spiegato in una nota, sottolineando come l’errore più grande “sia stato quello di fidarsi della precedente dirigenza di Bmps ed anche delle autorità di controllo nazionali che sono venute, tutte, clamorosamente meno al proprio dovere”. Lannutti riprende la nota, condividendola e rilanciando: “Noi l’abbiamo preso in parola; per questo aspettiamo che richieda all’avvocatura del Comune, la costituzione di parte civile ai processi che si stanno celebrando contro i responsabili del crack, compresi quelli verso l’ex presidente dell’Abi Giuseppe Mussari, e da quelle autorità nazionali di controllo, come Consob e Bankitalia, che sono venuti meno al loro dovere”, ha aggiunto Lannutti. Lo stesso ex parlamentare aveva in passato presentato un’interrogazione per denunciare come avvenivano alcune assunzioni sospette in Consob: Dubbi erano emersi anche su Marcello Minenna, dell’Ufficio Analisi Quantitative: “Ma lui è una persona valida, di prim’ordine, per questo viene mobbizzato dal presidente Vegas e da Caputi: altri sono stati assunti in maniera clientelare, persone che non sono in grado nemmeno di leggere un estratto conto”, ha concluso Lannutti.