I furbetti della portabilità del numero

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Le società di Tlc perdono ogni trimestre centinaia di migliaia di clienti che passano alla concorrenza attirati da offerte vantaggiose o per fuggire al pagamento di una fattura ma le norme dell'Agcom obbligano gli operatori ad accogliere chiunque faccia richiesta spingendoli ad una lotta di prezzi

La notizia l’abbiamo data ieri ed è di quelle grosse: le aziende di telecomunicazioni italiane hanno deciso di dire basta alla portabilità del numero, nonostante loro stesse negli ultimi anni abbiano creato una strategia di marketing basata sul reciproco scipparsi di utenti grazie ad offerte sempre più vantaggiose.



MANCANO SOLDI – Secondo le società di Telecomunicazioni sono troppi i furbetti che utilizzerebbero come escamotage il continuo cambio d’operatore per non pagare le bollette in sospeso. Addirittura altri cercherebbero subito sconti e premi. Dopo che vengono loro regolarmente offerti. Come spiega Aldo Fontanarosa su Repubblica a causa degli ammanchi milionari ora le aziende vorrebbero limitare la portabilità del numero anche a causa del livello di morosità di coloro che pagano con carta di credito. Quindi in sostanza prima vengono accesi dei prodotti e poi ci si lamenta che questi non vengano saldati.



LA DENUNCIA DI H3G – Facciamo ora una piccola parentesi per raccontare un fatto personale. Nel giornalismo non si fa mai ma in questo caso si può fare un’eccezione. Cinque anni fa siglai un contratto per una chiavetta internet fornitami da H3G in un chiosco temporaneo alla Stazione Centrale di Milano. Con un apposito Pos verificarono la consistenza del mio Conto Corrente, segnarono i miei dati ed ottenni una chiavetta Huawei con Sim e prolung. Per quanto avessero verificato che avevo la possibilità di pagare non mi venne confermato all’epoca dall’operatore in loco che l’accredito non sarebbe avvenuto su addebito da conto corrente ma che dovevo aspettarmi una fattura.

IL COINVOLGIMENTO DEL RECUPERO CREDITI – Fattura che in un anno e mezzo non arrivò mai così come nessun sollecito via Sms (anche perché la chiavetta smise di funzionare dopo qualche giorno). Un giorno, anni dopo, mi trovai la richiesta di una società di recupero crediti che volle 330 euro a mò di penale per non aver rispettato il contratto e per essermi appropriato indebitamente di una chiavetta datami in comodato d’uso. Cercai di far valere le mie ragioni restituendo l’attrezzatura nel centro 3 di Corso Buenos Aires ma lì un impiegato, in contatto con il loro centro operativo, mi disse che non poteva prendere niente. Dopo qualche giorno di tira e molla arrivò una telefonata minacciosa da parte del recupero crediti che parlò della possibilità di una causa legale e che gli avvocati della società “potevano essere molto convincenti”.



LE PENALI – A quel punto pagai. 330 euro per una chiavetta usata solo 20 giorni e poi bloccata. A dimostrazione che in caso di morosità sanno farsi rispettare. O almeno una società. Ma torniamo alla protesta delle società di Tlc. Come aggiunge Yahoo Finanza ci sono però altri utenti che hanno capito come spira il vento e si adeguano in base alle offerte cambiando operatore contando anche sulla celerità di tale cambio, che richiede al massimo 48 ore pena un pagamento di una penale pari a 2,5 euro per ogni giorno di ritardo, come stabilito dalla normativa che guarderemo più avanti. A volte poi si assiste alla comparsa di clienti fittizi che cambiano operatore dopo poche ore.

I CONSUMATORI NON SI TOCCANO – I gestori hanno quindi chiesto all’Agcom di limitare il diritto alla portabilità del numero nei passaggi da un vecchio a un nuovo gestore a chi abbia saldato tutte le proprie bollette. Inoltre è stato chiesto che venga istituito un obbligo di utilizzo di almeno 30 giorni prima di passare ad un concorrente. Antonio Preto però ha frenato sul nascere tali richieste, in quanto il diritto alla portabilità è sancito dall’Unione Europea e che gli operatori, in caso di frode, hanno in mano tutti gli strumenti previsti dal Codice Civile per ottenere quanto spetta loro dai clienti morosi. Com’è successo nel caso del sottoscritto. E per quanto riguarda il vincolo Preto ha spiegato che è proprio il libero passaggio da un’offerta all’altra ad essere il sale della concorrenza, e che per questo l’Agcom non può e non deve entrare.

 

LA DIRETTIVA EUROPEA – Insomma, l’Agcom si è messa di traverso davanti alla richiesta di un “aiuto” da parte dei colossi della telefonia afflitti da ammanchi milionari nei bilanci. Ma in questo caso l’autorità non fa altro che ribadire quelli che sono gli “ordini” dell’Unione Europea, chiaramente espressi nella Direttiva 2009/136/CE la quale, al punto numero 47, spiega:

Per trarre pienamente vantaggio dall’ambiente concorrenziale, è opportuno che i consumatori possano effettuare scelte informate e cambiare fornitore se è nel loro interesse. È essenziale assicurare che possano farlo senza incontrare ostacoli giuridici, tecnici o pratici, in particolare sotto forma di condizioni contrattuali, procedure, costi ecc. Ciò non esclude la possibilità di imporre periodi contrattuali minimi ragionevoli nei contratti proposti ai consumatori. La portabilità del numero dovrebbe essere attuata al più presto perché è un elemento chiave della libertà di scelta da parte dei consumatori e della effettiva concorrenza nell’ambito dei mercati concorrenziali delle comunicazioni elettroniche, in modo tale che il numero sia funzionalmente attivato entro un giorno lavorativo e che la perdita del servizio a cui incorre l’utente non abbia una durata superiore a un giorno lavorativo.

Ovvero, non deve esistere nulla che blocchi la possibilità degli utenti di cambiare operatore qualora sia previsto, salvo la stesura di un periodo minimo che certifichi la durata di un contratto, come ad esempio quello previsto per le connessioni web. Detto questo però la portabilità dev’essere garantita perché è “un elemento chiave della libertà di scelta da parte dei consumatori nell’ambito dei mercati concorrenziali delle comunicazioni elettroniche”.

I NUMERI DELL’OSSERVATORIO – Più di così. Da Bruxelles si ordina, a Roma si recepisce senza fare una piega. Del resto sarebbe impossibile. Ed i numeri dimostrano come le società di telecomunicazioni stiano patendo la guerra fratricida a suon di offerte. Come dimostrano i risultati dell’Osservatorio Trimestrale sulle Telecomunicazioni dell’Agcom, pubblicato il 20 marzo e relativo all’ultimo trimestre del 2012, a fine anno passato il numero di linee mobili portate ha sfiorato i 50 milioni con un saldo attivo da parte degli operatori mobili virtuali (Poste Italiane, CoopVoce, Erg Mobile, Bip Mobile) di 1,3 milioni di linee, con una lieve riduzione rispetto allo scorso settembre. Su base annuale, invece il saldo “donating-recipient” è negativo per Telecom Italia, -490 mila sim, e Vodafone -420 mila, mentre risulta positivo per Wind ,+185 mila, gli operatori virtuali, +278 mila ed H3G, +446 mila.

LA RINCORSA AL RIBASSO – Questi numeri vanno però spiegati. Su base trimestrale l’indicatore è migliorato solo per Tim che passa da un -353 mila a -118 mila. H3G e Wind mantengono, seppure in riduzione, un saldo positivo mentre Vodafone peggiora la propria posizione, già negativa in settembre. E per la prima volta entrano in territorio negativo anche gli operatori virtuali. Cosa significa? Che ogni volta che un’azienda propone un’offerta, si assiste ad una migrazione di utenti nei confronti di questa ed i concorrenti per riacquistare quote di mercato devono necessariamente “abbassarsi” al livello degli altri. Facciamo un esempio: gli utenti Vodafone Smart 100 si sono visti arrivare un messaggio che comunicava loro che la soglia Internet veniva portata da 500 megabyte ad 1 giga di traffico al mese, allo stesso prezzo. Perché? Per 10 euro al mese gli altri offrivano molto di più.

LE OFFERTE A CUI NON PUOI DIRE DI NO – Questa si chiama concorrenza e se per i consumatori va bene, certo per le società di Tlc la situazione rasenta il disastro. E non sembra possa finire qui. H3G in questi giorni ha lanciato una campagna pubblicitaria incentrata sul nuovo prodotto 3 “All In”. Passate a questa compagnia ed a 4 euro al mese avrete 120 minuti, 120 messaggi ed un gigabyte di Internet a 4 euro mensili. 240 minuti, 240 sms e 1 giga valgolo 6 euro, 400 minuti, 400 sms ed 1 giga valgono 10 euro. E vi dico con assoluta certezza che una Vodafone Smart 100, ovvero 100 minuti, 100 messaggi e 1 giga (prima erano 500) costa 10 euro al mese.

I NUMERI NEGATIVI NEI BILANCI – Poi ci sono le altre offerte ma in questo caso non ci occuperemo di tariffe ma solo di paura delle singole aziende di non riuscire a coprire i loro bilanci. Ad esempio Vodafone nella semestrale 2012 ha spiegato che i minori ricavi erano figli della riduzione delle tariffe in ambito mobile. Wind invece nella sua semestrale ha visto un innalzamento dei suoi utenti del 3 per cento grazie probabilmente all’aggressività di certe tariffe che hanno attirato nuovi utenti. In attesa della pubblicazione dei bilanci 2012-2013, è facile però capire nella richiesta delle Tlc che esiste un obiettivo, ovvero quello di non colpirsi a vicenda ed evitare che in nome della concorrenza si possa assistere ad una crisi irreversibile delle società di telecomunicazioni.

COSA PREVEDONO I CONTRATTI DI MNP – A questo punto analizziamo i contenuti della modulistica delle quattro “mammasantissima” della telefonia italiana per verificare quali potrebbero essere i vincoli imposti ai clienti, anche per capire se il grido di dolore lanciato all’AgCom ha ragione d’essere. Partiamo da Vodafone, la quale nel suo modulo sulla mobile number portability, al punto numero 4 del contratto, spiega a chiare lettere:

La richiesta di portabilità del numero non solleva il Cliente dagli obblighi che scaturiscono dal precedente contratto con l’operatore di provenienza

Allora se si verifica il caso lamentato dalle aziende, ovvero una morosità da parte di un’utente o di un’eventuale inadempimento degli obblighi contrattuali, quelle in perdita possono rivalersi. Eppure è curioso notare come nel 2004 fosse presente un altro documento che recitava, sempre al punto 4, una frase ben più chiara:

La richiesta di portabilità del numero non solleva il Cliente dagli obblighi che scaturiscono dal precedente contratto con l’operatore di provenienza; eventuali situazioni di inadempimento rispetto all’operatore di provenienza potranno costituire condizioni ostative alla fornitura del servizio di portabilità.

Vuol dire quindi che se all’epoca qualcuno aveva delle pendenze rischiava di non vedere accettata la portabilità del numero. Allora perché oggi è possibile?

LA DIRETTIVA DELL’AGCOM – Semplice, perché l’ha previsto l’Agcom nella delibera 78/08/CIR dove si può leggere, al punto “g” del Comma 10 dell’Articolo 5:

disattivazione completa del servizio di comunicazione per il numero MSISDN; qualora tale disattivazione sia stata causata da furto o smarrimento della SIM ovvero morosità, insolvenza o ritardo nei pagamenti di un abbonato mobile, essa non è opponibile come rifiuto alla portabilità, salvo il caso in cui tale disattivazione sia stata decretata dall’Autorità Giudiziaria;

Insomma. I guai sono dell’azienda, mentre l’Agcom non può farci nulla. A spiegarlo ancora meglio è il foglio informativo di H3G che addirittura non cita la morosità come limite alla portabilità del numero. Infatti i limiti sono solo di tipo tecnico e non economico. E la stessa cosa vale per Wind. Tim invece mette bene in chiaro che eventuali morosità segnalate dall’operatore “donating” non le competono e per questo si terrà fuori da ogni questione:

L’esistenza di eventuali condizioni di morosità o di ragioni di credito derivanti dal rapporto intercorrente tra il Cliente e l’operatore Donor/Donating sono attinenti esclusivamente al precedente rapporto contrattuale con l’altro operatore. Pertanto, Telecom non sarà in alcun modo responsabile delle obbligazioni e degli oneri derivanti dal rapporto con il precedente operatore Donor/Donating.

FATTA LA LEGGE… – Fatta la legge trovato l’inganno? Chi può dirlo. Sicuramente le norme sono chiare e come ha dimostrato il caso che abbiamo trattato (il fatto che fosse autobiografico è del tutto incidentale) per le aziende di telefonia è possibile riscuotere quelle che sono le morosità pregresse da parte dei propri ex-clienti. Quindi per rivalersi delle mancanze le società di telefonia dovranno comportarsi come tutte le altre società. Del resto già sanno come si fa. E l’Agcom? Niente, difende il cittadino. Anche il furbetto, ma per questo esiste la legge, no?