Crisi dei giornali, il 35% degli italiani s’informa su Facebook
02/12/2016 di Redazione
Sempre meno giornali e sempre più social network. Per essere informati gli italiani cambiano abitudini. E scelgono Facebook. Lo conferma il 50esimo Rapporto Censis secondo il quale, nel nostro paese il 35,5% delle persone s’informa attraverso il sito fondato da Mark Zuckerberg.
CRISI GIORNALI, GLI ITALIANI S’INFORMANO SU FACEBOOK
Nel 2011 era l’80,9% degli italiani a dichiarare di aver acquisito nella settimana precedente informazioni dai tg. Nel 2016 il dato si è ridotto al 63%, con un calo del 17,9%. I giovani – continua l’analisi del Censis – tra i 14 e i 29 anni, che già nel 2011 facevano un uso più ridotto dei telegiornali (69,2%), nel 2016 li utilizzano solo nel 45,7% dei casi (con un calo del 23,5% in cinque anni). I diplomati e i laureati, intanto, che erano i più affezionati utenti dei tg, di punti percentuali ne hanno persi addirittura 27,3, passando dall’85,7% al 58,4%.
LEGGI ANCHE > Laura Boldrini e la lotta agli haters: «A Facebook ho chiesto il tasto ‘Attenzione Odio’»
CRISI GIORNALI, GLI ITALIANI S’INFORMANO SU FACEBOOK
Tra le prime fonti utilizzate per informarsi, dopo il 63% dei telegiornali si colloca Facebook con il 35,5% e i giornali radio con il 24,7%. I quotidiani non vanno oltre il 18,8%. Il 19,4% degli italiani sceglie i motori di ricerca come Google, il 10,8% YouTube e il 2,9% Twitter. Continua la crescita a ritmo elevato degli utilizzatori di smartphone (+12% in un anno, tasso di crescita superiore a quello di qualsiasi altro mezzo), arrivati al 64,8% degli italiani (e all’89,4% dei giovani di età compresa tra i 14 e i 29 anni). Aumenta anche la penetrazione di Internet, del 2,8% nell’ultimo anno. L’utenza della rete tocca un nuovo record, attestandosi al 73,7% degli italiani (e al 95,9%, cioè praticamente la totalità, dei giovani under 30). La crescita complessiva dell’utenza del web tra 2007 e 2016 è stata pari ad un +28,4%. Nel corso degli ultimi dieci anni gli utenti di Internet sono passati da meno della metà a quasi tre quarti degli italiani (dal 45,3% di utenza complessiva nel 2007 al 73,7% nel 2016).
(Foto da archivio Ansa)