Da Che Guevara a Guccini: quando la destra ruba gli eroi alla sinistra

Categorie: Italia

Rino Gaetano, Peppino Impastato, Bobby Sands. E i pugni alzati della Locomotiva. Una volta qui era tutto antifascismo.

Bisognerebbe esercitare la memoria in un modo diverso, o quantomeno, iniziare ad esercitarla basterebbe, se è vero che l’alternativa è perderla. E le cose abbandonate vengono presto ritrovate da chi ne vuol fare un uso forse diverso, ma sempre migliore di nessun utilizzo, direbbe qualcuno. Hanno fatto scalpore i manifesti che inneggiano ai ragazzi della Repubblica Sociale Italiana con in calce la frase della canzone che conclude i concerti di Francesco Guccini, La Locomotiva. Quando tutti i partecipanti ai concerti alzano il pugno chiuso ascoltando la storia del ragazzo ferroviere, anarchico emiliano



LA LOCOMOTIVA RUBATA  – “Gli eroi son tutti giovani e belli”, scrivono i fascisti dedicando la frase ai combattenti neri che scelsero il fascio anche dopo il 1943. Nella canzone, il cantautore emiliano ci parla del ferroviere che lanciò il treno contro il convoglio della borghesia ricca, eroe proletario di cui non sapeva né il nome né il viso, e dunque sceglie di immaginarlo “nella fantasia”, tanto gli eroi, appunto, son sempre giovani e belli. Senso un po’ diverso, in effetti, da quello proposto dall’anonimo manifestaro: non un ricordo affezionato di un eroe, ma un’approssimazione utile alla narrazione della storia. In ogni caso, il punto non è questo.



L’ITALIA CHE RESISTE – Il punto è che se la frase fosse stata scritta su un manifesto di un partito di centro sinistra o di sinistra estrema, probabilmente non avrebbe fatto notizia. Invece suona davvero assurdo che un gruppo “nero” si appropri del lascito culturale e, se vogliamo, ideale della sinistra italiana: una tendenza che ha radici lontane e che però solo ultimamente ha conosciuto una decisa impennata. Tutto cominciò, possiamo dirlo, quando Francesco de Gregori citò in giudizio un gruppo politico che affondava le sue radici nel Movimento Sociale Italiano e che, nell’ambito delle sue attività politiche, aveva scelto di utilizzare la notissima canzone – inno del cantautore romano: “Viva l’Italia”. E dire che essa si concludeva con l’invocazione “Viva l’Italia – l’Italia che resiste”, chiaro sintomo e dichiarazione del “lato politico” della canzone, decisamente orientata a sinistra come tutta la musica d’autore anni ’70.

 



LEGGI ANCHE: I fascisti che usano Guccini

 

ATREJU – Anni dopo, stessa situazione. Alla festa di Atreju, happening estivo della Giovane Italia – divisione giovanile del PdL, guidata dalla ministra Giorgia Meloni, ad accompagnare l’arrivo nientepopodimeno che Silvio Berlusconi fu riprodotta proprio la canzone di de Gregori. La titolare della Gioventù, interrogata, nicchiò.

«Ho solo visto i titoli. E ho preso quelli che si abbinavano meglio ai temi delle tavole rotonde. Perché, Viva L’ Italia è antifascista? Ma non lo sapevo. Comunque a me il contenuto non interessa. Non credo che né Berlusconi né De Gregori si offendano. E che, allora se io sono di destra non devo sentire Guccini? E poi non so, magari nel caso del premier non la metteremo… Ma davvero: nessun problema»

Anche in quel caso fu scomodato il “decano” del cantautorato di sinistra, Francesco Guccini, scelto con “Dio è morto” come sottofondo del dibattito con Rino Fisichella. In effetti però Dio è morto ha una storia a parte, perché, censurata dalla Rai in un singolare caso di autocensura preventiva un po’ ignorante e peciona, fu invece, a suo tempo, molto apprezzata e trasmessa dalla Radio Vaticana; pare che persino Paolo VI pontefice la apprezzasse.

NEL DUBBIO MENA – Ma torniamo agli scippi neri. Perché c’è un’organizzazione in particolare che può essere ritenuta la professionista degli scippi alla sinistra. Si tratta di Casapound, l’occupazione nera divenuta col tempo associazione di promozione sociale e poi lista politica pronta a candidarsi, in netto anticipo, alle elezioni comunali di Roma in polemica con il sindaco ex-alleato Gianni Alemanno. Nel corso degli ultimi anni l’associazione guidata carismaticamente da Gianluca Iannone ha infranto uno dopo l’altro i recinti che la destra per prima si era auto-imposta, arrivando a scomodare quelli che per la sinistra erano da sempre ritenuti mostri sacri intoccabili. Dalla politica alla musica, dai cartoni animati alla storia contemporanea, i ragazzi di Casapound sono entrati come elefanti nelle cristallerie della sinistra, saccheggiando a destra e a manca gli esponenti che, a loro giudizio, potessero rappresentare meglio l’ideale “libertà di pensiero” che si auto-attribuiscono.

 

LEGGI ANCHE: Fascisti e picchiatori, i ragazzi della Roma bene

 

MA IL CIELO E’ SEMPRE PIU’ BLU – Una delle prime “vittime” dello scippo è stato il cantautore calabro-nomentano Rino Gaetano, morto schiantato all’altezza della facoltà di Filosofia sulla consolare che gli aveva dato casa fino a quando è rimasto a Roma. Un manifesto senza firma e senza testo lo celebrava, in falsi colori, con ben in vista il simbolo della tartaruga. E dire che Rino, già militante radicale, durante gli anni ’70 romani si era decisamente avvicinato al movimento autonomo – per quanto, e i suoi testi non fanno che dimostrarlo, rimanesse davvero indipendente quanto a posizione politica. Ma certo non di destra.

Fu la famiglia di Rino ad opporsi all’utilizzo dell’immagine del cantante.

LEGGI ANCHE: Ecco dov’è la Springfield dei Simpson

 

E che dire di Bart Simpson? Nelle scuole di tutta Roma prima, e di tutt’Italia poi, iniziarono a girare volantini ambientati proprio a Springfield: secondo il Blocco Studentesco, giovanile di CasaPound Italia, Bart Simpson è chiaramente colpevole di libertà di pensiero. Tanto da meritarsi il simbolo del fulmine cerchiato.

Non serve dire che i Simpson sono creati da Matt Groening, fustigatore della sinistra statunitense ma non per questo, come spesso succede, meno liberal.

ABBIAMO IMPARATO – Poi ci sono i furti con scasso. Chi immaginava di vedere il marchio della tartaruga sotto una bella foto di Ernesto Guevara de la Serna, noto al mondo come il Comandante Che Guevara? Il rivoluzionario cubano protagonista di una delle epopee di sinistra più note ai giovani e agli anziani militanti comunisti di tutto il mondo, tutte le ere e tutte le età, diventò protagonista di un convegno tenuto proprio a Casapound dal titolo “Abbiamo imparato ad amarti”, dal titolo di una nota canzone; occasione del dibattito, un libro che raccontava “l’altro Che Guevara”.

Nel 42esimo anniversario della morte in battaglia di Ernesto Che Guevara, venerdì 9 ottobre, Casapound ricorda il guerrigliero da sempre icona della sinistra con una conferenza dedicata a ‘l’altro Che’. Al centro dell’incontro, intitolato ”Aprendimos a quererte”, ossia ”Abbiamo imparato ad amarti” dalla notissima canzone di Carlos Puebla dedicata al Comandante, il saggio di Mario La Ferla in libreria per Stampa Alternativa, “L’altro Che. Ernesto Guevara mito e simbolo della destra militante”.

 

LEGGI ANCHE: Quel leghista di Che Guevara

 

Il cappello sulla dinamica lo mise Gabriele Adinolfi, ex Terza Posizione, padre nobile di Casapound.

Negli anni Sessanta – spiega Adinolfi – un intero mondo orfano della Rsi, o nato dagli orfani della Rsi, ritrovò nella lotta per l’indipendenza dei popoli contro il colonialismo qualcosa della sua anima e della sua guerra. Il massimo rappresentante politico di quel mondo nel dopoguerra, il Presidente argentino Peron, rovesciato da un golpe reazionario ed esule in Spagna, era l’alfiere della Tercera Posicion in ottica anti-imperialista. Ottimi i suoi rapporti con Fidel Castro e addirittura di collaborazione con Ernesto Guevara detto El Che. Queste sono le ragioni per le quali in Italia i primi a onorare la figura del guerrigliero caduto furono uomini di matrice ‘nera’,

Fu Peacereporter, poi, a diffondere l’appello della Casa della Memoria Peppino Impastato: il militante antimafia di Cinisi, fondatore di Radio Aut, fu reclutato in un manifesto di Casapound Palermo che ne commemorava la morte.

UNO DUE TRE QUATTRO CINQUE DIECI CENTO PASSI- Il problema è che, come racconta il notissimo film “i Cento Passi”, Peppino Impastato era un ex militante comunista poi candidatosi in Democrazia Proletaria.

Si tratta solo di operazioni di immagine che nulla hanno a che fare con i contenuti e il dibattito politico, altrimenti sarebbe impossibile per un gruppo di estrema destra riconoscersi nel percorso di un comunista rivoluzionario ed antifascista come fu Peppino. Altrimenti bisognerebbe consigliere a Casapuond & company di studiare ed acculturarsi per capire quali sono le enormi differenze esistenti tra una figura come quella di Peppino e quelle dei loro soliti ispiratori e mentori che hanno ampiamente dimostrato la loro negatività nella storia del nostro paese

 

LEGGI ANCHE: Peppino Impastato nei manifesti di Casapound

 

Così il comunicato di chi detiene l’eredità di Peppino Impastato.

BLOODY SUNDAY – Dall’Irlanda arrivò l’ultima diffida. La CasaItalia, uno dei tanti rivoli di CasaPound, si mise a produrre del sidro “non conforme” da commercializzare con il simbolo e l’immagine di Bobby Sands, il leader degli Hunger Strikes nord-irlandesi del 1981, combattente della Provisional Irish Republican Army rinchiuso in carcere, eletto in parlamento e poi morto di stenti. Dalle terre verdi, dicevamo, arrivò la richiesta ufficiale di lasciar stare il ragazzo che disse : “Il nostro tempo verrà”.

Così, il furto della Locomotiva, anni dopo quello narrato da Guccini, è solo l’ultimo colpo grosso dell’estrema destra ai danni dei miti di sinistra.

LEGGI ANCHE: