Catia Polidori, il voto di fiducia e quell’aiutino al Cepu dalla Gelmini

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Il ddl di riforma dell’università equipara gli atenei digitali a quelli reali. Guarda caso uno di essi è posseduto da qualcuno che  chi ha appena salvato Silvio alla Camera conosce bene.



Il ddl Gelmini è il prossimo passo che, con ogni probabilità, il governo di Silvio Berlusconi, ormai reinsediato nella pienezza delle sue funzioni anche alla Camera dei Deputati, nonostante l’esigua maggioranza racimolata, dovrà affrontare. Il provvedimento di riforma degli atenei infatti è incardinato nell’ordine del giorno del Senato, dove attende di essere approvato in terza lettura dopo le modifiche apportate alla Camera dei Deputati anche dal gruppo di Futuro e Libertà per l’Italia.

CEPU – Una delle norme più contestate del Ddl Gelmini è quella che, avevano notato, oltre agli studenti, anche i giornalisti del Corriere della Sera, consentirebbe agli atenei digitali di essere equiparati agli atenei ordinari, sebbene privati. “Lo scrive Sergio Rizzo sul Corriere della Sera: secondo Walter Tocci nel decreto per la programmazione inviato dal ministero della pubblica istruzione alla conferenza dei rettori per un parere, è presente una norma che consente alle università telematiche di trasformarsi in “normali” università non statali come la Bocconi”, scrivevamo, riprendendo un vecchio pezzo di Via Solferino. “Un ‘aiutino’ che ha un solo beneficiario, secondo Tocci: “Il Cepu, che così potrebbe entrare nel sistema universitario, trasformando E-Campus in università non statale autorizzata a svolgere sia didattica a distanza che tradizionale”. Una provocazione che il deputato Pd butta lì, ma che potrebbe diventare a breve realtà. Anche perché il Cepu ha amici potenti, così come altre università come la San Raffaele di Roma: azionista di controllo è la famiglia Angelucci, ma tra gli azionisti ci sono anche la Fininvest e il gruppo Mediolanum: realtà proprietarie o comunque molto vicine al Cavaliere”. Già, molto vicine: il fondatore e titolare del mondo dell’apprendimento privato italiano è Francesco Polidori, sfegatato fan del Cavaliere proveniente dalla rossa Umbria.POLIDORI SALVA SILVIO – Guarda caso, oggi a salvare il governo di Silvio Berlusconi è stata la rampolla della casata Polidori, quella Catia di cui Luca Barbareschi, combattivo finiano, ha subito dopo il voto immediatamente detto: “Persone come la Polidori è meglio perderle per strada. Ieri aveva confermato il no alla fiducia e poi stamattina ha detto che aveva problemi con il Cepu. Ma vi rendete conto che cosa sta succedendo? Siamo alla corruzione di pubblico ufficiale. Sappiamo per certo che la Polidori ha ottenuto rassicurazioni che la favoriscono”. E sebbene un deputato che si professa amico della Polidori abbia smentito qualsiasi contatto con l’istituto di istruzione privata, adducendo anche l’ipotesi di una omonimia, il dubbio rimane. Sicura invece è la vicinanza di Silvio alla famiglia Polidori, se è vero che “lo scorso 19 luglio Silvio Berlusconi aveva partecipato a Novedrate, nel Comasco, ad un’iniziativa presso l’Ecampus, l’ateneo telematico creato dal fondatore del Cepu, Francesco Polidori, e il suo intervento aveva fatto molto discutere sia perché avveniva a un paio di giorni dall’approdo in Parlamento della riforma universitaria voluta dalla Gelmini, sia perché era stata l’occasione per un nuovo attacco a Rosy Bindi sul tema della bellezza”, continua ancora una volta l’edizione online del Corriere della Sera.



DUE PIU DUE – E se tutto tornasse? La riforma Gelmini è ferma in uno dei due rami del Parlamento, guarda caso quello in cui il Governo può permettersi il maggiore spazio di manovra. E in quel testo è contenuto un comma che aiuta in maniera più che sostanziale un impresa privata posseduta da un deputato che diventa cruciale per sostenere un Governo traballante. E’ difficile comunque pensare che una manina abbia minacciato la Polidori, facendole capire che la norma pro-Cepu sarebbe potuta essere espunta dal testo al Senato – perchè in questo caso il testo sarebbe dovuto tornare alla Camera; ma qualcuno potrebbe averla bensì “rassicurata” – parole di Barbareschi – che un suo sostegno all’esecutivo avrebbe garantito che l’azienda della famiglia Polidori sarebbe stata al sicuro da qualsiasi idea di modifica del testo Gelmini che, se i finiani non cambiano idea, è ormai praticamente blindato.