Elezioni Politiche 2018: candidati, partiti, sondaggi, quando e come si vota
19/10/2017 di Donato De Sena
Le Elezioni Politiche 2018 sono l’appuntamento elettorale dell’anno. Dopo 5 anni e una legislatura caratterizzata da ben tre governi, guidati nell’ordine da Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, i cittadini italiani sono chiamati al rinnovo del Parlamento in una situazione di sostanziale incertezza. La presenza di tre grandi schieramenti, il centrosinistra guidato dal Pd, il centrodestra di Forza Italia e Lega Nord e il Movimento 5 Stelle, nessuno nettamente prevalente sugli altri in termini di consenso, rende difficili le previsioni sul risultato elettorale. Soprattutto in virtù di un sistema di voto, il cosiddetto Rosatellum, che prevede l’assegnazione dei seggi in parte con metodo misto, in parte proporzionale e in parte maggioritario.
Segui in diretta live i risultati delle elezioni politiche 2018 attraverso il liveblog di Giornalettismo: dati in aggiornamento su affluenza, exit poll, spoglio e risultati finali.
ELEZIONI POLITICHE 2018
Ma le preoccupazioni vanno ben oltre il mero risultato elettorale. L’Italia è uscita da anni di profonda crisi economica e uno scenario di sostanziale ingovernabilità rischia di vanificare gli sforzi finora compiuti per tornare alla crescita del pil e al miglioramento di altri parametri macroeconomici. Qualora dovesse imporsi uno schieramento politico senza maggioranza numerica alla Camera e al Senato potrebbero sparire aspettative positive sul futuro del nostro Paese che si sono create in questi ultimi anni ma, soprattutto, sarebbe a rischio la formazione di un governo (di destra, sinistra o altro orientamento) che abbia un programma comune o le stesse idee sulle politiche da adottare.
DATA ELEZIONI POLITICHE 2018
Le ipotesi sulla possibile data delle Elezioni Politiche 2018 sono cominciate a circolare già ad inizio autunno. Il giorno delle urne è in effetti, insieme alla legge elettorale, il primo nodo che dev’essere sciolto. Molto ovviamente dipenderà dalle decisioni del presidente della Repubblica e in particolare dal momento che sceglierà per sciogliere le Camere. Le opzioni che circolano con maggiore insistenza per il voto nazionale sono quelle di domenica 4 marzo, domenica 11 marzo e domenica 18 marzo: cinque anni qualche settimana dalle ultime Politiche. Nel 2013 per l’elezione di deputati e senatori si votò in due giorni, il 24 e 25 febbraio. Dopo l’approvazione della legge di Stabilità, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni potrebbe anche salire al Quirinale per comunicare al capo dello Stato la fine della sua esperienza. Formalmente la decisione spetta al capo dello Stato. Ma si attivano canali informali con i principali partiti. Lo scioglimento delle Camere potrebbe anche arrivare a inizio gennaio.
COME SI VOTA ELEZIONI POLITICHE 2018
Alle Elezioni Politiche 2018 siamo chiamati a scegliere i 630 deputati e i 315 senatori che dovranno rappresentarci a Montecitorio e Palazzo Madama con un nuovo sistema elettorale, il Rosatellum, che prevede l’elezione dei parlamentari per circa due terzi (il 64% dei seggi) con un metodo proporzionale in collegi plurinominali e per l’altro terzo (il 36% dei seggi) attraverso invece metodo maggioritario e collegi uninominali. Dunque, per quanto riguarda la Camera, è prevista l’elezione di 232 onorevoli in collegi uninominali (di cui 6 in Trentino Alto Adige, 2 in Molise e uno in Valle d’Aosta), di 386 deputati in piccoli collegi plurinominali e di altri 12 nella circoscrizione Estero. Per quanto concerne invece il Senato, è prevista l’elezione di 109 senatori in collegi uninominali (di cui 6 per il Trentino Alto Adige, uno per il Molise e uno in Valle d’Aosta), 200 nei collegi plurinominali e altri 6 nella circoscrizione Estero. Nei collegi uninominali, quelli in cui vale il metodo maggioritario, viene eletto in Parlamento il candidato che ottiene un solo voto in più degli altri. Nei collegi plurinominali i seggi vengono attribuiti proporzionalmente ai voti ottenuti.
I candidati possono presentarsi in un solo collegio uninominale e in più collegi plurinominali (in questo caso fino a 5 collegi) e possono presentarsi sia in un collegio maggioritario che in un uno o più collegi proporzionali (ovviamente sempre con il limite di 5). Se il candidato risulta vincitore sia nel collegio uninominale che in uno o più collegi andrà ad occupare il seggio del sistema maggioritario. In caso di successo in più collegi della parte proporzionale, invece, conquisterà il seggio che corrisponde al collegio in cui la sua lista ha ottenuto la percentuale minore di voti. Le liste del proporzionale sono bloccate: gli elettori non possono esprimere una preferenza, vicino al simbolo trovano un breve elenco di candidati, da 2 a 4. Sono previste quote di genere nella parte maggioritaria. Nessuno dei due sessi nei collegi può essere rappresentato al di fuori della soglia del 40/60%. Lo stesso vale per i capilista dei listini bloccati nella parte proporzionale. Nelle liste bloccate è prevista anche un’alternanza di genere, donna-uomo o uomo-donna.
Il Rosatellum prevede le coalizioni. Ciò significa che diversi partiti, diverse liste, nel collegio uninominale possono aggregarsi per sostenere un unico candidato. Anche in caso di coalizione però le liste competono singolarmente nella parte proporzionale. È vietato il voto disgiunto: non si può votare uno dei candidati nel collegio uninominale e una lista a lui non collegata nella parte proporzionale. È prevista anche una soglia di sbarramento nazionale del 3% per le liste nel proporzionale, sia per la Camera che per il Senato. C’è poi una soglia al 10% per le coalizioni, e in questo caso almeno una lista deve aver superato il 3%. Un caso diverso è quello delle minoranza linguistiche, per le quali è prevista una soglia al 20% nella regione di riferimento.
Con il nuovo sistema si vota con un’unica scheda elettorale per la Camera e un’unica scheda elettorale per il Senato. Per quanto concerne il collegio uninominale, ovvero la parte maggioritaria, sotto il nome di ogni candidato alla carica di deputato o di senatore sono indicate le liste a lui collegate. Su ognuna delle due schede l’elettore indica la sua preferenza sia per la parte proporzionale che per la quota maggioritaria. L’elettore può esprimere il proprio voto in due modi: tracciando un segno sul simbolo della lista (in questo modo la preferenza si trasferisce anche al candidato nel collegio uninominale sostenuto dalla lista) o tracciando un segno sul nome del candidato nel collegio uninominale. In questo secondo caso si il voto si trasferisce anche alla lista se il candidato è sostenuto da una sola lista. Se invece il candidato è sostenuto da una coalizione il voto viene distribuito tra le liste che lo sostengono proporzionalmente ai risultati in quella circoscrizione. Ovviamente il voto è valido anche se l’elettore decide di tracciare due segni, uno sul candidato e una sulla lista o una delle liste a suo sostegno.
PARTITI ELEZIONI POLITICHE 2018
La possibilità di formare coalizioni concessa dal Rosatellum e l’assenza di un premio di maggioranza ad una sola lista (previste invece l’Italicum) rendono meno necessario per i partiti unirsi sotto un nuovo simbolo. Le principali formazioni politiche si presentano alle Politiche 2018 con il tradizionale contrassegno. Movimento 5 Stelle, Pd, Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia non hanno alcuna intenzione di correre in una lista unitaria. Discorso diverso potrebbe essere fatto dalle formazioni minori. I centristi di Alternativa Popolare, ex Ncd, di Udc e di Ala hanno di fronte a sé lo scoglio dello sbarramento al 3% previsto per le liste su scala nazionale. Aria di rinnovamento alla sinistra del Partito Democratico, dove Sinistra Italiana, Possibile di Pippo Civati e gli ex Dem bersaniani e dalemiani di Articolo 1 Mdp hanno dato vita ad un nuovo soggetto, Liberi e Uguali. Tra le formazioni minori ci sono poi Casapound, il nuovo Movimento Animalista e i Radicali Italiani, che lavorano ad una lista europeista, +Europa. La nuova legge elettorale prevede che al deposito dei contrassegni elettorali i partiti devono anche depositare il programma politico, nel quale indicano un capo politico, dichiarano cioè il nome e cognome della persona da loro indicata come leader. Entro dieci giorni dal deposito dei contrassegni poi, in un’apposita sezione del sito internet del Ministero dell’Interno, denominata ‘Elezioni trasparenti’, vengono pubblicati il contrassegno depositato, lo statuto con dichiarazione di trasparenza, il programma elettorale con indicazione del capo politico, e le liste di candidati presentate per ogni collegio elettorale.
CANDIDATI ELEZIONI POLITICHE 2018
Se è vero che negli ultimi 20 anni i partiti italiani sono diventati più marcatamente leaderistici o personali è anche vero che il nostro Paese è una Repubblica parlamentare. Si tratta di un concetto elementare che però sfugge a gran parte dei cittadini, soprattutto nei periodi di aspra campagna elettorale, quando l’attenzione si concentra più sui candidati che sulle idee e i programmi di una forza politica. La Costituzione, è bene ribadirlo, stabilisce che deputati e senatori devono essere eletti a suffragio universale e diretto e che spetta al presidente della Repubblica nominare il presidente del Consiglio. Dunque, il popolo sceglie i parlamentari e non c’è alcuna elezione diretta del capo del governo. Ciononostante nei mesi che precedono il voto la battaglia politico elettorale viene guidata dagli aspiranti premier. I tre principali candidati alla presidenza del Consiglio sono Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera dal 2013, eletto leader del Movimento 5 Stelle a settembre dagli iscritti attraverso primarie online; Matteo Renzi, segretario Pd e leader del centrosinistra, presidente del Consiglio da inizio 2014 fino alla sconfitta al referendum costituzionale di dicembre 2016; e il capo della coalizione di centrodestra, ruolo conteso tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini (ma il primo dei due, causa ineleggibilità per effetto della legge Severino, può limitarsi solo ad indicare un altro nome). Le forze di sinistra (Sinistra Italiana, Possibile e Aritcolo 1 Mdp) hanno dato vita ad una lista unitaria, Liberi e Uguali, e sostengono la candidatura a premier del presidente del Senato Pietro Grasso. Simone Di Stefano è il probabile candidato di Casapound. Con un sistema fortemente proporzionale e solo in parte maggioritario è quasi scontato che ad avere maggiori possibilità di arrivare alla guida del Paese siano i vertici dei partiti che vantano la quota più alta di consenso. Pd, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega Nord, appunto.
SONDAGGI ELEZIONI POLITICHE 2018
I sondaggi sulle Elezioni Politiche 2018 sono concordi nel segnalare che il consenso delle principali coalizioni in campo (centrosinistra guidato dal Pd e alleato di formazioni minori di centro, centrodestra guidato da Forza Italia e Lega Nord, e Movimento 5 Stelle) non consentirebbe a nessuna di essere di raggiungere, sia alla Camera che al Senato, la maggioranza assoluta dei seggi (316 su 630 a Montecitorio e 158 su 315 a Palazzo Madama). Le rilevazioni sulle intenzioni di voto effettuate e novembre, a più di quattro mesi dalle urne, da alcuni dei più noti istituti demoscopici italiani attribuiscono al centrodestra circa un terzo delle preferenze, avvantaggiato di alcuni punti percentuali sul Pd. Il Movimento 5 Stelle è primo partito con una media nei sondaggi del 27% dei voti, ma viene penalizzato dalla mancanza di alleanze con altre formazioni. Il Pd sembra muoversi su un livello di consenso ancora più basso. Il blocco composto da Fi, Lega e Fratelli d’Italia invece mediamente è vicino al 34%, un consenso comunque troppo basso per pensare di ottenere in Parlamento la maggioranza assoluta dei seggi. Molto dipenderà dalle scelte degli elettori negli ultimi giorni. Il numero di indecisi resta alto.
Per quanto riguarda i seggi, alla Camera il centrodestra nelle prime stime non va oltre i 270 deputati, ovvero circa 50 in meno della soglia dell’autosufficienza numerica fissata a 316 (la metà più uno dei 630 onorevoli).
RISULTATI ELEZIONI POLITICHE 2018
I risultati definitivi delle Elezioni Politiche 2018 saranno disponibili poche ore dopo la chiusura delle urne. Lo spoglio delle schede solitamente prende il via subito dopo la conclusione delle operazioni di voto. Pochi istanti dopo lo stop al voto alcune tv e siti web pubblicano exit poll realizzati da autorevoli istituti demoscopici: si tratta di una iniziale previsione sull’esito delle elezioni basata sulle interviste ai votanti realizzate in giornata in alcuni seggi campione. Seguono, a distanza di pochi minuti, le prime proiezioni, realizzate dagli stessi sondaggisti su dati raccolti ai seggi a inizio scrutinio. Già gli exit poll consentono di fare una prima analisi dell’elezione, ma i dati delle proiezioni risultano certamente più attendibili. Ancora una manciata di minuti dopo cominciano poi ad essere pubblicati anche i dati reali, sul sito del Ministero dell’Interno.
(Ultimo aggiornamento l’11 dicembre 2017 alle ore 20.25. Foto di copertina da archivio Ansa. Credit immagine: ANSA / MARIO DE RENZIS / DRN)