Come verranno salvate le banche greche
14/07/2015 di Redazione

Banche greche
, i maggiori istituti di credito sono ormai scivolati dall’insolvenza, colpiti dall’emorragia dei depositi e dall’accumulo dei crediti deteriorati. Per salvare le quattro grandi banche della Grecia il terzo piano di salvataggio ha previsto un intervento da 25 miliardi, con la possibile fusione degli istituti maggiormente in sofferenza, e con un probabile partecipazione dei correntisti.
Banche greche a corto di fondi –
La Grecia è incapace di pagare, come le sue banche. Gli istituti di credito rimarranno chiusi nei prossimi giorni, fino a quando la Bce non aumenterà la liquidità emergenziale ELA. La Banca centrale europea potrà agire solo dopo che il Parlamento di Atene avrà iniziato i nuovi negoziati per un terzo programma di salvataggio, che hanno come presupposto l’introduzione di diverse riforme come la rimodulazione dell’Iva e la riduzione della spesa pensionistica. I contati scarseggiano nelle banche greche, e senza un’intesa con l’Europa il governo potrebbe esser costretto ad abbassare ulteriormente la soglia di 60 euro come prelievo massimo consentito per singolo correntista. Il ritorno all’attività delle banche greche non risolve però il problema di come possano essere salvate. I quattro istituti più grandi, National Bank of Greece, Pireus Bank, Alpha Bank ed Eurobank, dispongono di poco capitale proprio e troppi crediti deteriorati, come rimarca il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung. A fine 2014 il capitale proprio delle quattro maggiori banche greche arrivava a circa 28,5 miliardi di euro, che però in questi mesi dovrebbe essere sceso a 13 miliardi secondo Royal Bank of Scotland. Le banche greche dispongono di molti bond sovrani del governo di Atene, che valgono poco o nulla fino a quando non potranno essere ripagati. La Grecia non è riuscita ancora a pagare il Fondo monetario internazionale, a cui ora deve 2 miliardi dopo il mancato rimborso di quattro tranche.
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Ricapitalizzazione banche greche –
Il problema principale delle banche greche sono l’eccessivo numero di crediti deteriorati. Secondo Fitch i prestiti in sofferenza valgono circa il 36% del volume complessivo dei crediti, che dopo la restrizione dei movimenti dei capitali dovrebbe esser ulteriormente salito visto l’impatto recessivo di una simile misura. Per Royal Bank of Scotland la ripulitura dei bilanci delle banche greche le porterebbe all’insolvenza, come mostra la fuga dei depositi di questi mesi. Dall’inizio della crisi i depositi si sono più che dimezzati, e ora dovrebbero valere al massimo 120 miliardi di euro. Il fondo di garanzia però dispone di soli 4 miliardi, una dote finanziaria di gran lunga insufficiente per tutelare i correntisti anche sotto la soglia dei 100 mila euro. Con i 25 miliardi messi a disposizione dal fondo ESM la Grecia potrebbe ricapitalizzare le sue banche, anche se secondo i calcoli di Royal Bank of Scotland una fusione sarebbe inevitabile. I fondi messi a disposizione non colmerebbero i buchi di capitale di Pireus Bank e Alpha Bank, che potrebbe essere fuse con National Bank ed Eurobank. In caso contrario i correntisti e gli obbligazionisti delle due banche dovrebbero contribuire alla loro ricapitalizzazione con la perdita parziale dei loro investimenti. Secondo i calcoli di RBS il 40% circa dei depositi dispone di più di 8 mila euro sui loro conti. Difficile però che il governo Tsipras, dopo aver accettato misure di austerità così severe, possa acconsentire a un intervento sui correntisti così forte, oltre che contrastante con la protezione dei depositi sotto i 100 mila euro. Un contributo di quelli superiori, come accaduto a Cipro, appare però difficile da evitare, e visto che appartengono per lo più a imprese un simile intervento avrebbe un effetto recessivo.
Photocredit: SAKIS MITROLIDIS/AFP/Getty Images