Come si diventa evasori fiscali?

Categorie: Economia

La Banca d'Italia nel quinto rapporto sull'Unità d'informazione finanziaria italiano ha analizzato quelli che sono i metodi più ricorrenti usati dagli evasori per distrarre capitali al fisco dimostrando tra le altre cose come l'uso delle carte di pagamento sia ben lontano dall'essere sicuro per quanto riguarda la tracciabilità delle spese

Come si fa a diventare evasori fiscali? La cronaca economica ci riferisce quasi quotidianamente di persone che vengono beccate ad evadere il fisco cagionando un grave danno nei confronti della collettività, ma non si spiega mai quali sono i metodi ed i trucchi che hanno usato per poter frodare l’erario. Cercheremo di capirlo insieme, grazie al quinto rapporto dell’Unità d’informazione finanziaria stilato dalla Banca d’Italia e diffuso lo scorso 28 ottobre nel quale viene proposto un decalogo dei dieci metodi più usati, più relativa spiegazione.



A QUANTO AMMONTA L’EVASIONE IN ITALIA – Andiamo con ordine quantificando però quella che è l’evasione fiscale nel nostro Paese. Secondo Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei Conti, ripreso da Economiafinanza.net, l’evasione nel 2012 ha raggiunto il 18 per cento del Pil. Il dato è stato presentato nel corso di un’audizione in commissione Finanze del Senato. Secondo Giampaolino, il fenomeno appare nella sua interezza se si va a calcolare la pressione fiscale effettiva, con il risultato che la percentuale potrebbe salire di altri 10 punti, con un’accentuazione nei prossimi anni ed una stima relativa al 2013 del 44,8 per cento. Pmi.it ci propone un altro dato più allarmante, che indica come l’economia sommersa nel nostro Paese raggiunga il 21 per cento del Pil, anche se è al di sotto della media europea, nonostante non sia stato registrato nessun miglioramento dal 2008 ad oggi.



AL DI SOTTO DELLA MEDIA EUROPEA – I settori più colpiti sono quelli dell’edilizia (31 per cento), del retail (20 per cento) di hotel e ristoranti (19 per cento), del manifatturiero e dell’agricoltura (15 per cento), mentre in termini assoluti è quest’ultimo ambito a guidare la classifica con 177 miliardi di euro evasi, seguito dal retail con 134 miliardi e l’edilizia con 115 miliardi. Secondo il rapporto rapporto Visa «Shadow Economy in Europe, 2013», l’Italia non è il Paese in cui si evade di più. La maglia nera di questa classifica spetta alla Bulgaria con il 31 per cento d’evasione, seguita da Romania, Croazia, Lituania ed Estonia con il 30 per cento, la Turchia con il 27 per cento, la Grecia con il 24 per cento. Per quanto riguarda l’Europa nord-occidentale, la media è inferiore a 16 per cento mentre Spagna e Portogallo viaggiano intorno al 19 per cento.



L’ANALISI DELLA BANCA D’ITALIA – La soluzione principale per ridurre l’evasione è data dall’introduzione e dalla diffusione della moneta elettronica. Secondo i curatori dell’analisi la tracciabilità dei pagamenti riduce l’evasione del 10 per cento per un totale di 2 mila miliardi di euro l’anno. Eppure questo dato non sembra rassicurare la Banca d’Italia che nella sua analisi ha dimostrato come ad oggi il pagamento con carte elettroniche non sia poi così sicuro, in quanto non garantirebbe l’effettiva tracciabilità della transazione. Nel corso del 2012 infatti è stato rilevato un aumento delle segnalazioni sull’uso anomalo di carte di credito e prepagate, a dimostrazione del fatto che l’economia illegale sta studiando come sfruttare la crescente pressione nell’adozione della moneta elettronica a proprio vantaggio, approfittando della carenze riscontrate nella loro tracciabilità.

IL PROBLEMA DEI PAGAMENTI ELETTRONICI – Quindi, contrariamente a quanto stabilito dai governi europei, secondo la Banca d’Italia i pagamenti con carte elettroniche non sarebbero sicuri perché se da un lato sono studiati per agevolare il pagamento di piccole transazioni commerciali, dall’altro non sono controllabili. Le carte vengono usate per il trasferimento d’importi che snaturano la funzione della carta. Parliamo di somme ingenti poste oltre i limiti particolarmente stringenti a cui la circolazione di contante è stata sottoposta. Quindi, in Italia, superiori a 1000 euro. Sono poi state segnalate carte di credito emesse da intermediari in paesi esteri ed usate per prelevare soldi dai bancomat italiani da conti di comodo. Ed a giudicare dal numero di segnalazioni, continua la Banca d’Italia, il fenomeno è preoccupante.

PIÙ PRELIEVI AL GIORNO – La soluzione sarebbe quella di spingere gli istituiti di credito a verificare le credenziali e lo storico dei clienti, per evitare imbarazzi particolari come casi di persone in possesso di un numero importante di carte prepagate o dell’utilizzo delle carte da soggetti diversi dal titolare. A dimostrazione che l’assenza d’informazioni sugli utilizzatori non cosente una corretta valutazione dell’operazione. Non solo, grazie a questi prodotti è possibile prelevare anche più volte al giorno somme limitate dallo stesso conto aggirando i limiti utilizzi delle carte da parte di soggetti non titolari di carte, con prelievi in cifra tonda prossimi al plafond avvenuti a più riprese nel corso della stessa giornata.

FATTURAZIONI FITTIZIE – Parlando più in generale di frodi fiscali, è emerso che vengono usati conti correnti personali per veicolare movimentazioni d’impresa (5.000 segnalazioni) oppure per realizzare un giro di fondi tra persone fisiche e giuridiche tra loro collegate (1.600 segnalazioni), con l’uso reiterato di contanti per conti aziendali, riscontrato in oltre 2300 segnalazioni. Inoltre sempre la Banca d’Italia ha riscontrato il riscontro continuo all’adozione di negozi diretti ad occultare il titolare della ricchezza attraverso soggetti interposti o l’uso di fatturazioni false emesse da società di comodo, le cosiddette cartiere, a fronte di prestazioni inesistenti o in attività di importazioni/esportazioni fittizie, che consentono quindi il trasferimento di fondi all’estero o il rientro degli stessi. Un altro comportamento anomalo riscontrato è quello relativo ai trasferimenti di soggetti extraeuropei a favore di imprese italiane che figurano come attività d’esportazione attraverso bonifici partiti da paradisi fiscali.

LA FRODE NEL FALLIMENTO – Ed a proposito di rientro di capitali, nel caso dello scudo fiscale è stato riscontrato, in circa 300 casi, l’utilizzo sospetto di somme scudate e del frazionamento dei rimpatri tramite più intermediari, con un importo ritenuto importante se rapportato al profilo economico degli utenti segnalati. La Banca d’Italia ha analizzato poi cosa succede in occasione del fallimento di un’azienda, riportando uno schema ricorrente relative alla distrazione da società in difficoltà di fondi liquidi attraverso assegni circolari a cifra tonda a nome dell’imprenditore individuale o di esponenti della società con l’obiettivo di occultare le disponibilità in corso per fronteggiare pagamenti improcrastinabili o per il versamento su conti di altre società riconducibili ai medesimi soci. Infine questi soldi venivano spostati su conti esteri di società anonime.

I TRUCCHI NEI COMPRO-ORO – La Banca d’Italia ha analizzato anche le operazioni relative alle attività dei compro-oro riportando 400 segnalazioni, raccolte nel corso del 2012, relative il versamento di assegni bancari restituiti insoluti o protestati che hanno fatto ritenere che vi fosse in realtà un esercizio abusivo del credito su pegno fino ad arrivare all’usura. Inoltre sono stati riscontrati casi di operatività in contante per milioni di euro. Inoltre è stato scoperto un uso eccessivo dei conti del titolare, come se si trattasse di un conto aziendale ed il tentativo di frazionare l’operatività in contanti con disposizioni di giroconto con intermediari che prelevano le somme in cassa, allo sportello o con la ricarica di carte prepagate.

LE ANOMALIE NEI MONEY TRANSFER – Un altro canale d’evasione riscontrato dalla Banca d’Italia è relativo all’attività dei money transfer che nel solo 2012 hanno raccolto più di 4000 segnalazioni. Oltre ai classici movimenti di privati che ne hanno approfittato per spedire soldi nei loro paesi d’origine, sono state riscontrate movimentazioni sospette sia per la difficoltà d’individuare una correlazione tra origine e destinazione dei mittenti e dei riceventi sia per il fatto che il trasferimento di denaro veniva richiesto per località vicine tra loro o addirittura per scambi nella stessa città. Una scelta evidentemente antieconomica ma che per qualcuno è risultata a dir poco redditizia. Ed ancora, un altro strumento di evasione è rappresentato dalle operazioni in titoli e strumenti finanziari scambiati in mercati non regolamentati.

IL RUOLO DEL TRADING – In certe condizioni titoli ed azioni rappresentano una via facile da utilizzare ai fini di riciclaggio o per scopi illeciti. La metodologia è semplice. Intermediari si producono nell’esecuzione di operazioni di trading incrociate realizzate nello stesso giorno a prezzi disallineati rispetto alle quotazioni dei titoli, con la cifra impegnata che rappresenta un trasferimento di valore a favore di soggetti che possono beneficiare da una compensazione in crediti d’imposta. Un altro metodo è quello di piazzare ordini d’acquisto o di vendita di titoli in un periodo antecedente allo stacco dei dividendi a prezzi fuori mercato, preordinando il trasferimento del dividendo ad un soggetto sottoposto ad una tassazione più favorevole.

IL RUOLO DEI TITOLI SOTTILI – Ed ancora, è possibile acquistare titoli finanziari per poi rivenderli all’estero a prezzi superiori rispetto a quelli di mercato, ma in questo caso le somme in più sarebbero a beneficio del soggetto italiano. Infine, la negoziazione frequente di titoli sottili, ovvero quelli caratterizzati da bassi volumi di scambio, con pochi liquidi, potrebbe rappresentare operazioni concordate tra le parti, mentre l’improvvisa e consistente movimentazione su uno specifico strumento finanziario effettuata con modalità inusuali o illogiche potrebbe invece essere connessa all’utilizzo di informazioni privilegiate in ordine a un determinato emittente. Infine, ripetute operazioni di negoziazione di strumenti finanziari, non coerenti, per volumi e tipologia, con il profilo economico dell’intestatario del rapporto, specie se l’attività è on-line, potrebbe rendere dubbia l’identificazione dell’effettiva titolarità delle somme investite e della reale finalità delle corrispondenti transazioni.

IL RICICLAGGIO NEL GIOCO ON LINE E NON SOLO – Ultimo ambito analizzato dalla Banca d’Italia è quello delle scommesse on-line. Come ci riferisce Gioconews, nel 2012 i gestori di giochi e scommesse hanno segnalato 283 comportamenti anomali, un’enormità se rapportati ai quattro del 2008, segno che anche in questo settore sta prendendo piede la pratica dell’economia sommersa. Nello specifico, gli interessati provvedevano a realizzare simulazioni d’attività di gioco, al fine di conferire una provenienza lecita a contanti d’origine sconosciuta. Intermediari acquistano in contanti fiches che vengono poi cambiate in assegni senza che venga fatta alcuna giocata. Oppure vengono inseriti contanti nelle slot machines con restituzione dell’importo caricato anche se non si è giocato.

A COPERTURA DI REDDITI NON DICHIARATI – È stata poi riscontrata la prassi del chip dumping, ovvero il trasferimento di fiches dal perdente al vincente previo accordo precedente così che nell’attività di gioco fossero entrambi percepiti come avversari. È stato poi riscontrato un anomalo accredito di scontrini vincenti sempre alle stesse persone, segno di una compravendita dei tagliandi. In questo caso, secondo le autorità, i protagonisti di tale mercato sarebbero imprenditori che così facendo regolarizzerebbero i redditi non dichiarati provenienti dalla loro attività imprenditoriale. Ed ancora, per quanto riguarda i conti on-line, spesso vengono usate carte di credito prepagate assegnate a soggetti dal documento contraffatto, altrimenti operavano al massimo sul conto on-line attraverso società straniere approfittando del periodo finestra di 30 giorni che intercorre tra l’iscrizione e l’obbligo di presentare un documento.

I METODI INGEGNOSI – Infine un ultimo appunto riguarda le scommesse sportive. Negli ultimi mesi è stato riscontrato che le ricevitorie sono luoghi in cui viene riciclato il denaro sporco grazie a giocate su eventi a difficoltà media. Queste coprono quotazioni simili con una buona probabilità di vincita. Il successo finale garantirà un capitale inferiore rispetto a quello investito, ma la differenza rappresenterà il costo del servizio. Una specie di commissione, quindi. Tutto questo dimostra che evadere è molto più semplice di quanto si possa pensare. A volte basta un semplice consiglio, tanto tocca poi all’autorità inseguire che ne approfitta per non pagare le tasse.