«I dati sanitari alle multinazionali? Si rischia la diffusione incontrollata»

05/12/2017 di Donato De Sena

La norma che consente l’utilizzo dei dati sanitari degli italiani senza consenso, a scopo di ricerca scientifica «va assolutamente in contrasto con quello che l’Europa ci chiede con il recepimento del regolamento privacy» e che deve essere applicato entro maggio 2018. È quanto afferma a Giornalettismo Fulvio Sarzana, avvocato ed esperto di nuovi diritti e diritto della Rete, commentando gli articoli della legge europea 2017 pubblicata la scorsa settimana in Gazzetta ufficiale e che entrerà in vigore il 12 dicembre prossimo. Secondo il provvedimento passato nel nostro Parlamento i dati personali potranno finire nelle mani delle multinazionali a scopo di ricerca scientifica o statistica.

DATI SANITARI SENZA CONSENSO, L’ESPERTO: «NORMA APPROSSIMATIVA»

Sarzana definisce la norma «approssimativa». «Non ne comprendo la finalità», dice. «Dal punto di vista dei dati sanitari – spiega l’avvocato – sicuramente l’approssimazione può consentire l’accordo con alcune grandi realtà transnazionali per utilizzare in maniera passiva i dati», evitando «i limiti previsti dal nostro ordinamento». È in questo senso «una sorta di via libera all’utilizzo». Ma dall’altro lato c’è «un’eccessiva burocratizzazione che lede la ricerca scientifica», per esempio per il divieto di riuso dei dati genetici. Altro punto poco chiaro è quello dell’anonimizzazione delle informazioni, perché non si comprende se a rendere anonimi i dati personali dev’essere lo Stato o il soggetto privato che dovrà utilizzarli. «Si prevede il riuso di dati anonimi, già anonimizzati. Praticamente si applica alla disciplina di dati che sono già anonimi una normativa completamente diversa, quella dei dati personali, che non si deve applicare a quelli anonimi. È un’approssimazione anche dal punto di vista terminologico oltre che di collocazione sistematica».

Le conseguenze, secondo l’esperto, potrebbero essere gravi. «In questo momento è chiaro che una norma così potrebbe consentire una diffusione incontrollata dei dati dei cittadini, senza più le garanzie del consenso e senza le cautele previste dalla normativa europea che si applicherà a partire dal 25 maggio 2018. La sensazione è che sia una leggina ad personam, ma non si capisce chi sia la persona». I maligni parlano di accordo del governo con Ibm… «Questo non glielo saprei dire – risponde Sarzana -. Non sono nella testa del legislatore. Non so effettivamente se e che cosa possa essere stata la causa. Certo è che la norma non è ben congegnata, assolutamente, e rischia da una parte di danneggiare la ricerca genetica e dall’altra di consentire una diffusione incontrollata. È scritta male». Il rischio più temuto è ovviamente quello della violazione della privacy. «Alla fine se grandi masse di dati possono essere diffuse, dati sensibili, questo si trasforma in un rischio per la popolazione».

(Foto da archivio Ansa. Credit immagine: Markus Scholz / dpa)

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