Il casus belli della guerra in Vietnam fu inventato?
La storia insegna che numerose guerre sono scoppiate in seguito a incidenti più o meno pretestuosi, e tra queste basterà ricordare i due conflitti maggiori del XX secolo, la Prima Guerra Mondiale iniziata in seguito all’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando e la Seconda Guerra Mondiale scatenata dopo l’attacco alla stazione radio tedesca di Gleiwitz. Spesso il “casus belli” di turno è stato provocato o addirittura simulato dalla nazione che aveva
ESEMPI – Probabilmente è questo il caso dell’incrociatore USS Maine, saltato in aria nel porto di Havana nel 1898. Gli americani attribuirono l’esplosione a un attentato spagnolo e ne approfittarono per muovere guerra e acquisire il controllo di Cuba. Ancora oggi la tragedia del Maine non ha una spiegazione certa. Un’inchiesta ufficiale ha stabilito che la nave saltò in aria a causa di una mina posizionata all’esterno dello scafo, altre analisi successive e indipendenti hanno confermato questa conclusione o al contrario l’hanno smentita affermando che l’esplosione fu causata da un incendio accidentale (evento piuttosto frequente sulle navi militari dell’epoca) che si propagò dalle stive del carbone al deposito di munizioni. In ogni caso, da qui a ipotizzare che gli stessi americani abbiano fatto saltare in aria la propria nave per avere un casus belli per entrare in guerra contro gli spagnoli, ce ne passa. I complottisti, invece, giocano proprio sull’incertezza (vera o presunta) di un evento o di alcuni suoi aspetti per elevare al rango di “verità alternativa” quella che è solo una mera ipotesi speculativa. Pertanto, il ragionamento complottista è: visto che esiste qualcuno che dubita che il Maine sia esploso per una mina, visto che è già successo che alcuni “casus belli” siano stati simulati, ergo il Maine è stato affondato dagli stessi americani.
TONCHINO – Un ragionamento analogo è quello che permea la teoria secondo cui l’incidente del Golfo del Tonchino del 1964 fu inventato di sana pianta dagli americani per giustificare il loro impegno militare nel Vietnam. Ad esempio, sul sito complottista Luogocomune scrivono: «Il più noto caso storico è naturalmente quello del Golfo del Tonchino, che risale al 1964, quando il presunto attacco da parte di una motovedetta nord-vietnamita all’incrociatore americano Maddox forni agli Stati Uniti il pretesto per entrare in guerra contro il Vietnam del Nord. Solo quarant’anni dopo l’allora ministro della difesa, Robert McNamara, avrebbe confessato con supremo candore che l’incidente non era mai avvenuto». Questa affermazione, piuttosto comune nella galassia cospirazionista dentro e fuori dal Web, è notevolmente inesatta. Non del tutto inesatta: quanto basta per ingenerare il convincimento – in un lettore poco informato – che non vi fu alcun attacco nord-vietnamita contro il Maddox e che questa verità è rimasta nascosta per 40 anni finché l’ex ministro della difesa McNamara l’ha confessata. Iniziamo con il precisare che sotto il nome “Incidente del Golfo del Tonchino” [si collocano non uno, ma due episodi connessi ma cronologicamente distinti, avvenuti l’uno il 2 e l’altro il 4 agosto del 1964. In particolare, il 2 agosto del 1964 un certo numero di motosiluranti nord-vietnamite attaccò realmente il cacciatorpediniere Maddox. L’attacco fu respinto dai cannoni della nave e dai velivoli decollati dalla portaerei Ticonderoga. Non c’è alcun dubbio sulla veridicità di questo episodio, ammesso dagli stessi nord-vietnamiti.
PUNTI INTERROGATIVI – I dubbi, invece, appartengono tutti all’episodio
IN CONCLUSIONE – Semmai, McNamara ha la responsabilità di aver distorto – o contribuito a distorcere – le informazioni fornite al presidente Johnson, nascondendogli i dubbi che gli stessi militari avevano sul secondo attacco. E’ evidente che l’incidente del Tonchino non fu simulato per giustificare l’entrata in guerra: a tal fine sarebbe bastato l’attacco del 2 agosto, realmente avvenuto. L’incidente del 4 agosto fu invece il frutto di un’errata interpretazione dei segnali radar e delle attività militari nord-vietnamite, che i vertici politici sfruttarono per i propri fini ignorando e nascondendo (colpevolmente o dolosamente) i dubbi e le perplessità che sin da subito accompagnarono l’evento.