“Ecco chi sono i corvi del Vaticano”

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Donne, prelati e cardinali nello scandalo che fa paura alla Santa Sede

Lo scandalo del VaticanLeaks, i documenti riservati che filtrano dalle sacre stanze vaticane, non sembra conoscere tregua. Dopo l’arresto dell’attendente privato di camera di Benedetto XVI, Paolo Gabriele, accusato di aver trafugato alcuni documenti assolutamente segreti e di averli diffusi alle stampe, il cerchio si stringe intorno ai congiurati vaticani. I corvi. Chi sono? Cosa pensano gli uomini che cospirano contro i più alti livelli della gerarchia vaticana, diffondendo notizie riservatissime e mettendo nel più serio imbarazzo i porporati?



CHI SONO I CORVI – Su Repubblica, in prima pagina oggi, parla uno dei congiurati. In maniera anonima, ansiosa, incontra Marco Ansaldo in un bar di Roma Prati.

 



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E parla, lentamente, in maniera circospetta e guardinga: “Non mi pento di nulla. Facciamo tutto questo per difendere la Chiesa e in nome di Dio”.

«Chi lo fa — dice subito — agisce in favore del Papa».
Per il Papa? E perché?
«Perché lo scopo del “corvo”, o meglio dei “corvi”, perché qui si tratta di più persone, è quello di far emergere il marcio che c’è dentro la Chiesa in questi ultimi anni, a partire dal 2009-2010».
Ma chi sono? Chi siete?
«Ci sono quelli che si oppongono al segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Quelli che pensano che Benedetto XVI sia troppo debole per guidare la Chiesa. Quelli che ritengono che sia il momento giusto per farsi avanti. Alla fine così è diventato un tutti contro tutti, in una guerra in cui non si sa più chi è con chi, e chi è contro».

Gli uomini che si schierano a difesa del pontefice, scrivono Repubblica e il Corriere, sono tanti. Ci sono donne. Uomini. Gregari. Pesci piccoli. Pesci grandi. E un cardinale, pare: un italiano. Così il Corriere della Sera.

In Vaticano il segreto istruttorio è totale ma nessuno si straccia le vesti all’idea di un cardinale coinvolto nell’inchiesta: si parla, anzi, di un italiano. Forse perché «questa faccenda è essenzialmente tutta italiana», sospira un monsignore (italiano) della Curia. Del resto non solo si è «appena all’inizio» ma il quadro generale «è già definito», altrimenti «non si sarebbe proceduto col primo arresto». Il primo: altri se ne attendono.

Il vero obiettivo, spiega il Corvo, è il segretario di Stato, Bertone.

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NEL MIRINO – Che ha accumulato in questi ultimi anni “troppo potere” a scapito di un papa troppo, troppo debole.

“Ci sono anche interessi economici nella Santa Sede. Nel 2009-2010 alcuni cardinali hanno cominciato a percepire una perdita di controllo centrale: un po’ dai tentativi di limitare la libertà delle indagini che monsignor Carlo Maria Viganò stava svolgendo contro episodi di corruzione, un po’ per il progressivo distacco del Pontefice dalle questioni interne».(…)«Che cosa è successo a quel punto? Viganò scrive al Papa denunciando episodi di corruzione. Chiede aiuto, ma il Papa non può far nulla. Non può opporsi perché questo significherebbe creare una frattura pubblica con il suo braccio destro. Pur di tenere unita la Chiesa sacrifica Viganò. O meglio, finge di sacrificarlo perché, come si sa, la nunziatura di Washington è quella più importante. Così i cardinali capiscono che il Papa è debole e vanno a cercare protezione da Bertone».

 

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Nessuna protezione da parte del Papa, e così chi cerca uno scudo sicuro si difende altrove. Da Bertone. Il che rende l’Appartamento sempre più isolato. E così papa Ratzinger cerca di alzare una pur timida difesa.

«Il Papa capisce che deve proteggersi. E convoca cinque persone di sua fiducia, quattro uomini e una donna. Che sono i cosiddetti relatori. Gli agenti segreti di Benedetto. Il Papa cerca consiglio da queste persone affidando a ciascuno un ruolo, e alla donna quello di coordinare tutti e cinque

Intanto i documenti iniziano ad uscire. “Brevi manu”, dice il Corvo, perché i cardinali sono abituati a vergare tutto a mano e così riescono a superare i potenti sistemi informatici antintrusione vaticani, che sono peggio di quelli della Cia.

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IL PIANTO DEL PAPA – In Vaticano, si sa, chi siano gli uomini più vicini al Papa in questo gioco delle parti non è certo un segreto. E così nche Ettore Gotti Tedeschi, il presidente dello Ior, sarebbe rimasto vittima di questo vero e proprio gioco di potere interno, della frattura fra le segrete stanze. La colpa di Gotti Tedeschi era quella di rispondere solo, e soltanto, al Papa.x

Gotti non rispondeva a nessuno, ma lo faceva direttamente al Papa, a cui mandava anche dei memorandum per descrivere la situazione interna allo Ior. E così anche le operazioni che fallivano, come la legge antiriciclaggio o la scalata per il San Raffaele. Bertone si ingelosisce, accusa Gotti, e decide di tagliargli la testa. Quando giovedì scorso il Papa ha saputo del licenziamento di Gotti, si è messo a piangere per “il mio amico Ettore”».
Il Papa che piange?
«Sì, ma poi si è arrabbiato moltissimo e ha reagito dicendo che la verità su questa vicenda sarebbe venuta fuori».
Ma non si poteva opporre?
«Avrebbe potuto farlo, ma opporsi avrebbe significato una frattura clamorosa con il suo Segretario di Stato».

Sullo sfondo, la stringente necessità di non essere percepiti come divisi, in dibattito, lacerati, nei confronti del mondo. La Chiesa deve essere una. E così, i pesci piccoli come Paolo Raffaele vengono sacrificati. In cella di sicurezza però, il maggiordomo dopo giorni di preghiera e silenzio starebbe iniziando a parlare. E altri nomi sarebbero pronti ad uscire.

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