Con una lettera aperta, Giuliano Giuliani, padre di Carlo, il ragazzo ucciso durante i disordini del G8 del 2001 a Genova, ha chiesto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella se non ritenga di dover “chiedere scusa a Carlo in nome dello Stato” per le “offese insopportabili” rivolte a suo figlio da un agente di polizia di Stato.
Il riferimento è agli insulti pubblicati su Facebook dal poliziotto Fabio Tortosa («O si sta con quella merda di Giuliani o si sta con quelli che a Giuliani gli fanno saltare la testa», ndr), «uno degli 80 del VII Nucleo» che fece irruzione alla scuola Diaz.
Nella sua lettera al capo dello Stato il padre di Giuliani ha spiegato: «Come Lei certamente sa, un agente della Polizia di Stato oltre a rivendicare con orgoglio la sua partecipazione alla ‘macelleria messicana’ della Diaz (ricordo sempre che l’espressione fu usata durante la testimonianza in tribunale dal vice questore Michelangelo Fournier) ha rivolto a mio figlio Carlo offese insopportabili».
Giuliano Giuliani ha ricordato le offese contro la memoria del figlio ucciso quattordici anni fa: «In alcuni messaggi postati su facebook ieri l’agente Fabio Tortosa ha scritto “Carlo Giuliani fa schifo e fa schifo anche ai vermi sottoterra”. Concorderàcon me, Esimio Presidente, che un agente in servizio è un rappresentante dello Stato. Da qui la domanda che mi permetto di rivolgerLe. Non ritiene che Lei dovrebbe chiedere scusa a Carlo in nome dello Stato? Resto fiduciosamente in attesa della considerazione che vorrà attribuire a questa mia richiesta», ha scritto Giuliani, concludendo la lettera «con il rispetto dovuto al capo dello Stato».
Intanto, intervistato da SkyTg24, l’agente autore delle offese alla memoria di Giuliani si è poi scusato per quelle parole: «È la cosa di cui mi rimprovero e della quale non riesco a darmi pace. La colpa è mia, di quello che ho scritto. Io provengo da una famiglia che ha perso un figlio di 15 anni e so cosa significa per una mamma e un papà sopravvivere al proprio figlio». Per questo, rivolgendosi allo stesso padre di Giuliani, ha continuato: «Ho sbagliato e sono prontissimo a chiedere di nuovo scusa».
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Per le parole sulla Diaz l’agente si è invece difeso, precisando, a suo dire, di essere stato “frainteso”. Rivendicando la «totale estraneità (del suo gruppo, ndr) ai fatti denunciati dalla Corte di Strasburgo (la tortura, ndr)».
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