Come portare i soldi all’estero e vivere felici

Categorie: Economia

Svizzera, le banche dei ricchi e le poste per i meno abbienti. Ma anche Panama. Il rigore di Monti torna a far scappare i denari italiani

C’era una volta lo scudo fiscale: quella misura del governo di Silvio Berlusconi, firamta Giulio Tremonti, che doveva favorire il rientro dei capitali in modo da garantire la crescita italiana e invertire la spirale della crisi. Funzionava in maniera abbastanza semplice: hai portato capitali irregolari all’estero? Puoi riportarli in Italia pagando un tot di multa e lo Stato ti lascerà stare.



FUGA DEI CAPITALI – Un condono,. l’ennesimo. E, inutile, si apprende. Perché tutti i capitali tornati in Italia negli ultimi mesi hanno già ampiamente ripreso la via dell’estero. La crisi non si arresta. Le voci sul collasso dell’euro preoccupano. Le tasse si alzano, o quantomeno non accennano a scendere: e le ultime voci parlano addirittura di una tentazione “Giuliano Amato” per il governo di Mario Monti: prelievo forzoso sui conti correnti. Sottrazione di denari senza colpo ferire: inaccettabile, per molti. E così, da ieri, i giornali ci informano che la Svizzera è una delle mete preferite per gli italiani in gita fuoriporta in questi giorni di estate. Ginevra, Martigny, o anche semplicemente Lugano: il conto nella banca svizzera è sempre una garanzia.

LA STRADA DI LUGANO – Ma non dobbiamo pensare a situazioni da super-milionari: tutto si modernizza e cambia. E anche il cittadino comune, con un capitale in fondo limitato, può permettersi di aprire un conto in Svizzera con tutte le garanzie del caso: fiscali, finanziarie e patrimoniali. Le Poste Svizzere, in effetti, sono una destinazione particolarmente gradita. Ma andiamo con ordine e quantifichiamo: scrive il Giornale che secondo Bankitalia sono 300 miliardi i disinvestimenti in libera uscita dall’Italia negli ultimi 2 anni e mezzo. Le ragioni per il rinnovato galoppo dei capitali italiani verso nuovi e più favorevoli lidi sono tanti, e non esclusivamente fiscali.



ASSICURAZIONI – Li accennavamo: “Il timore prevalente non è didover pagare altre imposte sui capitali, magari la famigerata patrimoniale”, che alcuni si dicono persino pronti a pagare, “ma riguarda il futuro stesso del Belpaese”. Insomma, come scrive ContoInSvizzera.com, sito internet che ha realizzato una completa guida all’apertura di un deposito fiscale nel paese delle Alpi, una visita a Lugano o a Ginevra rischia di essere davvero “un’assicurazione sulla tenuta dell’Italia e dell’euro”. Ovviamente “incombe anche lo spettro dello «scippo» notturno di Giuliano Amato, cioè il ripetersi del prelievo forzoso dai conti correnti che, dopo 20 anni, ancora turba i sonni degli italiani”.”

CHE TIPO SEI? – Come fare? Dicevamo, non è troppo difficile. Il Secolo XIX ha elaborato un’infografica che va per archetipi.



C’è il grande milionario, tuba, cilindro e bastone che va in Svizzera accolto all’Ubs con guida rossa e trattamento Vip: porta un piccolo assegno per le spesucce, apre un conto e la banca stessa incarica un suo fiduciario – la nuova versione del proverbiale “spallone” – che recupera il patrimonio.  Il denaro viene investito con un pacchetto di investimento piuttosto stabile, amministrato via Internet e una volta all’anno ci si rivede per il punto della situazione. Facile.  Poi c’è il professionista delle scatole cinesi che preferisce le triangolazioni: apre una offshore che apre in Svizzera un conto e se necessario si protegge ulteriormente con  una ulteriore società a Singapore.

POSTE SVIZZERE – Ma la grande novità è il ruolo delle Poste Svizzere che accettano depositi di quantità relativamente irrisoria: il grande ostacolo, infatti, è che per giovarsi appieno dei regimi favorevoli dei proverbiali paradisi fiscali è necessario portare all’estero molto, molto denaro: almeno 500mila euro per la gestione da professionisti tutto compreso. Non così alle Poste.

A parte il consueto circuito bancario, dove ovviamente non mancano le controllate svizzere dei principali istituti italiani, chi negli ultimi tempi ha raccolto euroapalate è laPosta. Postfinance è ormai arrivata a gestire 80 miliardi di euro con i suoi conti correnti semplici e a basso costo. Alle Poste di Ginevra, Lugano e di Chiasso sivedono le stesse scene. Italiani che entrano, prendo no i pieghevoli dei conti (con 25 mila euro di deposito fai tutto, escluso il trading online) e studiano. Altri, come «Marco e basta»,sono venuti a mettere sul conto altri 8 mila euro, duemila in meno del massimo che puoi portare con te alla frontiera. «L’anno prossimo li metto sulla dichiarazione dei redditi, sono giusto i soldi con i quali far studiare all’estero i miei figli», racconta dopo un breve scambio sul «rischio di un prelievo forzoso sui conti correnti, giù in Italia». Il conto alla Postfinance lo si può aprire anche per posta, naturalmente: basta riempire i moduli, fare un bonifico e mandare la fotocopia di un documento. E se i soldi servissero per una spesa imprevista?«Fatti la carta di credito e prelevi quando e dove vuoi», ci dice un altro signore italiano.

La carta di credito la fai alla Coop (la Supercard), o negli altri punti vendita della grande distribuzione organizzata svizzera: per avere una carta è necessario indicare un conto d’appoggio, e quello delle poste svizzere va più che bene. Problema risolto e contanti disponibili in tutto il mondo.

UNA BELLA GITA – Secondo il Giornale dai paesi più deboli della zona euro, i proverbiali Italia, Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda, i Piigs, dati di febbraio anno su anno, nel 2012 i trasferimenti verso i paesi forti dell’Unione Europea – Germania, Lussemburgo, Olanda sono aumentati esponenzialmente.

La beffa è doppia, nel senso che la Svizzera d’estate offre, turisticamente, una serie accattivante di attrazioni: e così, con la scusa di una visita a Ginevra, o alle mostra d’arte di Martigny (16 banche per 15mila abitanti) si devia verso uno sportello bancario. E si mette in sicurezza il capitale.

OFFSHORE – Tutto legale, se fatto con le dovute attenzione e regole. Su internet si trova facilmente lo studio legale di Giovanni Caporaso Gottlieb, principe di West Antarctic (scissione dello stato non riconosciuto di Antarcticland, stato non riconosciuto di cui Caporaso era addirittura Principe Reggente) –  e “guru italiano delle società offshore”, grazie al suo studio con base a Panama, paradiso fiscale fra i più apprezzati. Lo stato del Canale, appunto, ma anche le Seychelles, in generale i Caraibi, Nevis, Antigua – dove si era rifugiato il famigerato Valter Lavitola e dove banca Arner aveva finanziato la casa di Silvio Berlusconi – addirittura partecipazione o creazione di banche offshore. Lo studio Caporaso fornisce ogni sorta di servizio per l’apertura e la gestione di conti e attività oltrefrontiera, anche perché molto spesso le istituzioni finanziarie dei paesi destinazione richiedono spesso la presentazione di una persona di fiducia. Attraverso gli studi di consulenza si può avere un pacchetto offshore completo: ci sono addirittura società pronte per essere messe in campo, come cestini da pranzo già preparati e pronti all’uso. “É legale possedere una società offshore?”, ci si chiede sul website di Caporaso.

MENO TASSE – “Cento per cento  legale. Quasi il 50% (112 su 250) delle società quotate in borsa ed il 25% (22 su 88) dei gruppi bancari hanno partecipazioni, quasi sempre di controllo, in società residenti nei paradisi fiscali. Perché?  La risposta é semplice: per pagare meno tasse!”. Una volta aperta un’offshore sarà possibile aprire un ufficio di rappresentanza in Italia per operare in maniera praticamente libera del nostro paese. L’attività deve apparire interamente esplicata all’estero, così bisogna fatturare esclusivamente oltre confine: “Dal conto offshore potete ritirare i soldi come volete ma non debbono mai essere inviati sul vostro conto. Potete usare il bancomat o triangolazioni su altri conti”. Le azioni della società? Al portatore, per il completo anonimato, più una procura generale per gli affari. La libertà d’azione e le agevolazioni fiscali variano da paradiso fiscale a paradiso fiscale: in generale la meta prediletta per chi vuole scampare alla crisi dei paesi industrializzati rimane Panama, con la sua totale assenza di tassazione sulle persone giuridiche: “L’unico adempimento é il pagamento di una Tassa Annuale (Tasa Unica) e dell’Agente Residente (noi) per un totale di 550 euro annui, a partire dal secondo anno. Non ci sono altre tasse, adempimenti, obblighi, doveri”: davvero un ricco bottino. Ma il confine fra legalità e illegalità è davvero labile.