Dino Boffo rimosso da Tv2000, la tv dei vescovi

Dino Boffo è stato rimosso dalla direzione di Tv2000, il network televisivo di proprieta’ dalla Conferenza Episcopale Italiana. Lo apprende l’ANSA da fonti qualificate. Interpellato sulla questione, Boffo non ha voluto rilasciare commenti. “Non ho nulla da dire”, ha risposto.

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DINO BOFFO RIMOSSO DA TV2000 – Boffo, 61 anni, era direttore dell’emittente televisiva dei vescovi dal 18 ottobre 2010. In precedenza era stato direttore di Avvenire, quotidiano della Cei, dal primo gennaio 1994 al 3 settembre 2009, giorno in cui si dimise in seguito alla pubblicazione sul Giornale di Vittorio Feltri di documenti riguardanti una sua presunta condanna per molestie, carte a proposito delle quali lo stesso Feltri ha successivamente ritrattato la veridicita’ della ricostruzione. Il trattamento a cui era stato sottoposto il direttore di Avvenire, in conseguenza delle critiche da lui rivolte al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ha da allora preso il nome di “metodo Boffo”.

PERCHE’ DINO BOFFO E’ STATO RIMOSSO DALLA TV DEI VESCOVI – Secondo quanto spiegato ai redattori della testata televisiva, con Boffo ”sarebbe venuto meno il rapporto di fiducia con l’editore” mentre la decisione sarebbe anche ”maturata nell’ambito del nuovo riassetto in ambito Cei voluto da papa Francesco”. Il comunicato dell’assemblea di redazione: ”I giornalisti di TV2000 e di Radio inBlu prendono atto con sorpresa della comunicazione con cui il CdA di Rete Blu spa ha informato il comitato di redazione della risoluzione del rapporto di lavoro con il Direttore di Rete Dino Boffo”. ”Nel ringraziare lo storico Direttore uscente per il lavoro, l’impegno profuso in tutti questi anni e i risultati raggiunti, i giornalisti di TV2000 e di Radio inBlu – si legge ancora nel comunicato – sono certi che l’editore sapra’ individuare una soluzione idonea a tutelare l’intera realta’ produttiva e lavorativa e a valorizzare la missione di un progetto editoriale unico nel panorama italiano”.

IL COMUNICATO DI RETE BLU – “Il Presidente della Società Rete Blu spa ha comunicato al direttore dott. Dino Boffo l`avvenuta risoluzione del suo rapporto di lavoro in qualità di Direttore di Rete di Tv2000 e Radio in blu”. E’ quanto si legge in un comunicato diramato dalla Società Rete Blu che precisa: “L`avvicendamento di un Direttore è un fatto fisiologico all`interno di qualsiasi realtà oggi, tanto più in una fase di repentini cambiamenti nella società e nella stessa Chiesa. Al dott. Boffo va la gratitudine sincera per quanto fatto con professionalità e dedizione per lunghi anni, anche dopo la tormentata vicenda del 2009, con l`augurio di valorizzare al meglio quanto compiuto”. “A questo obiettivo – conclude il comunicato – è finalizzata la nomina del nuovo Direttore, dopo l`interim affidato a monsignor Francesco Ceriotti, storico Direttore dell`Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana”.

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COS’E’ IL METODO BOFFO – Boffo divenne famoso dopo che Vittorio Feltri sul Giornale orchestrò una campagna stampa contro di lui in reazione a una risposta a una lettrice comparsa sul quotidiano che allora dirigeva, Avvenire. Nella risposta Boffo criticava, senza nominarlo, i costumi di Berlusconi. Per tutta risposta, Feltri pubblicò sul Giornale la notizia di un decreto penale di condanna nei confronti di Boffo – in un processo in cui lui non si era difeso – per molestie. Dal telefono che allora usava all’Avvenire (ma che era usato anche da altri) erano partite delle frasi di minaccia nei confronti della donna, da parte di un uomo, a cui si diceva anche di dover lasciare il marito, a causa di una supposta relazione tra il chiamante e il coniuge.

TUTTA LA STORIA – Sulla questione l’interessato disse pubblicamente poco, e si seppe poi di un pranzo di pacificazione con Feltri, mentre qualcuno sussurrava che dietro l’attacco ci fossero ambienti vaticani. Si fece anche il nome del direttore dell’Osservatore Romano, Gian Maria Vian. Un particolare non di secondaria importanza della storia: la condanna era accompagnata da uno scritto nel quale si affermava che Boffo fosse un “pederasta attenzionato dalla polizia”: una falsità bella e buona, visto che non si possono schedare le persone in base agli orientamenti sessuali. Qualche tempo dopo i fatti, su Panorama uscì un articolo nel quale si raccontava che la telefonata partita dal numero di Boffo era stata fatta da uno stagista. Una persona che era stata segnalata al direttore, a quanto si scriveva nel pezzo. La telefonata quindi non venne effettuata da Boffo, che però si lasciò condannare – secondo l’articolo di Panorama – mentre il ragazzo è morto qualche tempo dopo.

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