Non una. Sono due le chat (di Whatsapp e Telegram) che possono costare alla sindaca di Roma un avviso di garanzia con l’accusa di abuso d’ufficio per aver promosso a capo ufficio Turismo Renato Marra, fratello del fedelissimo Raffaele Marra, il capo del personale del Comune, lasciando che fosse quest’ultimo ad istruire la pratica.
Ne parla oggi Sara Menafra sul Messaggero. Nella seconda conversazione telefonica Raffaele Marra, che a dicembre è stato arrestato con l’accusa di corruzione, spiega al fratello Raffaele i benefici (anche economici del nuovo incarico):
Una è quella chiamata «Quattro amici al bar» e che teneva costantemente collegati lo stesso sindaco, l’allora vice Daniele Frongia, il capo segreteria Salvatore Romeo e Raffaele Marra, inizialmente capo delle risorse umane e quindi vice capo di gabinetto. L’altra, della quale la procura ha chiesto nei giorni scorsi l’acquisizione sintetizzata in una informativa ora sul tavolo del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del pm Francesco Dall’Olio, è quella, tra Raffaele Marra e, per l’appunto,il fratello, Renato. In queste conversazioni, tutte registrate sulla popolare applicazione Whatsapp, i due si confrontano proprio a proposito della promozione alla quale aspira Renato e che effettivamente ottiene. Il tono è ovviamente confidenziale e Raffaele spiega al fratello vigile urbano quali sarebbero i benefici, anche in termini di stipendio, qualora dovesse effettivamente ottenere l’incarico a capo dell’ufficio Turismo. I pm si sono presi qualche giorno per valutare anche queste conversazioni. Il punto, infatti, è capire quanto e se Marra abbia usato il suo rapporto di fiducia col sindaco Raggi per sostenere il fratello sebbene il regolamento comunale vieti ai congiunti di promuoversi a vicenda.
Per quanto riguarda invece la prima conversazione, quella dei «Quattro amici al bar» su Telegram, la sindaca Raggi chiedeva a Raffaele Marra il funzionamento delle ‘fasce’ dirigenziali e di conseguenza delle retribuzioni. Marra rispondeva con una foto della pagina del regolamento comunale, prima sulle ‘fasce’ e poi sui compensi. Ma all’anticorruzione Raggi aveva detto di aver valutato tutto da sola.
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