Che cos’è un fondo pensione?

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La riforma del sistema previdenziale targato Elsa Fornero ha gettato nella disperazione la maggioranza della popolazione attiva che ormai si chiede se avrà mai almeno la pensione di anzianità Eppure questo strumento può risolvere il problema con un piccolo contributo mensile

I giovani avranno mai una pensione? Questa domanda, del tutto legittima, con il passare degli anni sta assumendo i contorni di un mantra da recitare nel mezzo di un rito religioso.



ESAGERAZIONI – Perché al di là della legge, secondo la percezione comune degli individui la riforma del sistema pensionistico, la crisi, i “diktat” dell’Europa, i poteri forti, stanno spingendo sempre di più verso un annullamento dei diritti del lavoratore, per un ritardo sempre maggiore nell’ingresso nell’alveo dorato della pensione. Inutile dire che si tratta di esagerazioni nate da un dato di fatto, l’allungamento della vita lavorativa dei dipendenti pubblici e privati previsto dalla riforma pensionistica voluta da Elsa Fornero.



LA RIFORMA FORNERO – Ricordiamola per sommi capi. Le donne andranno in pensione a 41 anni ed un mese di lavoro, mentre per gli uomini l’anzianità si acquisirà dopo 42 anni di lavoro. L’età minima di pensionamento sarà di 62 anni per le donne e di 66 per gli uomini, mentre dal 2018 questo limite varrà anche per le signore. Inoltre ogni due anni verrà riconsiderata la durata media della vita di un individuo con conseguente probabile aumento del limite di tre anni, con il sistema di calcolo basato sul contributivo anziché sul retributivo.

LA FELICITA’ DI MASTRAPASQUA – Ovvero vale ciò che è stato versato. Il tutto per la gioia di Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, il quale ha rivendicato con malcelata soddisfazione, durante un’ospitata al Tg1 di domenica, ora di pranzo, che oggi l’Italia è un paese virtuoso, perché è lo Stato europeo che manda in pensione i propri lavori più tardi in assoluto. In attesa di capire a chi dovrebbe giovare questo record, il lavoratori italiani si chiedono come andare avanti specie pensando in un’ottica a lungo termine. Come arrivare alla pensione quando magari mancano venti-trent’anni, considerando inoltre lo spauracchio installato nella mente delle persone di una nuova riforma pensionistica che possa allungare ulteriormente i tempi.



IL FONDO PENSIONE – Probabilmente non tutti sono a conoscenza del decreto legislativo 252 del 5 dicembre 2005 il quale disciplina le forme di previdenza per l’erogazione di trattamenti pensionistici complementari del sistema obbligatorio. Ovvero viene regolato lo strumento conosciuto con il nome “fondo pensione” al quale possono partecipare sia singoli individui sia gruppi, per realizzare la previdenza complementare o pensione complementare, così che il contributor possa integrare la sua pensione obbligatoria arricchendola ulteriormente.

DIFFERENZE – Il decreto legislativo 252/05 istituisce due tipi di fondi, un negoziale ed un aperto, oppure consente di sottoscrivere un piano previdenziale individuale, chiamato anche Pip, il quale è di fatto una polizza assicurativa, anche se puo’ essere chiamata fondo pensione. I fondi possono essere a contribuzione definita, ovvero con un pagamento certo, periodico e costante ma senza che vi sia una certezza sull’entità della prestazione, la quale dipenderà dalle performance del fondo, oppure a prestazione diretta, ovvero il contrario. La prestazione è certa, ma l’entità dei contributi varia a seconda delle esigenze del gestore del fondo.

FONDI APERTI – Esistono anche i fondi pensione aperti, ovvero degli impianti costituiti e gestiti da banche ed assicurazioni collocati presso il pubblico. Il loro essere aperti garantisce l’oro l’adesione da parte di lavoratori autonomi, liberi professionisti, lavoratori dipendenti, familiari a carico e non lavoratori. Questi sono a contribuzione definita e dipendono dai contributi versati, dal rendimento degli strumenti finanziari e dal regime fiscale applicabile. Giusto per non farsi mancare nulla, l’adesione a tali fondi è incoraggiata da agevolazioni fiscali.

DETRAZIONI – E’ prevista difatti la deducibilità dei contributi a carico del lavoratore e dell’azienda, in caso di adesione collettiva, ovviamente riferendosi alla contribuzione, fino al limite massimo di 5.164,57 euro.  Quindi, facendo un rapido riepilogo, la legge prevede la presenza di un fondo complementare dai contributi deducibili e dipende dai contributi versati. La contribuzione è libera, nel senso che è il singolo, o il gruppo, a decidere quanto versare mensilmente. Questi soldi poi vengono investiti nei mercati finanziari al fine di produrre un rendimento che va ad aggiungersi alla contribuzione temporale. tale contribuzione inoltre può interrompersi anzitempo con riscossione del capitale maturato.

CARATTERISTICHE – Insomma si fa un cumulo, da un lato il versamento, dall’altro i frutti delle operazioni effettuate. La somma fa il fondo pensione. Ciò significa che la prestazione previdenziale dipenderà dai contributi versati, dal periodo di permanenza del fondo e dal rendimento ottenuto dall’investimento del patrimonio. E come avviene l’investimento? Il Decreto Ministeriale 703/1996 specifica all’articolo 4 quali sono i limiti. Il patrimonio del fondo puo’ essere investito in titoli di debito e di capitale, negoziati in mercati regolamentati di Europa, Canada, Usa e Giappone, ma solo entro un limite del 50 per cento. Un ulteriore 20 per cento massimo del patrimonio puo’ essere investito in titoli di debito e capitale non negoziati nei mercati di questi Paesi mentre esiste un limite del 5 per cento per gli investimenti in titoli non appartenenti ai paesi dell’Ocse.

L’ORGANISMO DI CONTROLLO – Qui le cose iniziano a farsi complesse, visto che si parla di mercato dei capitali, un settore nei confronti del quale bisogna sempre muoversi con i piedi di piombo, come hanno dimostrato le vicende degli anni passati. Per questo è stata istituita un’apposita Commissione controllata dal Ministero del Lavoro, chiamata Covip, Commissione di vigilanza sui fondi pensione, la quale si occupa di verificare la trasparenza sia dell’offerta del prodotto sia della gestione del patrimonio del singolo utente. In fondo l’Inps paga le pensioni sfruttando i contributi di chi ancora lavora. Questo non è possibile nel caso di un fondo pensione. Ognuno matura il suo.

I FALLIMENTI – E purtroppo a volte puo’ capitare che anziché ottenere i frutti, gli investitori si trovino ad avere a che fare con gli “oneri tutti”. Nel biennio 2006-2007 in Italia sono falliti vari fondi pensione, come Cassa Ibi, Comit e Carlo Felice di Genova. Ai fondi pensione poi si applica la disciplina dell’amministrazione controllata e della liquidazione coatta amministrativa, fallimento escluso. Ciò significa che non sono previste garanzie o risarcimenti dato che nei confronti di un fondo pensione un dipendente non vanta diritti tali da spingerlo in vetta alla lista dei creditori da risarcire. Un po’ come avviene per i fornitori di un’azienda in cattive acque.

COSA OFFRE IL MERCATO? – Dopo aver letto le specifiche legali ed amministrative di un fondo pensione aperto, vediamo quali sono i prodotti presenti sul mercato. Ne abbiamo scelti due: Unicredit Previdenza, curato da Pioneer Investments ed Allianz Insieme, fondo pensione aperto di Allianz Ras. Partiamo dal gruppo guidato da Giuseppe Vita. Vengono proposti tre tipi diversi di comparti, ovvero a profilo, a target ed a garantito. Il comparto a profilo si divide ulteriormente in cinque sottosezioni.

TRA BASSO ED ALTO RISCHIO – Si va dal prodotto a basso rischio per chi è prossimo al pensionamento fino all’azionario, dalla durata minima di 20 anni, il quale propone all’investitore “un’elevata crescita del capitale investito accettando una consistente esposizione al rischio, con una certa discontinuità dei risultati nei singoli esercizi”. Come dire, se va male non prendetevela, tantomeno con noi. Guardando il pdf del fondo ad alto rischio si puo’ apprezzare quale sia la strategia a lungo termine prevista da Pioneer Investments

L’82,8 per cento del capitale se ne va in azioni, mentre a fare la parte del leone in quanto ad investimenti in paesi esteri sono Usa, Inghilterra e Francia. In 25 anni è plausibile che non accada una seconda crisi simile a quella che sta attanagliando il vecchio continente, ma certo questo almeno in apparenza rappresenta un azzardo. 

SICUREZZA – Ad esempio se confrontiamo il prospetto a rischio alto con quello previsto per “quasi arrivati” ci rendiamo conto che la differenza è a dir poco abissale.

Qua il 97,2 per cento del fondo viene investito in obbligazioni, mentre a livello di ripartizione per rating, il 32,6 per cento del capitale trova posto in prodotti classificati con la tripla A. Ovvero, qua magari non vi diamo granché, ma i vostri soldi sono in una botte di ferro.

AGEVOLAZIONI – Unicredit come detto prevede anche un portafoglio dedicato a diverse tipologie di clienti suddivisi per target, a seconda della loro entrata in pensione, portafoglio il quale di fatto garantisce le stesse prestazioni di quanto non facciano i prodotti dei comparti a profilo. Andiamo adesso ad analizzare il prodotto Allianz invece si suddivide in quattro fasce, chiamate sicura, tranquilla, serena e dinamica, a seconda dei rispettivi rischi. Inoltre Allianz  sottolinea come i rendimenti in fase di accumulo siano sottoposti all’aliquota dell’11 per cento, invece del 12,5 degli altri strumenti finanziari, mentre in fase di erogazione è prevista una tassazione agevolata e definitiva che va da un minimo del 9 per cento ad un massimo del 15.

COSA SUCCEDE A 30 ANNI… – I rendimenti medi annui vanno dal 2 per cento della linea “sicura” al 3,9 della linea “dinamica”, mentre il tasso annuo della crescita della contribuzione si attesta sull’1 per cento. Non vi sono costi diretti ma è prevista una percentuale sul patrimonio che va dallo 0.6 della linea sicura allo 0.8 della linea dinamica. Infine è arrivato il momento degli esempi. Prendiamo la realtà di un uomo e di una donna di 30 anni che decidono di aprire una pensione integrativa con Allianz Ras con 35 anni di contribuzione per lui e 30 per lei.

…ED A QUARANTA – Vi sono tre scaglioni contributivi, definiti da una cifra d’ingresso di 1.500, 2.500 e 5.000 euro. Come si vede la rendita annua raggiunge cifre sicuramente importanti per un supporto rispetto alla pensione ufficiale, tutto sta in base a quanto si è deciso d’investire ed in quale linea. Certo è che un versamento cumulato ad esempio di 62 mila euro potrebbe essere facilmente affrontabile da ogni cittadino attivo, il quale potrebbe rimpolpare una pensione abbastanza esigua. Andiamo invece a vedere cosa viene previsto per i quarantenni:

FATE ATTENZIONE – In questo caso la contribuzione è notevolmente ridotta così come la rendita annuale. Difficoltà date dall’età, evidentemente. Come recita un vecchio adagio, è meglio faticare da piccoli per riposarsi da grandi. La situazione diventa ancora più difficile nel caso di un nuovo cliente di 50 anni:

I dati sono aggiornati ancora al periodo pre-Fornero. Detto questo è evidente quale sia il cammino proposto da Allianz. Un contributo minimo diviso mese per mese con investimenti mirati dal rischio crescente ma finalizzati al raggiungimento di un obiettivo economico di assoluto livello. Ora la palla passa ai lavoratori. Nessuno nasconde le difficoltà della stragrande maggioranza della popolazione attiva di poter sognare un giorno il raggiungimento dell’agognata pensione. Detto questo è opportuno guardarsi attorno alla scoperta di prodotti nuovi ed efficaci in grado di rimpinguare l’entrata che consentirà a tutti noi di arrivare serenamente alla fine dei giorni nostri. I mezzi ci sono, basta solo scoprirli.