Grosseto, madre vedova si chiude in casa con i figli per 30 anni
13/06/2015 di Redazione
Segregati in casa per trent’anni, perché il mondo esterno era considerato «troppo pericoloso e pieno di insidie». È successo a Grosseto: una donna, vedova, ha letteralmente “tumulato” in casa i due figli, ormai cinquantenni.
CHIUSI IN CASA PER 30 ANNI –
A raccontare la storia, risalente a circa un anno fa ma venuta allo scoperto soltanto oggi, è Francesca Ferri su Il Tirreno:
Fuori è pericoloso. Fuori la gente è cattiva. Fuori correte dei rischi. Meglio che restiate in casa. Qui non vi succederà nulla». Se lo dice la mamma, i figli ci credono, si fidano. E in casa due fratelli, un maschio e una femmina oggi più che cinquantenni, ci sono rimasti oltre trent’anni. Senza osare mai mettere il naso fuori, senza far entrare nessuno. Hanno vissuto-non vissuto così, nel cuore del paese, invisibili al mondo, prigionieri di un muro di insicurezze che, nel pieno della loro giovinezza, con un mondo da scoprire e una vita di affetti, esperienze e relazioni tutta da costruire, si è alzato loro intorno e li ha imprigionati in casa. Finché il mondo non si è accorto della loro assenza e quel muro lo ha abbattuto.
Un incubo iniziato sul finire degli anni settanta, quando i due ragazzi erano da poco diventati maggiorenni, pronti per affacciarsi alla vita adulta.
È la fine degli anni Settanta. La famiglia, composta da madre, marito, figlia e figlio, entrambi adolescenti, abita al primo piano di una palazzina sulla via centrale del paese (per riservatezza non si possono rendere noti la località né altri dettagli riconducibili all’identità delle persone coinvolte).
La figlia, ragazza bellissima e a detta di tutti molto intelligente, lavora in un negozio. Il fratello, mente lucidissima, sensibile, educato, è in età da militare. Non è chiaro cosa sia accaduto a questo punto, se un fatto specifico abbia spezzato quel filo di fiducia che lega una madre ai figli, o se quel filo si sia sfilacciato lentamente. La morte del padre forse può aver alimentato inconsce paure. C’è anche una parente che inculca nella donna timori irrazionali. «Tienili a casa, non sai chi possono incontrare», le dice. L’unica cosa certa è che, appena il maschio torna in congedo, da un giorno all’altro in paese i due ragazzi non si vedono più in giro. Scomparsi.
SALVATI DA UN TUBO ROTTO –
Per tre decenni la madre è stata l’unica persona a uscire di casa, per fare la spesa e svolgere le commissioni essenziali. Poi, cinque anni fa, anche lei si è chiusa in casa. Malata. Poi, un giorno, a causa di un banale tubo rotto, qualcuno è costretto a entrare in quella casa:
I trentatré anni finiscono così: una segnalazione al sindaco, l’emanazione di un’ordinanza di trattamento sanitario obbligatorio e il ricovero in due differenti strutture: la figlia in una casa d’accoglienza, suo fratello e la madre in un ricovero in provincia. Gli addetti del Comune hanno disinfettato l’appartamento e rovesciato copioso insetticida fin sotto il portone, hanno installato gabbie per topi e aperto le finestre. Per la prima volta in casa è entrata aria fresca.
(Photocredit copertina: ANSA)