Ecco perché non ti assumono

Categorie: Senza categoria

Nella giungla del lavoro pesano anche i pregiudizi: i più discriminati sono i gay e le donne poco piacenti

Indagini recenti evidenziano l’importanza dell’estetica e dell’orientamento sessuale nel momento dell’assunzione. Scopriamo insieme le caratteristiche del “nuovo” curriculum.



LA DOMANDA – “Esiste una reale discriminazione di genere da parte dei datori di lavoro, in grado di creare un divario salariale?” Se ne discuterà il prossimo 9 giugno nella Conferenza Europea della Fondazione Rodolfo De Benedetti “Il gap salariale nella transizione tra scuola e lavoro”. Ma non solo “Il diverso ruolo che uomini e donne hanno nell’accudire i propri figli può avere un impatto sulla performance del lavoro?” e infine “qual è il vero effetto che la scelta di un corso di laurea ha sul tipo di occupazione e sul salario di ciascuno individuo? Tale effetto è diverso per uomini e donne?” Questi, gli interrogativi presi in considerazione dagli studiosi e nelle risposte troviamo la presenza della discriminazione. All’origine del “gender gap”, tra persone con elevato livello di istruzione ci sarebbe, oltre alla discriminazione,  la famiglia e le scelte di studio.

 



LEGGI ANCHE: Il paese che cancella gli ultimi

 



LA DIFFERENZA – La discriminazione è ingombrante all’interno del rapporto salariale, l’indagine prende in considerazione la differenza fra uomini e donne dovuta alla produttività ma anche ai pregiudizi e torna ancora il fattore discriminante. Il problema è reale quando le differenze impediscono l’assunzione: quali sono i fattori che le aziende disprezzano? Al primo posto l’orientamento sessuale, che colpisce soprattutto gli uomini e il fattore bellezza nelle donne. Oggi su Il Corriere è comparsa un’infografica che mostra esattamente le preferenze nei colloqui di lavoro:

 

LEGGI ANCHE:

DISCRIMINAZIONE – Il dossier dell’Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali del 2009 ha eletto la Lituania come il Paese più omofobo del Mondo e il secondo posto spetta all’Italia. Nel nuovo rapporto dell’Ilga, l’Italia risulta ancora indietro sul riconoscimento dei diritti agli omosessuali. L’Inghilterra è migliorata e si dimostra e ottiene il punteggio più alto insieme a Germania, Spagna, Svezia e Belgio: il nostro Paese ha ottenuto appena 2, 5 punti e si trova sotto a Andorra e Lituania. Insomma, non c’è scampo: gli omosessuali hanno il 30% di possibilità in meno di essere assunti dopo un colloquio. Solo pochi giorni fa l’Istat affermava: “Omosessuali e bisessuali dichiarano di aver subito discriminazioni a scuola e all’università, così come al lavoro, più degli eterosessuali: il 40,3% dichiara di essere stato discriminato contro il 27, 9% degli eterosessuali. Si arriva al 53, 7% aggiungendo le discriminazioni subite nella ricerca di una casa, nei rapporti con i vicini, nell’accesso a servizi sanitari oppure in locali, uffici pubblici o mezzi di trasporto”.

 

LEGGI ANCHE: Quei 75 milioni di giovani senza speranza

 

PREOCCUPAZIONE – Ai giovani si è rivolto Napolitano: “La situazione è sempre più critica. Sarebbe bello se per loro ci fosse un decreto <<Resta Italia>>. Ma non bisogna abbandonarsi alla retorica – e ancora – Siate disponibili ad agire, non aspettate il posto pubblico. Spalancate porte e finestre che trovate chiuse, anche con qualche spintone, se necessario. Ma partecipate attivamente”. Partecipazione attiva nella politica è il consiglio del Presidente, oltre al non aspettare “il posto fisso”e forse purtroppo si deve aggiungere anche un’altra indicazione: quella di non dichiarare il proprio orientamento sessuale.

 

LEGGI ANCHE: Tutte le ombre dell’Italia

 

NON BASTAVA LA CRISI – Perché affannarsi tanto se si è omosessuali o donne poco piacenti? Il quadro lavorativo italiano non è roseo e ormai l’agognato pezzo di carta sembra sempre più inutile:

Se la laurea diventa un investimento a perdere, la conseguenza diventa l’immediato calo di immatricolazioni: nel 2003 la quota era del 72,6%, nel 2009 ha toccato il livello di 63,3%. Le famiglie non ce la fanno a mantenere i figli all’università, soprattutto se poi non c’è una possibilità concreta per il loro futuro. Basta fare un confronto tra gli stipendi dei laureati e dei non laureati, spiega oggi Schiesaro su Il Sole 24ORE: “Un ruolo decisivo sembra essere rivestito proprio dal peggioramento netto delle opportunità di lavoro dopo la laurea. Il divario economico tra laureati e non, in Italia è storicamente meno accentuato che in altri Paesi, ma la percezione che gli sforzi compiuti per andare all’Università non trovino poi adeguata ricompensa al momento di entrare sul mercato del lavoro costituiscono un deterrente notevole. Anche l’elevatissima percentuale di laureati che si iscrivono alla specialistica, oltre il 60%, è sintomo della difficoltà di inserimento rapido e soddisfacente nel mondo del lavoro”.

STUDI SUL CAMPO – La ricerca “Lavoro e minoranze sessuali in Italia” afferma che il 75% degli intervistati ha dichiarato che il coming out rappresenta sempre uno svantaggio e lo studio “Dimensioni inesplorate della discriminazione in Europa: religione, omosessualità e aspetto fisico” di Eleonora Patacchini, Giuseppe Ragusa e Yves Zanou, non fa che confermare questa tesi. I ricercatori hanno agito sul campo inviando dei curriculum fittizi, lo scorso gennaio, a diverse aziende. Quando non possibile inserire l’orientamento sessuale hanno aggiunto degli stage in associazioni LGBT, mentre per il fattore “bellezza” hanno allegato delle foto. Il risultato? L’ipotetico uomo gay non è stato mai richiamato, nemmeno con un profilo professionale pieno di qualifiche e lo stesso è successo alle donne poco carine. La discriminazione c’è e costa quanto un posto di lavoro.

LEGGI ANCHE: