Evidentemente, quando si tratta di fedeli musulmani, l’unione fa la forza in Lombardia. E così, dopo che il sindaco di Sesto San Giovanni aveva vietato alla comunità islamica locale l’utilizzo del Palasesto per pregare durante la tradizionale festa del sacrificio, analogo provvedimento viene preso dal primo cittadino di Cantù, in quota Lega Nord.
Edgardo Arosio, infatti, ha inviato un atto di intimidazione e diffida nei confronti dell’associazione Assalam che vieta l’utilizzo di un capannone nel territorio di Cantù per svolgere i riti legati alla celebrazione islamica. Una decisione che ha fatto scoppiare le polemiche: il capannone, infatti, è stato regolarmente acquistato proprio dall’associazione Assalam nel 2014.
Tre anni fa, con la precedente amministrazione di centrosinistra, la comunità islamica locale aveva acquisito la struttura e l’aveva ristrutturata per farne una moschea. Con la legge Maroni sul divieto di costruzione dei luoghi di culto islamici, tuttavia, il locale era stato riconvertito in sede di associazione culturale. A ricordarlo è anche il capogruppo del Partito Democratico di Cantù, all’opposizione in consiglio comunale: «In questo modo si esasperano gli animi. Non è certo questo il modo giusto per evitare estremizzazioni – spiega Filippo Di Gregorio -. Oltretutto il capannone è di proprietà privata e dunque l’associazione può farci quel che ritiene opportuno, figuriamoci poi pregare. Non si può vietare il diritto di opinione e culto, tutelato dalla Costituzione».
Ma il sindaco leghista Edgardo Arosio è intransigente e alza i toni dello scontro: in caso di inosservanza dell’ordinanza, infatti, il primo cittadino ha minacciato il ricorso alla procura della Repubblica: «Si tratta – ha detto – di un forte atto politico in risposta all’atteggiamento di sfida assunto dalla comunità musulmana».
(FOTO: ANSA/MATTEO BAZZI)