Chi c’è dietro le dimissioni di Prandelli

Non soltanto la delusione per la qualificazione mancata agli ottavi di finale del Mondiale brasiliano. Né la rabbia per le accuse dei media sul suo stipendio. Dietro le dimissioni di Cesare Prandelli si nascondono ragioni più profonde, secondo la Gazzetta dello Sport. Ovvero, la sfiducia dei “senatori” dello spogliatoio. Dal capitano Buffon con il blocco Juventus, al romanista De Rossi, pesano le critiche nei confronti di alcune scelte del commissario tecnico dopo la sconfitta decisiva contro l’Uruguay. Con i più esperti e i reduci del Mondiale tedesco irritati soprattutto per la decisione di puntare tutto su Mario Balotelli. Ma anche dall’atteggiamento di Antonio Cassano e per l’inadeguatezza di altre convocazioni, non condivise dal gruppo storico.

Italia vs Uruguay - Mondiali di calcio 2014
Prandelli e Balotelli – Photocredit: Lapresse

PRANDELLI E I MOTIVI DELLE DIMISSIONI – Dopo il fallimento di Natal, due simboli come Buffon e De Rossi avevano subito criticato il comportamento di alcuni compagni: «Si sente dire spesso che c’è bisogno di ricambi, che tizio è vecchio e che Caio è vecchio. Poi, quando c’è da tirare la carretta, i Pirlo, i De Rossi e i Buffon sono sempre in prima fila», aveva attaccato il portiere. Parole ancora più dure dal romanista: «Bisogna ripartire dagli uomini veri, non dalle figurine». Un affondo nemmeno troppo velato contro l’attaccante del Milan, che ha continuato a mostrarsi insolente e svogliato in campo, nonostante i richiami di Prandelli. Sempre a terra, continuava a lamentarsi con l’arbitro, fino a dover incassare un cartellino giallo gratuito, per aver travolto senza motivo Alvaro Pereira. Un’ammonizione pesante, che gli farà saltare la prossima partita ufficiale con gli azzurri. Se mai ci sarà. «Mario, cerca di cambiare o devo sostituirti», lo aveva avvisato il ct nel corso dei primi 45 minuti. Non è servito a molto. Tanto che alla fine del primo tempo Balotelli è rimasto in panchina, sostituito da Parolo, dopo essere stato criticato davanti a tutti dai senatori nello spogliatoio. Una ramanzina non gradita, così come il cambio.

Ma le critiche nei confronti di Balotelli, indicato come uno dei responsabili della disfatta dai veterani, sono continuate anche dopo il fischio finale. A fine partita, mentre i compagni attendevano che Andrea Pirlo – all’ultima presenza con l’Italia – tornasse dall’Antidoping per tributargli un omaggio doveroso, Balotelli è andato via da solo. Dritto verso il pullman, con le cuffie nelle orecchie. Lo ha costretto a scendere dall’autobus un dirigente azzurro, intimandogli di tornare dai compagni. Ma ormai era stato scaricato dal gruppo. Attacchi che Prandelli ha letto come una sfiducia anche nei suoi confronti. Una delegittimazione chiara, considerato come su Balotelli l’allenatore avesse continuato a puntare, nonostante una stagione in chiaroscuro e le prestazioni in azzurro non certo da ricordare. A tal punto da lasciare in Italia gente come Rossi, Destro, Gilardino e Toni. Era chiaro per Prandelli che il gruppo era ormai troppo diviso per continuare. Ricomporlo toccherà al suo successore.

TUTTE LE SCELTE CRITICATE – Ma Prandelli non è stato criticato soltanto per aver insistito su Balotelli. Altre convocazioni hanno diviso lo spogliatoio. In particolare, quella di Antonio Cassano, apparso spaesato quando è entrato a partita in corso contro Costa Rica e Uruguay. Il gruppo juventino aveva digerito a fatica il suo ritorno, memore dei comportamenti del barese a Euro ’12. E le frizioni non sarebbero mancate nemmeno durante il Mondiale brasiliano. Già prima della partita contro la “Celeste”, il fantasista si sarebbe lamentato per la sua esclusione dall’undici titolare. Secondo il quotidiano “La Repubblica” sarebbe così intervenuto Buffon per redarguirlo. Un comportamento già visto in passato e che il gruppo non poteva apprezzare. Così come il suo approccio svogliato. Anche Cassano si sarebbe mostrato insofferente al momento di aspettare Pirlo nello spogliatoio, poi ripreso da Bonucci. Per i senatori del gruppo bianconero – abituato a giocare con campioni come Del Piero e Tevez che, anche al 90esimo, continuano a rincorrere i loro avversari – vedere Balotelli e Cassano non impegnarsi non poteva che far perdere le staffe.

GRUPPO DIVISO – Altri giovani avevano infastidito il nucleo storico: come Insigne, per il suo atteggiamento bollato come troppo «vacanziero», o Cerci. Criticato dopo Italia-Costa Rica, l’ala del Torino si sarebbe difesa: «Non sarà mica colpa mia?», avrebbe replicato, come ha rivelato la Gazzetta. Una risposta che non sarebbe piaciuta a gran parte dei compagni. Tensioni che sono sfociate al termine della partita persa contro l’Uruguay. Quel patto siglato tra Prandelli e il gruppo era ormai rotto. Ricomporre le fratture non era possibile. Inevitabile l’addio.

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