Come cambia lo smaltimento dei rifiuti elettronici

Categorie: Tecnologia

Entro il prossimo 14 febbraio l'Italia dovrà aver recepito la direttiva europea che ridetermina i criteri di raccolta e riciclo dei rifiuti elettrici ed elettronici, Raee, nel tentativo di recuperare materie prime e metalli preziosi che aiutino il Paese ad essere sempre più indipendente dall'estero

Cosa fate del vostro computer quando diventa vecchio? E del vostro smartphone o di qualsiasi altro apparecchio elettronico? Lo buttate, certo. Ma dove? La gestione dei rifiuti elettronici, identificati dalla sigla RAEE, con il passare degli anni ha assunto i contorni di un problema serio a causa dell’aumento esponenziale, anno dopo anno, dei materiali da smaltire e del valore dei componenti inclusi.



COSA SONO I RAEE – Del resto i rifiuti elettronici sono una specie di miniera per via dei metalli spesso preziosi custoditi all’interno dei prodotti. A volte però si ha a che fare con sostanze e materiali pericolosi che andrebbero smaltiti secondo un procedimento specifico per evitare conseguenze ambientali talvolta disastrose. Per dare un’idea di quello che è stato il volume dei RAEE raccolto nel 2013, proponiamo quelli che sono i dati raccolti da Focus che parlano di 70.400 di rifiuti elettronici trattati con un riciclo di 43.723 tonnellate di ferro, 1.684 di alluminio, 1.974 di rame e 6.840 di plastica, con una mancata emissione nell’atmosfera di 768.000 tonnellate di anidride carbonica (Co2) non immesse in atmosfera.



225.000 TONNELLATE DI RIFIUTI L’ANNO – Questi dati, diffusi dal consorzio italiano per il riciclaggio degli elettrodomestici Ecodom che riferisce come le materie prime ottenute dal riciclo di 70.400 tonnellate di elettrodomestici trattati, hanno consentito un risparmio energetico nel recupero dele materie prime nell’ordine di oltre 73 miliardi di kilowattora rispetto a quanto non si sarebbe fatto per recuperare materiale originale. Repubblica aggiunge che nell’ultimo anno i rifiuti elettronici raccolti ammontavano a 225 mila tonnellate, con una diminuzione del cinque per cento rispetto al 2012. Secondo Giancarlo Dezio, direttore generale del consorzio Ecolight, questo dato è figlio della crisi, in quanto rispecchia la propensione degli italiani a conservare gli apparecchi elettronici.



UN 2013 IN CALO – Il 30,48 per cento dei rifiuti raccolti è ascrivibile alla categoria R3, ovvero quella dei monitor e delle televisioni, con un calo rispetto allo scorso anno del 10 per cento. Il 16,65 per cento si riferisce al raggruppamento R4 dei piccoli elettrodomestici e dell’elettronica  di consumo, con un calo del 3 per cento. Per quanto riguarda gli R3, viene ricordato che si sta esaurendo l’effetto «digitale terrestre», con una diminuzione quindi del peso di ogni singolo televisore. Se prima un apparecchio con tubo catodico poteva arrivare a pesare anche 60 chilogrammi, oggi un televisore raramente supera i 10. La modernità ha sicuramente aiutato quindi, in questo senso, anche perché così a parità di peso è possibile raccogliere più materiale.

LE CINQUE «CLASSI» – Ma torniamo alla domanda principale. Cosa fare di questi rifiuti? In Italia esistono oltre 3600 isole ecologiche. Come riferisce Ecofal, queste sono aree nelle quali vengono depositati tutti i rifiuti che non possono essere buttati nei comuni cassonetti. Parliamo di aree sorvegliate e recintate, attrezzate per la raccolta dei rifiuti. La normativa vigente prevede cinque diversi raggruppamenti, qui riassunti:

R1 – Frigo, congelatori e climatizzatori

R2 – Lavatrici, stufe e altri grandi elettrodomestici

R3 – TV e monitor e computer portatili

R4 – PC, stampanti, fax, scanner ed altri elettronici

R5 – lampade e tubi al neon

ma non solo. In base a quanto stabilito dal Decreto Ministeriale 65/2010, è previsto anche il principio dell’«Uno contro Uno». Significa cioè che a fronte dell’acquisto di una nuova apparecchiatura, è possibile restituire contestualmente quella vecchia senza pagare nulla, limitandosi a compilare una scheda.

LA DIRETTIVA UE – Tuttavia qualcosa cambierà per l’Italia a partire dal prossimo 14 febbraio, termine ultimo imposto al nostro Paese nel recepire la direttiva 2012/19/UE il cui scopo è quello d’imporre misure atte a tutelare la salute umana riducendo l’impatto negativo della gestione dei rifiuti elettronici e della loro produzione. La novità più importante, come spiega l’Arpat Toscana, è legata alla possibilità di approfittare dell’«Uno contro Zero». Ogni negozio che si occupa di vendita di elettrodomestici dalla grandezza superiore a 400 metri quadri, dovrà dedicare uno spazio apposito alla raccolta dei rifiuti elettronici in modo totalmente gratuito. Non solo. Entro il 2016 il tasso di raccolta dovrà essere pari al 45 per cento del peso delle apparecchiature elettroniche ed elettriche immesse nel mercato nel triennio precedente. E nel 2019 tale percentuale dovrà arrivare al 65 per cento di quanto è stato venduto nell’ultimo triennio o all’85 per cento del peso dei RAEE prodotti dallo stato membro.

UNA MINIERA DA SFRUTTARE – Ogni Paese dovrà quindi rispettare queste norme. A parziale aiuto di privati ed aziende la presenza tra gli oggetti catalogabili come RAEE anche dei pannelli solari mentre per quanto riguarda l’estero, il nuovo decreto ora allo studio del Parlamento e che dovrà dare attuazione della direttiva europea, dovrà contenere disposizioni sull’esportazione di rifiuti elettronici ed elettrici verso i Paesi in via di sviluppo. L’Italia si appresta quindi ad adeguarsi a quello che prevede l’Europa. Del resto, come ricorda Ambientequotidiano, parliamo di numeri che possono far ritenere la montagna d’immondizia elettronica una miniera di prim’ordine, che può essere sfruttata solo da personale certificato. 

IL REGISTRO NAZIONALE – In questo senso è quindi opportuno ricordare che il Decreto Legislativo 151/2005 prevede al fine di controllare la gestione dei RAEE di definire le quote di mercato in base alla quale vengono ripartiti gli oneri di sistema tra i produttori. Per questo esiste il «Registro nazionale dei soggetti tenuti al finanziamento dei sistemi di gestione dei RAEE». Ciò significa che ogni attore coinvolto attivamente nella gestione dei rifiuti elettrici ed elettronici dev’essere registrato e riconoscibile. Del resto, come detto in precedenza, gli scarti possono rappresentare una miniera. Ad esempio, se analizzassimo solo il materiale recuperato da Ecodom, potremmo accorgerci di quante risorse sono recuperabili grazie ad un comportamento responsabile.

IL MATERIALE RECUPERATO – Nel 2013 sono state raccolte 43.723 tonnellate di ferro, equivalenti a circa sei Tour Eiffel. Grazie alle 1.684 tonnellate d’alluminio ricavate, invece, è possibile produrre 105 milioni di lattine da 33 cl. Le 1.974 tonnellate di rame invece possono trasformarsi in 2.820 chilometri di cavi da dieci millimetri di diametro, una distanza sufficiente per collegare Milano e Mosca. Infine, le 6.840 tonnellate di plastica recuperate equivalgono a quella necessaria per produrre 6 miliardi di mattoncini delle costruzioni giocattolo o 213 milioni di biro a sfera. Mentre per quanto riguarda il risparmio sulle emissioni di Co2, si può coprire l’inquinamento prodotto da 368.345 auto utilitarie che percorrono 15.000 km/anno, 720 voli andata/ritorno Milano-New York di un aereo con 250 persone a bordo, 6.540 voli andata/ritorno Milano-Roma di un aereo con 250 persone a bordo, 24.000 treni ad alta velocità andata/ritorno Milano–Napoli con 500 persone a bordo.

IL BREVETTO DI ENEA – Ecolight, come riporta Toptrade, consiglia a chi vuole sbarazzarsi di rifiuti elettronici o elettrici di rivolgersi alle isole ecologiche, al servizio di raccolta del consorzio, alla consegna nei centri specializzati e nel caso sia presente la sperimentazione, nelle località in cui è attivo il progetto Identis WEEE che consente la raccolta a domicilio di piccoli rifiuti. Nel rispetto di quella che è la normativa europea, che prevede l’eliminazione dei liquidi ed il recupero selettivo dei materiali, l’Enea ha predisposto un nuovo sistema che promette di recuperare i metalli preziosi dalle schede madri dei Pc e dagli strumenti elettronici in generale attraverso un processo idrometallurgico, segno della necessità di sperimentare e di proporre sistemi sempre nuovi per il recupero dei rifiuti elettrici ed elettronici.

PER L’INDIPENDENZA DELL’ITALIA – Come riporta il Corriere delle Comunicazioni, per l’Enea grazie a questo sistema brevettato è possibile estrarre oro, argento, stagno, piombo ed altri materiali elettronici direttamente dalle schede dei computer. Nella nota diffusa dall’Enea per spiegare il sistema, la società ha riferito che l’obiettivo è quello di sfruttare « una grande quantità di rifiuti elettrici ed elettronici, i cosiddetti Raee, come computer dismessi, telefoni cellulari, batterie al litio, pannelli fotovoltaici e giochi elettronici. Dai Raee si possono ricavare risorse fondamentali per la produzione di apparecchiature elettroniche, la cui domanda è in continuo aumento. I Raee costituiscono quindi un’importante fonte di approvvigionamento di materiali, che sono in gran parte monopolio dei paesi produttori extraeuropei, soprattutto asiatici, e particolarmente necessari al nostro Paese, che non dispone di ingenti risorse minerarie».

UN AIUTO AL PAESE – Il che spiega in sostanza l’importanza del riciclo e del recupero dei rifiuti elettronici ed elettrici, definiti delle miniere urbane. Ed il sistema brevettato dall’Enea prevede l’uso di un processo quasi a temperatura ambiente che può essere eseguito in piccoli impianti con limitate emissioni nell’atmosfera. Il centro di Casaccia ospiterà un impianto sperimentale nel quale verranno condotte campagne dimostrative durante le quali potrà essere proposto quanto previsto dal progetto diffuso dalla stessa Enea in un comunicato che conferma la possibilità di riuscire a recuperare, in base al diagramma qui riproposto

qualcosa come 260 chili di rame per tonnellata di schede elettroniche per un valore potenziale di 1380 euro. Per quanto riguarda l’Oro è poi possibile recuperare 140 grammi, valore che sale a 280 in caso di presenza di schede madri con processori, per un valore commerciale di 8.800 euro. Sempre in una tonnellata di schede è possibile recuperare 660 grammi d’argento, 33 chili di stagno e 40 chili di solfato di piombo. Appare quindi evidente la necessità per gli attori in causa di regolamentare la raccolta dei rifiuti elettrici ed elettronici e di aumentare le possibilità per i privati di restituire ciò che non serve più. Se vogliamo, la cosa ha un che di autarchico. Con un piccolo gesto è possibile aiutare l’Italia, paese privo di materie prime, a non essere dipendente dal resto del mondo. E se per tonnellata è possibile raccogliere questi materiali, immaginate cosa potrebbe accadere se superassimo le 70.000 tonnellate annuali di materiali riciclati. (Photocredit Enea / Lapresse / Facebook La gestione energetica, il recupero dell’oro dai rifiuti elettronici RAEE)