Cinque carabinieri rinviati a giudizio per la morte di Stefano Cucchi

Cinque carabinieri sono stati rinviati a giudizio nell’inchiesta bis per la morte di Stefano Cucchi. Una decisione, presa oggi dalla gup del Tribunale di Roma Cinzia Parasporo, accolta con gioia da Ilaria Cucchi: «Finalmente i responsabili della morte di mio fratello, le stesse persone che per otto anni si sono nascoste dietro le loro divise, andranno a processo e saranno chiamate a rispondere di quanto commesso».

RINVIATI A GIUDIZIO I CARABINIERI ACCUSATI DELL’OMICIDIO DI STEFANO CUCCHI

Tre dei cinque militari imputati – Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco – sono accusati di omicidio preterintezionale. Sono loro i militari che arrestarono il geometra romano per droga il 15 ottobre 2009, una settimana prima della sua morte all’ospedale Sandro Pertini. Per l’accusa sarebbero stati loro – durante l’arresto – a colpire Stefano Cucchi «con schiaffi, calci e pugni», provocando con «una rovinosa caduta con impatto al suolo della regione sacrale» lesioni guaribili in almeno 180 giorni e in parte esiti permanenti, che poi hanno portato alla morte del giovane geometra.

A Di Bernardo, D’Alessandro e Tedesco il pm Giovanni Musarò contestava anche l’abuso di autorità, per aver sottoposto Stefano Cucchi «a misure di rigore non consentite dalla legge», oltrettutto per futili motivi. Un reato decaduto però, per intervenuta prescrizione.

Restano ancora in piedi invece l’accusa di falso a carico di Francesco Tedesco e del maresciallo Roberto Mandolini (che all’epoca comandava la stazione Appia dove Cucchi venne arrestato) e quella di calunnia nei confronti dei tre agenti della penitenziaria che furono processati per questa vicenda e poi definitivamente assolti. A calunniarli, secondo la procura di Roma, sarebbero stati gli stessi Tedesco e Mandolini, insieme al militare Vincenzo Nicolardi.

Il processo comincerà il prossimo 13 ottobre davanti alla III Corte d’Assise.

Esulta Fabio Anselmo, l’avvocato della famiglia Cucchi: «Oggi gli imputati finalmente subiranno un giusto processo per le loro gravissime responsabilità. Non potranno più nascondersi, non potranno più contare di farlo fare sulla pelle degli altri e nel dire altri dico tutti: imputati e parti civili».

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