Elsa Fornero contro tutti a «In mezz’ora»

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«Il Jobs Act è figlio della riforma Fornero», dice l'ex ministro a Lucia Annunziata

Elsa Fornero si sfoga con Lucia Annunziata, rigetta le accuse e si dice mamma del Jobs Act.



Marco Alpozzi – LaPresse

L’ERRORE DI ELSA FORNERO –

«Gli esodati sono stati un errore, lo riconosco». Così l’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero a «In 1/2h» su Rai3. Un errore doloroso. «Ho provato un grande disagio, sono stata descritta come una persona insensibile e non è vero. Il mio grande rammarico è che il Pd non ha visto la sensibilità sociale che c’era nella riforma». E questo è l’unico errore che l’ex ministro Fornero ammette di fronte a Lucia Annunziata, alla quale ha narrato la sua esperienza di governo partendo dal momento in cui: «Il presidente Monti mi disse: dovresti fare la riforma delle pensioni, che era la principale delle richieste che la Bce aveva fatto durante l’estate per acquistare i titoli del nostro debito pubblico»

LA RIFORMA VA BENE ANCHE SE E’ SBAGLIATA –

Una riforma fatta di corsa, in 20 giorni, della quale Fornero continua a rivendicare la bontà. «Abbiamo lavorato per il paese, oggi non si vede, ma si vedrà». «Quel governo non ha fallito. È quando guardiamo solo al brevissimo termine che ci sediamo sulle macerie che vediamo e pensiamo che va tutto male. Di autocritiche se ne possono fare, una riforma non cambia la società nell’immediato. La riforma va vissuta, con cambiamenti nella società». Se poi la riforma risulta sbagliata anche nelle previsioni: «Sono stati sbagliati dei conti? I tecnici dei ministeri possono essere bravi o cattivi e in molti casi sono molto competenti, in altri casi hanno scarsissimo senso istituzionale. Io non voglio accusare nessuno, ma mi sono spesso trovata in mezzo a liti fra la Ragioneria dello Stato e l’ Inps». Insomma, andrà tutto bene e lei che era a capo del ministero non ha alcuna responsabilità se gli altri remavano contro.



NON TORNA AL GOVERNO –

Nel frattempo Fornero sembra aver chiuso con l’esperienza di governo: «Se rifarei la mia esperienza al governo. No, con la conoscenza di ora, assolutamente no» e non solo perché «sono assolutamente convinta che in Italia ci sia ancora un substrato di maschilismo diffuso, un atteggiamento misogino di non riconoscimento della parità dei diritti alle donne e di discriminazione. Qualche volta questo sconfina in atteggiamenti che sono squisitamente fascisti. Una donna le avverte queste cose».

LA COLPA DEI PARTITI  –

«Noi fummo ‘traditi’, anche se è una parola grossa. Io mi sentii tradita quando i partiti che avrebbero dovuto fare le riforme istituzionali, elettorale, come dicevano a settembre,in base a una intesa che c’era stata con loro, non le fecero. ‘Voi siete un governo tecnico – ci dicevano – certe cose non le dovete toccare».  il Jobs Act è la continuazione di quella riforma. Il governo Monti, secondo Fornero, non ha fallito. «Avremmo dovuto essere tecnici fino in fondo, uscire da tecnici e dire: ‘vi lasciamo questo, sono riforme non perfette che la politica deve portare avanti’. Il Jobs Act è la continuazione della nostra riforma».



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LA SENTENZA «INCOMPRENSIBILE» –

Fornero giudica “incomprensibile” la sentenza con cui la Corte Costituzionale ha bocciato il blocco delle perequazioni pensionistiche scattato con la riforma che porta il suo nome.
«La riforma delle pensioni era la principale richiesta che la Bce aveva fatto nell’estate per acquistare titoli del debito pubblico e aiutare l’Italia. Quei venti giorni furono durissimi, bisognava dare una risposta immediata, questa è anche la ragione per cui quella sentenza dal mio punto di vista è difficilmente comprensibile, lo dico col massimo rispetto». Secondo Fornero, si tratta di una decisione che va contro i giovani perché: «bisogna domandarsi chi paga il conto della tutela di chi è già in pensione, e se sono sempre i giovani vuol dire che nella Costituzione non c’è protezione per i giovani». Secondo Fornero questa sentenza rimette di nuovo al centro i cosiddetti diritti acquisiti, che invece vanno discussi con molta pacatezza e molta serietà», anche se non è che alla Corte Costituzionale ne abbiano discusso animatamente o poco seriamente.