Dieci cose che Pasolini NON sopporterebbe di noi uomini del 2016

Categorie: Cinema ed eventi

Da sempre dite "ah se ci fosse PPP?". Bene, se lo amate sul serio, è il peggiore augurio che possiate fargli

PASOLINI, 41 ANNI DALLA MORTE –

Quarantuno anni fa perdevamo uno dei nostri più grandi intellettuali. Quarant’anni fa non erano poi così tanti a pensare che lui lo fosse.
Un grande scrittore, un grande regista, un grande analista sociopolitico.
Oggi lo pensano in tanti. Anzi troppi. Anzi tutti.
Una cosa che lui non sopporterebbe. Non amava la massa, non amava essere dalla parte giusta. Non amava avere la posizione più scontata. Non amava tante cose. Noi ne abbiamo individuate una decina.



1. Il politicamente corretto. Gli asterischi, le i/e, le bufere per dichiarazioni goffe, le ipocrisie da intervista, il moralismo a parole che nasconde orrori nei fatti. La dittatura della parola e della forma, vuoti involucri di correttezza, nei confronti del contenuto e della verità.



2. ” Come diceva Pasolini”. “Lo diceva anche Pasolini”. “Ah, se ci fosse Pasolini”. In questi 40 anni lo hanno tirato per la giacca (di velluto, ovvio) tutti. Destra, sinistra, centro, sopra, sotto. Forse solo di Matteo Salvini non abbiamo citazioni pasoliniane, ma non ci giureremmo. Due palle. E’ morto 40 anni fa. Aveva previsto diverse cose, ne aveva sbagliate molte altre. Ha detto cose geniali, ma anche solenni cazzate (solo chi fa sbaglia e lui aveva il pregio di non tirarsi mai indietro), dalla sbandata bucolica ad anacronismi che cozzavano con le sue profezie. E, udite udite, l’ottima intuizione sui poliziotti di Valle Giulia è all’interno di un articolo scarsamente condivisibile. Ma “Pasolini lo aveva detto” ormai è un passepartout. Che odiava i passepartout. Lo diceva sempre Pasolini.

Veltroni in compagnia di Pasolini

3. I pasoliniani. I pantheon dei big, da Veltroni a Ligabue, in cui non manca mai. Chi ne ha fatto un santino innocuo o, peggio, scontato. Nel 2008, insieme a Barack Obama, PPP (lo abbiamo detto che odierebbe anche questa abbreviazione paracula?) finì addirittura nel pantheon di Forza Italia. E i pasoliniani del 2 novembre. E chi ne parla senza averlo letto. Chi l’ha letto senza capirlo. Chi lo legge come se fosse la Bibbia. Chi lo legge perché se vuoi essere radical chic non puoi non conoscerlo. Chi pensa che ora lui sarebbe come “loro”. Chi ha deciso di essere pasoliniano dopo Caro Diario.



4. Il dilettantismo dei complotti. Un tempo c’erano le stragi di stato, ora al massimo i gombloddi dei 5 stelle, i finti terremoti. Ormai non scriverebbe “Io so”, ma “ho letto le intercettazioni” e ho “sfogliato Suburra” oppure “fate girare”. Ah, a proposito. Sul porto di Ostia aveva ragione.

Continua a leggere

5. Facebook. Ma non per quello che pensate voi. Probabilmente il suo amore per il mondo vero gli avrebbe consentito di scoprire parecchio sui social. Quello che non avrebbe sopportato davvero sarebbero stati gli status tipo “bisogna essere forti per amare la solitudine (cit. PPP)” o “I problemi non si risolvono, si vivono – Pierpa dixit”. E infine “Io so questo, che ci pretende la libertà, poi non sa cosa farsene” con l’ex moglie del detentore dell’account taggata.

Potrebbe morirne. Speriamo prima di leggere i commenti. Quelli, tra cuoricini e emoticon, “ciaone”, “raghe”, “embeddati nella lotta” e “lollone”, lo farebbero impazzire.
Forse si potrebbe riprendere solo con Morandi che lo racconta a Fazio. C’è anche una foto insieme che sta facendo il giro del web (anche “il giro del web” e “fa impazzire l’internet” odierebbe). Gianni non si ferma davanti a nulla.

 

6. La teoria del gender. Da professore, avrebbe occupato i licei di tutta Italia da solo, sentendo e leggendo dell’obbrobrio teorico-sessista-omofobo dei Giovanardi e dei Malan. Anche se, cattolico e conservatore nella morale dei sentimenti e dei vecchi valori, capace che avrebbe letto di nascosto Adinolfi. Detto questo non avrebbe amato neanche il gay pride, lui che viveva male la sua identità sessuale. Quindi chi ne fa un’icona omosessuale, lo tradisce ugualmente. Odierebbe anche gli insulti che state indirizzando al sottoscritto dopo aver letto questo punto, sappiatelo.

7. Il cinema italiano. Anche perché non troverebbe soldi per produrre i suoi film. Non ci sarebbe posto per lui nella Settima Arte della commedia tutta “amore e salottini”, né nei film d’autore fatti più o meno con lo stampino, incapaci di rischiare davvero nella forma e nei contenuti, o di sfidare l’estetica (ve lo immaginate Salò o le 120 giornate di Sodoma ora) e il senso comune del pudore. Lui non farebbe parte di associazioni di categoria, c’è da giurarci.
C’è anche da dire che un tempo lui poteva rischiare su Totò e ora avrebbe al massimo Zalone, e che puntare su Ninetto Davoli non gli sarebbe mai stato permesso. Al massimo su Miriam Leone.

Poi i film su di lui. Quelli, dovesse risorgere o essere clonato, nascondeteli.

8. L’attuale dibattito politico. l referendum, i partiti della nazione, i quotidiani a tesi, i berlusconiani, i renziani, gli antiberlusconiani, gli antirenziani. Avrebbe persino sentito la nostalgia del PCI che lo aveva cacciato. I talk politici, in cui lo avrebbero considerato triste e noioso, se vi avesse partecipato. I commenti su twitter alle sue performance televisive con hashtag #svegliaPPP.

9. Il Bologna. Gli americani non gli andrebbero a genio, forse avrebbe sdoganato Gianni Morandi. E magari però farebbe l’elogio dell’eroico e proletario Gastaldello, del romantico talento Verdi, dell’infaticabile Taider. Questo calcio senza pause, spezzettato, divistico, televisivo, lo avrebbe odiato. Forse avrebbe amato solo Sarri e Zeman. Forse.

10. Ma una cosa avrebbe odiato più di tutte: questo articolo.